Il piccolo santo: Dramma in cinque atti. Bracco Roberto
Coraggio, Sebastiano!
(con un impeto bruscamente doloroso) Se quella disgraziata mi muore, vedrai quale specie di coraggio avrò!
(mettendogli una mano sulla nuca) Evvia, vecchio fanciullo!.. Sono cose che non si dicono e che, soprattutto, non si devono fare!.. (Molto commosso anche lui, lo trattiene un istante, stringendoselo al fianco; indi, lo sospinge.) Auff!..
(con le lagrime negli occhi, esce.)
Ditemi la verità, Dottore: voi che ne pensate?
Caro Don Fiorenzo, se riuscirete, come spero, a farla nudrire, potrà resistere ancora… Altrimenti…
(getta un sospiro con gli sguardi al cielo.)
Siamo d'accordo, eh?.. Vi chiamerò io.
Mi chiamerete voi.
(uscendo, saluta) Signor Giulio…
(rispettosamente) Dottore…
SCENA IV
Me ne spetterà, dico, anche a me un pezzettino di Don Fiorenzo…
(ravvivandosi e scacciando qualche preoccupazione) E sì! Eccoci soli, eccoci soli, finalmente!
Eccoci soli, ma la tua testa continua ad essere in servizio pei guai degli altri. Questo l'ho bell'e capito.
No, sai. Ho una mala paura che oggi il demone dell'egoismo pigli il sopravvento. E, d'altronde, sfido io a non diventare egoisti quando si gode d'una contentezza come quella di cui tu mi fai godere!..
Caro quel reverendo!
Sarà, forse, una contentezza che durerà poco, perchè chi sa con quante attrattive ti richiamerà l'America latina, ma, se non altro, ti avrò veduto, ti avrò… conosciuto! Ventiquattro anni addietro eri un gingillino senza connotati; e, durante questo tempo, potevo io realmente conoscerti per mezzo di qualche lettera e di qualche fotografia?
No certo!
Dunque, ti conosco adesso. (Allegro) Signor fratello, io sono enormemente felice di far la sua conoscenza!
Ed io, reverendo, le dedico con tutto il cuore la mia servitù e mi onoro di prevenirla che ho il fermo proposito… di appiccicarmele addosso!
Che! Che!.. Queste son parole al vento! Non ci credo.
Non ci credi?!.. Vedrai se non mi ti appiccico come un francobollo!.. Ne ho fino ai capelli delle emozioni metropolitane… Ho fatto lo scapestrato… nell'America latina, e ne sono stufo! Adesso, ho sete di tranquillità, ho sete d'aria pura…
Dove pascola il mio gregge, aria pura gratis et amore Dei!
A scanso di equivoci, non vengo a mettermi in concorrenza coi tuoi poverelli per spillarti il borsellino. Qualche soldo per vivacchiare a mie spese l'ho messo in salvo.
L'alloggio, per altro, lo accetterai, superbaccio che sei!
Grazie, no! Ho visto che la tua casa è molto frequentata… dal gregge, il che non mi divertirebbe punto. A me serve un'abitazione libera e indipendente.
Per fare il comodaccio tuo?
Nè più, nè meno.
Sì, ma, un momento… Andiamo piano… Che specie di comodaccio?.. L'aria pura è a tua disposizione… Ma da queste parti molte altre cose sono abbastanza pure, e quelle lì… (Ha un gesto proibitivo.) Mi sono spiegato?
Se t'ho detto che ho sete di tranquillità…
A trent'anni, è una sete che passa presto. Insomma, garantisci la buona condotta?
Garantisco la buona condotta.
E allora… siamo a cavallo! Ho per te precisamente quello che desideri.
Davvero?!
Il secondo piano di questa palazzina, cioè la casetta soprastante alla mia (indica), è disponibile. Il buon Sebastiano te l'affitterà per una manciata di ceci, e tu… mi abiterai sul capo! Bada che è una bella combinazione! Corpo della fortuna!.. Pare che questo quartierino, che Sebastiano ha recentemente mobiliato, stesse ad aspettare proprio te!
(rifacendolo) Corpo della fortuna, non per nulla sono il fratello del santo miracoloso!
Ah no, Giulio mio, no! No! No! Per carità, non cominciare anche tu a ripetere questa scempiaggine!
Ho scherzato sulla leggenda che ti si appioppa, perchè ho sentito che ci scherzi tu stesso.
Io ci scherzo per mettere almeno l'argine della burletta alle chiacchiere che si fanno. Ma è una faccenda che mi secca, che m'infastidisce, che mi tortura, che mi amareggia. Ora il Dottor Finizio, per mostrare di essere lo scienziato che va ai congressi, ha scoperta in me… «l'energia»… il «fluido». Non è zuppa, è pan bagnato. E si finisce sempre col chiedermi quello che non ho, quello che non so di avere.
Dopo tutto, poi, che ti fa?, che te ne importa?
(eccitandosi) Che me ne importa?!.. E la mia coscienza?.. E la continua preoccupazione che mi si procura?.. Il dovere mio è di fare il prete. Il dovere mio è di aiutare il prossimo alla meglio e d'intercedere per il suo bene presso Dio. Ma quando la gente si aspetta da me mirabilia, mi sembra di essere un cassiere il quale abbia una cassaforte piena di monete false, ed io ci soffro, ci soffro!.. Ci soffro molto, Giulio! Te lo giuro!
Lo vedo che ci soffri, povero Fiorenzo! Soltanto a parlarne diventi pallido come un cencio lavato. Protesta una buona volta, seriamente, solennemente. È una ingiustizia che tu debba sopportare questa tortura quotidiana!
Non cavo nulla a protestare. Nessuno qui si persuaderà mai che Barbarello non sia la prova vivente dei miei poteri misteriosi.
Barbarello è quel giovanotto scemo che non ha voluto aprire la porta al signor Sebastiano?..
Per l'appunto.
E come c'entra, lui?
Qui tutti quanti credono che egli esista e agisca per opera e virtù mia. Tutti quanti credono che egli sia il mio miracolo classico.
Perchè?
Perchè?.. (Con modestia sincera) Perchè un giorno, quando egli era ragazzetto, riuscii a fermarlo sul pendìo di una rupe. Sì… fu un caso piuttosto strano… Questo è positivo. Hai visto la rupe su cui gira il viottolo che abbiamo percorso a piedi lasciando la strada carrozzabile? Be', il fatto accadde proprio lì. Era di domenica. Una frotta di contadini stava a godersi il panorama chiacchierando con me, e Barbarello faceva il chiasso insieme co' suoi piccoli amici. Nota che lui, allora, era tutt'altro che un deficiente. Si distingueva, anzi, fra i monellacci pari suoi per una intelligenza assolutamente eccezionale. E com'era audace! E com'era bello nel suo aspetto di minuscolo barbaro indomabile! E che lampi di geniale ribellione gettava dagli occhi profondi! Non si ammansiva che vicino a me. Diventava, con me, dolce e sottomesso, e io gli parlavo tanto, gli parlavo con più serietà che