Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo

Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - Botta Carlo


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a Ticonderoga havvi un poggio, che gli Americani chiamarono col nome di monte Independenza. Molto diligentemente lo affortificarono, e munirono con grosse artiglierie. In cima al poggio, dov'era una piccola pianura, construssero un Forte stellato, e sui fianchi grosse trincee e ripari, perchè stessero a sopraccapo, e difendessero quelle fatte a riva l'acqua. E perchè la comunicazione tra Ticonderoga ed il monte Independenza fosse libera ed aperta, avevano gli Americani edificato un ponte sull'emissario, opera di molta fatica ed industria. Consisteva esso in ventidue grosse travi conficcate profondamente nel letto dell'acqua, le quali servivano di pile. I tramezzi poi erano fatti di grosse assi fortemente tra di loro e colle pile collegate con catene, ed enormi aguti ribaditi. Ma siccome il nemico, che abbondava di navilio, poteva facilmente venire contro il ponte e romperlo, così avevano essi ficcati nel fondo da una riva all'altra dell'emissario davanti, o sia sotto il ponte, alcuni aguzzi stecconi uniti insieme con barre di ferro riconficcate, e con grosse catene. In tal modo non solo era aperta la via tra l'un Forte e l'altro sulle due rive dell'emissario, ma ancora l'adito affatto chiuso da tramontana a ostro. Quella parte dell'emissario ch'è sotto Ticonderoga, ed è il capo del lago Champlain, si allarga molto, e diventa capace di grosse navi, ma l'altra parte, ch'è sopra la Fortezza, ed è la coda del lago Giorgio, è molto stretta e difficile pei gorghi e le cadute. Ma sotto le mura di Ticonderoga viene a congiungersi con esso lui sulla sua destra riva un altro fiume, o piuttosto fiumana, che chiamano in questo luogo Southriver, e più in su, come già abbiamo detto in uno dei precedenti libri, Wood-creek. Tutte queste acque congiunte insieme formano una specie di lago a ostro del ponte sopraddetto, e la punta di terra che si comprende tra le medesime chiamano, essendo essa elevata a guisa di monte. Sugar's-hill. La chiamavano altre volte Mount-Defiance, o sia monte Diffidenza. Questo monte signoreggia del tutto Ticonderoga, dimodochè chi ne fosse padrone, e vi conducesse in cima le artiglierie, potrebbe battere e rovinar a posta sua la Fortezza. Di ciò si erano benissimo avvisati gli Americani, e fattovi su una diligente consulta. Ma considerato, che di già troppo erano deboli per guardare le altre fortificazioni, si rimasero dall'occupare e fortificar questo monte. Speravano altresì, che la difficoltà della salita, ch'era grandissima, in un colla asprezza ed ineguaglianza della cima avrebbero trattenuto il nemico dal voler tentar di montarvi, ed impeditolo soprattutto di trarre fin là su le artiglierie.

      Era il generale Saint-Clair preposto alla custodia della Fortezza di Ticonderoga con un presidio di tremila soldati, dei quali un terzo erano milizie delle province settentrionali. Ma mancavasi di molte cose necessarie alla difesa, soprattutto di armi, particolarmente di baionette tanto necessarie per ributtar il nemico, che tentasse di salire sulle mura. Essendo comparsa l'ala dritta dell'esercito britannico condotta da Philipps ai due di luglio sul fianco sinistro della Fortezza, Saint-Clair, o perchè fosse egli stesso troppo debole per difender tutte le pendici, o che credesse il nemico meno forte di quello ch'egli era veramente, fe' votare tutti quei ripari, che si erano fatti sulle rive dell'emissario del lago Giorgio sopra Ticonderoga. Il che eseguirono i suoi prestamente, non senza però aver prima guasto ed arso ogni cosa, e massimamente i mulini da segare. Philipps, usando la occasione, s'impadronì, senza che gli assediati alcun motivo facessero per disturbarnelo, di un posto di molto momento chiamato il Mount-Hope, o monte Speranza, dal quale non solo signoreggiava da sopraccapo le fortificazioni loro, ma ancora tagliava loro affatto la via da Ticonderoga al lago Giorgio. Occupato il monte Speranza, tutta quella schiera inglese, ch'era passata sulla riva occidentale del Champlain, si distese da quel monte a questo lago, di maniera che tutto il fianco della Fortezza, che guarda verso maestro, era investito, e la via serrata per la parte di terra. La schiera tedesca guidata da Reidesel, la quale aveva camminato sulla riva orientale del lago, era giunta anch'essa sotto le mura della Fortezza, e stava alloggiata a Three-Mile's-point distendendosi dalla riva del lago, ed essendo attelata dietro il monte Independenza sino all'East-creek. Di là poteva essa facilmente, procedendo più avanti, occupare quello spazio di terra, ch'è frapposto tra l'East-creek ed il South-river, o sia il Wood-creek; ed in tal modo serrare affatto il passo agli Americani sulla destra riva del Wood-creek medesimo, per la quale si ha la via a Skeenesborough. Ma il posto di maggior importanza da pigliarsi dagl'Inglesi quello era del monte Diffidenza, il quale sta a ridosso, e signoreggia tutta la Fortezza. E certo era, che, occupato questo e condottevi le artiglierie, la guernigione doveva o votar precipitosamente la Fortezza, o venirne ai patti. Fu il monte Diffidenza attentamente esplorato dai generali inglesi, i quali vennero in isperanza, sebbene credessero ciò non potersi senza molta fatica e difficoltà eseguire, di potervi salire e piantarvi in cima le artiglierie. Dal detto al fatto si misero all'opera, e con tanto studio lavorarono nello sterrare e spianare, che il giorno cinque era fatta la via e montati i cannoni, di maniera che all'indomani si poteva dar la batteria. Il presidio non s'ardì mai di saltar fuori per noiar gli assedianti nell'opere loro, ed impedire o almeno ritardare i lavori dell'oppugnazione. Trovavansi adunque in grandissimo pericolo di avere di corto chiuse tutte le strade alla ritirata. S'accorgevano benissimo, che, perduto il monte Diffidenza, Ticonderoga non aveva più rimedio; e che non potevano sperare di far una breve, non che una lunga resistenza. L'unica via allo scampo, che rimaneva loro, era lo stretto passo tra l'East-creek ed il Wood-creek, che Reidesel poteva chiudere ad ogni momento. In questo stato di cose Saint-Clair, chiamati a Dieta i Capi del presidio, ed esposto loro il vicino pericolo che correvano, i progressi fatti dal nemico, e l'imminente chiusura da tutte le parti, richiedevagli, se paresse loro bene, si votasse tostamente la Fortezza. Tutti opinarono del sì. Nessuno non potrà negare, che questa deliberazione della Dieta militare di Ticonderoga non sia stata necessaria; poichè oltre i progressi fatti dal nemico nella circonvallazione, il presidio era sì debole, che non poteva difendere la metà delle fortificazioni, e sarebbe stato fra breve tempo totalmente dall'incomportabile fatica oppresso. Rimanendo si perdeva e la Fortezza ed il presidio; partendo, quella si perdeva solamente, e questo si poteva condurre a salvamento. Sapeva ancora Saint-Clair, che Schuyler, il quale si trovava a quei dì al Forte Edoardo, non aveva forze sufficienti da difendere sè, non che da poter soccorrer gli altri. Ma quello, del che non si è mai addotto, nè che presso nessuno ha trovato scusa, si è, che giacchè i generali americani conoscevano sè stessi impotenti a difender la Fortezza, non l'abbiano più tostamente, e nel buon dì abbandonata. La qual cosa, se avessero eseguita, e la ritirata sarebbe stata sicura, e le bagaglie, le munizioni e le armi avrebbero potuto tutte trasportarsi in salvo. Che se poi erano essi ingannati intorno la forza del nemico esercito, e molto più debole lo riputavano di quello ch'era, ciò dimostrerebbe pure una imperizia nell'arte della guerra, che non si potrebbe abbastanza biasimare.

      Ma tornando al filo della storia, i Capi americani, fatta la risoluzione, si fecero ad eseguirla. La notte dei cinque si mettevano all'impresa. Saint-Clair guidava l'antiguardo, il colonnello Francis il retroguardo. Ordinavano ai soldati, procedessero con grandissimo silenzio, e portassero seco panatica da logorare per otto giorni. Imbarcaronsi a molta fretta su dugento battelli, che stavano apparecchiati, e su cinque bastarde tutti i soldati invalidi, le suppellettili dell'ospedale, e di munizioni e d'artiglierie tutte quelle che per la brevità del tempo fu permesso; le rimanenti si guastarono, o chiodarono. Montò sulle navi per guardia il colonnello Long col suo reggimento ed alcuni soldati scelti. Allo stendare si spegnevano i lumi. Queste cose si facevano con grand'ordine dentro Ticonderoga, non senza qualche confusione al monte Independenza. Si passava parola, andassesi a far la massa generale a Skeenesborough, le navi procedendo pel Wood-creek, la gente da terra per la via di Casteltown sulla destra riva di quella fiumana. Usciva alle due della mattina da Ticonderoga Saint-Clair, seguivalo alle quattro Francis. Gl'Inglesi non si addavano, ed ogni cosa procedeva prosperamente. Ma in questo mezzo tempo il fuoco appiccato ad una casa sul monte Independenza subitamente rischiarò l'aria all'intorno. Ciò diè avviso al nemico, e gli discoperse tutto quello che succedeva. Gli Americani, conosciuta la cosa, si sgomentarono e disordinarono. Procedettero ciò nondimeno, sebbene all'inviluppata, sino ad Hubbardton, dove fecero alto per pigliar riposo, e raccorre gli smarriti. Ma intanto gli Inglesi non istavano a bada. Frazer coi soldati leggieri, i granatieri ed alcune altre compagnie di corridori gli seguitava per terra, prendendo il cammino sulla destra della fiumana. Veniva dietro velocemente co' suoi Brunswicchesi Reidesel, sia per riunirsi con Frazer, sia per operar da sè secondo le occasioni. Burgoyne si determinò di far il perseguito in persona per la via del fiume. Ma per poter ciò fare era mestieri disfar prima lo stecconato, e poscia il ponte che avevano gli Americani construtto davanti Ticonderoga. Posero tosto i marinari ed i guastatori inglesi la mano all'opera, ed in men che non si potrebbe credere,


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