La plebe, parte IV. Bersezio Vittorio

La plebe, parte IV - Bersezio Vittorio


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bravo uomo.

      Ed accennò con una mossa del capo ad Andrea, che sonnecchiava sopra una seggiola presso il fuoco.

      Barnaba fece un moto degli occhi, che voleva dire:

      – Parlate pure:

      – Ella non volle che si andasse ad avvertire l'autorità…

      Il ferito interruppe con un gesto negativo del capo, pieno di energia.

      – Non vorrei poi che io e quel buon operaio rimanessimo compromessi.

      – Siate tranquillo: rispose allora Barnaba fissando ben bene entro gli occhi il padre di Ester e pesando sulle parole, che pronunciava lentamente: non avete nulla da temere. Se io guarisco… e voi mi assicurate che guarirò…

      Jacob ripetè quest'affermativa con accento pieno di convinzione.

      – Non solamente non avrete disturbi, ma dall'avermi soccorso potrete avere vantaggio. Debile ed umile, com'io vi sembro, io potrei pure molto far obbliare, e molto perdonare per chi avesse bisogno dell'una e dell'altra cosa.

      Macobaro chinò gli occhi, prese un'aria modesta e disse:

      – Potrei invocare poi la sua protezione in questo senso… non per me, ma per alcuni alla cui sorte m'interessassi?

      – Sicuramente.

      – Ma ciò vuol dire, s'io non erro, che s'Ella ha sufficiente autorità da far mettere certe cose nel dimenticatoio, l'avrà pure per far volgere il rigore delle Autorità sopra questo o quel fatto, questo o quell'individuo?

      Barnaba affondò i suoi occhi in quelli dell'ebreo che si levarono un momento su di lui. Ciò bastò perchè il poliziotto travedesse nell'anima del vecchio rigattiere.

      – La ho: rispose con quell'accento significativo di prima. Anzi per far male ad alcuno – che se lo meriti – la ho tanto di più.

      Qualunque fosse l'impressione che queste parole facessero su Macobaro, questi la dissimulò compiutamente in una perfetta immobilità della persona, tenendo chini a terra il volto e gli occhi; ma dopo un breve istante riprese a parlare.

      – Se dunque Ella non vuole sia ora avvisata la giustizia del delitto compito su di Lei, non è perchè la rinunci alla vendetta…

      Pronunciò egli questa parola con una vibrazione speciale, e nel pronunziarla le sue fosche pupille dal fondo delle occhiaie tornarono a volgersi sul volto di Barnaba.

      – Alla vendetta! esclamò questi di cui gli sguardi balenarono alla pari. Rinunciarvi? Mai più! Gli è perchè voglio compirnela io… che ho i mezzi ed il potere di regalarmela da me questa vendetta, che non mi piace nessun altro venga ad intromettersi prima. I due sciagurati che mi ferirono furono stromenti soltanto: io voglio salire più su, voglio afferrare la mente che ha guidato quelle mani, e per giungervi farei non so che cosa.

      – Ah sì! esclamava con forza il vecchio Arom, Ella ha ragione… Gli è colà che bisogna percuotere.

      Barnaba tese vivamente una mano fuori delle coltri ed afferrò lo scarno braccio dell'ebreo.

      – E voi mi ci aiuterete: disse con vece bassa ma vibrata. Avete voi pure una vendetta da compiere? I nostri odii si uniscano e quell'uomo è perduto.

      – Basta! basta! disse, Macobaro levando il suo braccio dalla stretta della mano del ferito. Abbiamo già troppo discorso, e non bisogna che Ella si agiti il sangue. Stia calmo ed in riposo, la mente ed il corpo.

      Si curvò su di lui e soggiunse piano piano che appena il giacente l'udì:

      – Di ciò parleremo ancora di poi.

      – Ah vendetta, vendetta! pensava Barnaba seguendo collo sguardo il vecchio oramai sull'orlo della fossa che col suo passo cadente s'allontanava dal letto; tu sei la passione maggiore dell'anima umana, tu sei la susta più potente della nostra volontà: chi sa servirsi di te e sfruttare le tue ispirazioni e la tua forza, ha in pugno l'orgogliosa umanità.

      Verso le dieci del mattino, Meo, secondo che gli era stato ordinato da Barnaba, venne a casa di quest'ultimo, e vi fu trattenuto ad ogni modo, senza lasciarlo uscir più, premendo di molto al poliziotto che il servo di Pelone più non tornasse nella bettola, nè fosse visto da alcuno dei frequentatori di essa, non avendo Meo medesimo volontà nessuna di tornarci, e giungendo inoltre opportuno per aiutare Andrea nelle cure da darsi al ferito.

      Barnaba, frattanto, condannato ad una forzata inerzia corporale, lavorava di molto colla testa: veniva rifacendo nella fantasia tutto il dramma avvenire che avrebbe avuto per conclusione una sua molteplice vendetta verso quell'uomo il quale finora avea saputo a lui così bene sottrarsi e nella coperta lotta vincerlo. Un istante solo aveva egli pensato di mandare pel signor Commissario e svelargli quando venisse ogni cosa, perchè s'affrettasse ad agire, nella paura che gli scellerati potessero trovar modo da scivolare anche una volta fuor delle loro mani; ma troppo era il suo desiderio di far egli tutto da sè, d'esser egli a condurre a fine l'impresa e mostrare a' suoi superiori quale errore avessero commesso condannandolo: ci teneva come un inventore alla sua scoperta, il quale non può soffrire che un altro la metta in atto e se ne faccia merito. Gli assassini credendolo spacciato, non avrebbero stimato opportuna altra precauzione per guarentire il loro segreto e la loro sicurezza; ed egli d'altronde ora colla cooperazione di Macobaro poteva dirsi penetrato nel campo nemico. Si trattava solamente di guarir presto, e poi egli avrebbe fatto meravigliare il signor Tofi e quanti altri mai coi risultamenti che otterrebbe.

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