Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo
quale, se loro riuscita fosse, gli avrebbe del tutto tagliato i viveri, ed il ritorno al Canadà; e dimostrò almeno il pericolo, ch'egli correva coll'allontanarsi sì lungo tratto con piccolo esercito dai luoghi sicuri dei laghi. Il generale Lincoln con una grossa banda di milizie del Nuovo-Hampshire e del Connecticut entrò in isperanza di poter ricuperare alla lega le Fortezze di Ticonderoga e del monte Independenza, le quali si custodivano con deboli presidj, e per conseguente la signorìa del lago Giorgio. Arrivò egli da Manchester a Pawlet. Divideva le sue genti in tre schiere; la prima guidata dal colonnello Brown doveva condursi al luogo, dove si arripa dal lago Giorgio, poi correre ad assaltar Ticonderoga; la seconda capitanata dal colonnello Johnson cavalcasse il paese verso il Forte Independenza per far diversione, e se l'occasione si ofrisse, tentare altresì questa Fortezza; l'ultima poi condotta dal colonnello Woodbridge andasse ad osteggiare Skeenesborough, il Forte Anna, e perfino il Forte Edoardo. Brown con non minor celerità, che segretezza procedendo sorprese, e s'impadronì di tutti i posti sul lago Giorgio, e sull'emissario per alla via di Ticonderoga, che sono il monte Speranza, il monte Diffidenza, e le fortificazioni francesi. Recò in poter suo dugento battelli, un giunco armato, e parecchie barche da portar artiglierie; fe' non pochi prigioni. Nell'istesso tempo arrivò Johnson sotto le mura del Forte Independenza. Fecero la invitata all'una ed all'altra Fortezza. Ma il brigadiere Powel, che l'aveva in custodia, rispose di volersi difendere. Diedero la batteria per ben quattro giorni continui; ma non avendo artiglierie di grossa passata, e difendendosi quei di dentro gagliardamente, fu vano il conato, ed, abbandonata l'impresa, se ne tornarono alle prime stanze.
Burgoyne intanto continuava ad alloggiare sulla sinistra riva dell'Hudson, e con ogni più diligente opera s'ingegnava a far venire dal Forte Giorgio le munizioni. Avendone finalmente con incredibile fatica e perseveranza ammassato una quantità da poter bastare trenta giorni, si determinò a passare dalla sinistra sulla destra riva per trovarvi e combattere l'inimico ed aprirsi colla vittoria la strada ad Albanìa. E siccome il fiume gonfiato dalle continue piogge aveva portato via il ponte di foderi, un altro ne construì con battelli. Varcò il fiume del Nort verso la metà di settembre con tutto l'esercito, e scendendo per la destra riva andò a pigliare gli alloggiamenti parte nelle pianure, e parte sui colli vicini a Saratoga. Gates stava colle sue genti accampato tre miglia più su di Still-water. Per conseguente i due eserciti fronteggiavano l'un l'altro, e si aspettava una vicina battaglia.
Questo partito di essersi volto alla passata del fiume fu da molti, e molto acerbamente censurato; e si credette, sia stato la principal cagione del fine, che ebbe poi tutta l'impresa. Opinarono alcuni, che sarebbe stato miglior consiglio dopo gli affari di Bennington e di Stanwix, e considerata la forza dell'esercito di Gates, la quale diventava anche tutti i giorni maggiore, che Burgoyne avesse abbandonato il pensiero di recarsi ad Albanìa, e si fosse ritirato di nuovo ai laghi. Della qual cosa però, giusta l'opinione nostra, lo scusa il non aver egli a quel tempo ancor ricevuto nissuna novella, nè della forza dell'esercito lasciato nella Nuova-Jork, nè delle mosse che fosse per fare, o fatte avesse il generale Clinton su per le rive dell'Hudson per alla volta di Albanìa. Aspettava una efficace cooperazione da parte di Clinton. Così portavano ed il disegno ministeriale, e le ricevute istruzioni. E non sarebbe egli stato grandemente da riprendersi, se, ritratto l'esercito verso Ticonderoga, avesse abbandonato Clinton a sè stesso, ed a tutti quei vantaggi rinunziato, che l'arrivo di questi, e la congiunzione dei due eserciti promettevano? Bene ci pare, che vana escusazione sia stata quella, che addusse egli stesso, dicendo, che, se fosse tornato indietro, Gates avrebbe potuto andare a congiungersi con Washington, e tutti e due uniti, opprimendo Howe, il destino di tutta la guerra definire. Conciossiachè non avrebbe mai Gates potuto abbandonar le rive dell'Hudson, finchè si conservava sano e salvo l'esercito di Burgoyne, sia che questi alloggiasse a Saratoga, sia che stanziasse a Ticonderoga. Senza di che consistendo una gran parte dell'esercito di Gates in milizie della Nuova-Inghilterra, queste seguitato non l'avrebbero, quando e' si fosse recato sulle rive della Delawara. Ma se crediamo, che Burgoyne non abbia fatto errore nel voler seguitare l'impresa, ci pare però ch'ei non avrebbe dovuto varcar l'Hudson, ma sibbene rimanersene sulla sinistra riva; poichè in tal caso, o sia che avesse voluto, secondo le circostanze, ritirare l'esercito a Ticonderoga, o sospingerlo avanti sino in Albanìa, ciò poteva molto più facilmente eseguire, trovandosi tra il suo e quello di Gates, già fatto più gagliardo, frapposto il grosso fiume del Nort. Le strade all'insù da Batten-hill sino al Forte Giorgio erano più facili sulla sinistra, che non sulla dritta, ed all'ingiù sino ad Albanìa, se non migliori, certo poco peggiori. Egli è vero che la città di Albanìa è posta sulla destra riva del fiume; ma quando Burgoyne fosse pervenuto rimpetto a questa città sulla sinistra, gl'Inglesi di sotto avrebbero potuto arrivarvi coi battelli loro, e trasportare le genti sulla destra. In ogni caso avrebbero potuto congiungersi con quelle di Clinton. Ma Burgoyne, o troppo confidando ne' suoi soldati, i quali erano in vero una bella e buona gente, o troppo poco conto tenendo degli Americani, dalla quale opinione però avrebbero dovuto rimuoverlo i fatti di Bennington e di Stanwix, amò meglio, lasciato il partito più sicuro, andar a tentar la fortuna col combattere l'inimico, sperando di ottenere colla vittoria, che credeva certa, il fine di tutta l'impresa. Così nell'istessa maniera, che i ministri britannici, male giudicando della costanza de' coloni, si pensarono di fargli calare alle voglie loro colle leggi rigorose, i generali, ingannatisi a gran partito intorno il coraggio di quelli, si fecero a credere di potere solo colla vista, colla voce, e con un po' di romore d'armi fugargli. In tal modo si toccavano le sconfitte per troppa speranza della vittoria, e si perdè la guerra per troppa assicuranza di vincerla.
Ma ripigliando ora, donde lasciamo, il giorno diciannove di settembre era riserbato dai cieli ad un aspro e sanguinoso combattimento, pel quale si doveva definire, se gli Americani potevano solo difendersi dagl'Inglesi dietro i ripari delle Fortezze, delle selve, dei fiumi e delle montagne, siccome alcuni portavano opinione, ovvero se fossero abili ad incontrargli sull'aperta campagna, nelle battaglie giuste ed ordinate. Erasi Burgoyne, superati non senza fatica tutti gli ostacoli dei rotti ponti e delle strade sfondate, condotto vicino a Gates, dimodochè alcuni stretti boschi soltanto s'interponevano tra i due eserciti. Senza fare alcuna dimora l'Inglese trasse fuori il suo in ordinanza, e lo dispose alla battaglia. L'ala sua dritta alloggiava presso certi colli, verso i quali il terreno si innalza graduatamente partendo dal fiume. Essa era fiancheggiata dai granatieri e dai fanti leggieri, i quali occupavano i colli sopraddetti. Poco più avanti in fronte e da fianco di questi stavano, come stracorridori, quegl'Indiani, leali e Canadesi, che rimasti erano nel campo. L'ala sinistra colle genti di più grave armatura e le artiglierie era posta sullo stradone, e nei prati che rasentano il fiume. Era questa capitanata dai generali Philipps e Reidesel. Stava a petto col medesimo ordine schierato dal fiume ai poggi l'esercito americano, Gates sulla dritta, e Arnold sulla stanca. Già seguivano feroci avvisaglie tra i primi feritori dell'uno e dell'altro esercito. Morgan col suo reggimento, ed il colonnello Durbin coi fanti leggieri avevano dato dentro, e volto in fuga i Canadesi e gli Indiani. Ma, venute altre genti in soccorso di questi, furono l'uno e l'altro costretti a cedere, ed a ritirarsi al campo. Intanto Burgoyne, o credendo di girare attorno il fianco sinistro del nemico, o perchè fosse necessitato di così fare per ischivare, passando più in su, i borri dei torrenti che corrono nell'Hudson, si distendeva coll'ala sua dritta su pei poggi, e disegnava di andar a percuotere di fianco ed alle spalle Arnold. Ma quel gioco, che Burgoyne voleva fare all'Arnold, nel medesimo tempo Arnold intendeva di farlo al Burgoyne, senza che l'uno sapesse dell'altro, o l'altro dell'uno per l'interposizione delle selve. Incontraronsi le due schiere. Furono gli Americani ributtati da Frazer. Trovato sì duro incontro sul fianco dritto dell'ala dritta inglese, lasciato sufficientemente guardato questo luogo, si difilarono rattamente verso la destra loro, ed andarono con molta furia ad assaltare il sinistro fianco dell'ala medesima. Quivi Arnold diè pruove di quell'alto e smisurato coraggio, di cui egli era fornito, confortando i suoi colla voce, e più ancora coll'esempio. La battaglia era molto pericolosa. Gl'Inglesi temendo che il nemico, rompendo le fila, non penetrasse tra l'ala loro dritta e la sinistra, il quale si vedeva manifestamente essere il disegno di lui, mandarono nuove schiere in soccorso della parte pericolante. Vennevi Frazer col vigesimo quarto, e con altre genti leggieri, ed i corridori di Breyman. Più sarebbervi venuti dal fianco destro, se non che la necessità di difendere i poggi nol consentì. Nondimeno tanto era il valore e l'ostinazione degli Americani, che già gl'Inglesi incominciavano a disordinarsi. Ma arrivava in questo punto Philipps con nuove genti, e con una parte delle artiglierie; il quale, tosto udito il