Il piccolo santo: Dramma in cinque atti. Bracco Roberto
un istante, si sente un primo colpo sulla serratura.)
(a guisa di un cane ringhioso che non possa abbaiare, si getta a piè della porta e mugola sordamente.)
Ma questo è il mugolìo di Barbarello!..
Perdiancine! E com'è che non apre lui?!..
(eccitato, si contorce e mugola più rabbiosamente.)
(si drizza e stringe i pugni, opponendosi alla invasione.)
(È seguíto dal Dottor Finizio e da una piccola folla di contadini poveri, uomini e donne. Sono quasi tutti attempati. Il più vecchio è Remigio, che cammina appoggiandosi a un lungo ramo d'albero sfrondato. Egli porta gli scarsi capelli un po' a zazzera e una barbetta floscia che gli si allunga sulla gola breve. Qualcuno è più evidentemente cencioso. Qualcun altro ha il volto più evidentemente malaticcio. C'è tra essi un cieco che va a tentoni, munito di un bastoncello. Una donna piuttosto giovane reca sulle braccia un bambino.)
(Entra anche Annita, che tra la piccola folla si distingue per i suoi abiti e per il suo portamento signorili.)
(a Barbarello, che non cessa di mugolare e di stringere minacciosamente i pugni) Hai sentito tutto il putiferio che abbiamo fatto e non hai voluto aprire?!.. Dov'è il reverendo? Dov'è? (Infila la porta a sinistra, chiamando:) Fiorenzo!.. Fiorenzo!.. Fiorenzo!..
(avanzandosi, urta col bastone nelle gambe di Remigio.)
Queste sono gambe mie, santa Lucia benedetta!
Eh, caro amico, se io avessi riavuti i miei occhi come tu hai riavute le tue gambe!..
(ritornando più allarmato) C'è da perdere la testa! Quando mai è in giro a quest'ora?!.. E poi, senza avvertirmi? È inverosimile! È inverosimile! (A Barbarello:) Insomma, che è accaduto? È uscito? È crepato? Si è squagliato? Si è volatilizzato?
(resta nel suo atteggiamento ostile, ma con l'aria di non occuparsi più di quel che accade.)
Rispondi, perdiancine!
In fede mia, siete più scemo voi che lui! Pretendete che egli vi risponda, come se non sapeste che solamente Don Fiorenzo riesce a fargli pronunziare qualche parola.
(abbassando la voce) Per me, ho sempre sospettato che, se volesse, potrebbe parlare benissimo anche senza il miracolo del santo. La dà a bere allo stesso Fiorenzo per campargli addosso e scansare il lavoro.
Ecco una corbelleria!
Ho bell'e capito! Da un certo tempo in qua avete cominciato a crederci anche voi ai miracoli del nostro amico!
Ma che miracoli e miracoli! Si tratta di un semplice fenomeno che non ha nulla di comune col soprannaturale e che, oramai, entra perfettamente nell'orbita della scienza.
Sia quello che sia, io, oggi, provvisoriamente, (levando un po' il martello) gli romperei il muso a questo ragazzaccio. Il suo mutismo non mi ha mai irritato come oggi. (Rivolgendosi ai poverelli) Da stamane, nessuno di voi lo ha visto, il reverendo? Nessuno di voi lo ha incontrato per il villaggio?
Io non l'ho visto affatto.
E volevi vederlo proprio tu che sei orbo?! Che imbecille!
Nemmeno io l'ho visto.
Nemmeno io.
… Io non lo conosco il reverendo; ma, verso le nove, da lontano, ho scorto un prete sulla strada maestra… Non so poi se…
Com'era? Grasso? Magro? Lungo? Corto?
Era un prete piuttosto grasso…
(brusco) E allora la ringrazio tanto! Quello era Don Candido, il parroco. – Don Fiorenzo è magro come un'acciuga. (Rivolgendosi al Dottore) Io vi confesso che sono preoccupatissimo! Vi confesso che sono sui carboni ardenti!
Ma sul serio?!.. Decisamente, la malattia di vostra moglie vi ha scombinate le cellule cerebrali. Ho paura che, tra breve, dovrò curare più voi che lei. Vedete una tragedia in ogni nonnulla, mio caro!
In ogni nonnulla?! Lo chiamate un nonnulla, voi?! Don Fiorenzo, all'improvviso, mi scomparisce, e io dovrei infischiarmene? È sempre così buono con me quel tanghero di prete che io gli ho perdonato perfino di essere prete.
(canzonandolo un po') Avete fatto bene. L'indulgenza non è mai troppa!
E se lo perdo, me lo impastate voi un altro come lui?
Adesso poco ci manca che non lo piangiate addirittura per morto!
Le disgrazie ci sono per tutti.
Ma, santodio, su questa montagnella Don Fiorenzo è adorato come un nume: vi pare che, se davvero qualche disgrazia gli fosse incolta, il villaggio non sarebbe già sottosopra? E poi, non vi rassicura il contegno del ragazzo? Egli è ancora un po' scosso per la violenza che avete fatta forzando l'uscio, ma si capisce che, in fondo, è tranquillo. Miracoli mai; ma che questo poveretto sia una specie di barometro o una specie di apparecchio sismico di maravigliosa sensibilità in rapporto a tutto ciò che riguarda la persona del suo benefattore, è certissimo. Gli basterebbe che Don Fiorenzo corresse un pericolo per convellersi e guaire come un cagnotto ferito.
«Miracoli mai»; ma, intanto, voi non fate che costatare miracoli!
E voi non fate che dire corbellerie! Io non costato miracoli: io cerco e costato le ragioni scientifiche – suggestione, telepatia e via discorrendo – di alcuni fatti non comuni che possono passare per miracoli agli occhi di questi ignoranti.
Posso dire una parola io?
Parla, parla, papà Remigio. Tu vuoi parlare in difesa degl'ignoranti e ne hai il diritto, perchè sei fedelmente ignorante da ben settant'anni, se non erro.
E in questi settant'anni, per campicchiare, ho praticato una dozzina di mestieri…
Io ne pratico uno solo, e in ciò riconosco, senza discussione, la mia inferiorità.
Dunque, ignorante sì, grullo no.
Lo so che sei un furbacchione. Concludi.
Vi servo súbito. Io ho due gambe che da quando Dio volle se n'erano scordate di camminare. Non un passo, anche a darci sopra con l'accetta. E non le faceste camminare nemmeno voi che ci passaste il telegrafo per dentro…
(con serietà comica) La corrente elettrica ci passai, non il telegrafo.
Come va che Don Fiorenzo le ha fatte camminare? Egli mi comanda di venire da lui una volta la settimana e le gambe camminano. Il miracolo c'è o non c'è?
Dimmi un po': tu perchè ci vieni, qui, una volta la settimana?
Perchè ci