Scritti editi e postumi. Bini Carlo

Scritti editi e postumi - Bini Carlo


Скачать книгу
luogo le tocca. Non sono io forse un egoista? non è la contradizione un egoismo? La beneficenza stessa non è sovente un egoismo? Perchè in certi Stati si sviluppa più che altrove lo spirito di associazione, lo spirito di sovvenimento? – Perchè l'ambizione è palpata, perchè l'indomani un giornale deduce a pubblica notizia il benefizio, e il nome di chi l'ha fatto. Gesù Cristo conobbe questo peccato dell'umana natura, e per questo inculcò come un dovere sacro, come un precetto di religione inviolabile, il fare l'elemosina quando nessuno vede; tentando così con un dogma di vincere una tendenza dell'anima, tentando di assuefare l'umanità a fare il bene sempre, e sinceramente, non a sbalzi, quando lo comanda l'ostentazione, la debolezza, o qualsivoglia altro interesse. Il tentativo fu fatto; ora a voi sta il giudicare, se il buon successo l'abbia coronato. Mettetevi una mano al cuore, e giudicate.

      Avete deciso? – Il primo prossimo è sè medesimo. – Questo grido fu infuso nel sangue, e circola per le vene d'ogni mortale, – ponetelo pure in qualsivoglia grado di società; – prendetemi pure il selvaggio errante per le foreste, o l'uomo incivilito, pacifico, abbiente, dell'America settentrionale. E se i proverbi sono la traduzione sommaria di una lunga e costante esperienza, questo è il Vangelo di tutti i proverbi passati, presenti e futuri. – La maggior parte vede l'egoismo sotto una faccia unica; e quando vuole personificarlo, per esempio, piglia per il collo un avaro, l'alza da terra, lo squassa mostrandolo, e grida: specchiatevi, ecco l'egoista. – La maggior parte non capisce nulla in questa materia. – Quel tale, che lapidasse il genere umano a furia di dobloni, sarebbe anch'egli un egoista. Il sacrifizio stesso, che vien citato come il contrapposto dell'egoismo, è pure un egoismo; e il generoso, che muore spontaneo per la difesa di un principio morale, o per la salute di un popolo, muore per l'amore di un sentimento, che gli rappresenta più della vita; muore, perchè, sopravvivendo alla sua idea, la vita gli sarebbe uno scherno, un peso, un dolore intollerabile; muore, perchè nel suo speciale organismo in certi dati casi la vita è una perdita, la morte è un guadagno. L'egoismo è un poligono d'infiniti lati, una scala di tutti i toni, un'iride di tutti i colori primitivi, e composti. L'egoismo è l'uomo, o per dir meglio il moto dell'uomo. Togliete l'egoismo all'uomo, voi ne fate una pietra; non ha più ragione di operare nè il bene, nè il male. L'egoismo è l'unico movente delle azioni umane. Distruggerlo non potete, a meno che non imponeste all'uomo una novella organizzazione; potete bensì modificarlo, sottomettendolo alla influenza potentissima della educazione. L'educazione è buona o cattiva, come sapete; – e dipartendosi da questi due limiti, l'egoismo può esprimere tutte le gradazioni della virtù, tutte quelle del vizio. La buona educazione lo modifica, educandolo a combinare il bene individuale col bene generale. Così l'uomo dovizioso, che altrimenti avrebbe mandato in fumo un milione, orna invece la sua città di utili istituzioni, e in capo all'anno riscatta centinaia d'anime dalla schiavitù del peccato e della ignoranza. E questo perchè? Vuol dire, che la buona educazione con un'arte squisita ha modificato in lui l'Egoismo Vanità, affascinandogli gli occhi con un bel fantasma, e trasportandogli l'ambizione da un oggetto in un altro. – La trista educazione lascia andare l'egoismo come un toro infuriato, e gli aggiugne stimoli sovente; allora ei non cerca che un bene personale, senza badare al sentiero che percorre; – e per avere una borsa d'oro, taglia anche una vita, purchè la trovi di mezzo fra sè e la borsa. Così dipartendosi da questi due limiti l'egoismo può rivestire la gioia serena dell'angiolo, o il riso funereo del demonio; – può esser la Ragione o il Fanatismo, – la cicuta o la rosa, – può essere adorato o maledetto. Leonida, che si sacrifica alle Termopili, tocca l'apogeo dell'egoismo virtuoso, e merita un altare, e le ghirlande fresche, immortali, della storia. Nerone, che cerca un aumento di piacere nell'agonia della creatura umana, merita un rogo, e le stimate della infamia.

      L'Egoismo è il Proteo del Bene e del Male.

      CAPITOLO XIII

      – Avete finito? volete fare una cosa da uomo? scendete di cattedra, e tornate al vostro proposito; – sarà meglio per tutti. Coteste cose, di cui avete preteso ragionare, sono state dette e ridette in prosa e in rima, – son cose vecchie quanto l'egoismo; – e che per questo? – mostratemi il frutto: – coi discorsi si fa poco o nulla; col fiato solo non si può, che spegnere un lume. Che importa a voi, se gli uomini sono piuttosto in un modo che in un altro? Li avete fatti voi? Lasciateci pensare a chi tocca. Che serve inquietarsi pei bianchi e pei neri? Gli uomini son padroni di stare come vogliono. Volete diventar sistematico? Vi troverete a de' begli sconcerti. Fino che son teorie, le cose camminano bene; – vincete sempre voi, – come quel giuocatore che giuocava da sè. Alla pratica poi s'impara a distinguere i bufali dall'oche. Io lo so come vorreste gli uomini; – li vorreste tutti di tre braccia, – di struttura slanciata, – un bel viso color di rosa, – occhio ceruleo, – zazzera bionda, – vestiti di una tunica bianca, – calzati di verde, – e che profferissero da mane a sera orazioni giaculatorie di amor fraterno. E vi dico, che a prima giunta sarebbe un bel colpo d'occhio, – in seguito poi non so. Ma che volete? le stampe non l'avete voi, e il vostro desiderio non può avere sfogo; – e invece di vedere tanti uomini di getto secondo la vostra idea, voi vedete un miscuglio bizzarro oltremodo, un caos, che non finisce più mai. Vedete nani e giganti; – uomini bianchi, rossi, neri, color di rame, di cento colori; – vestiti di mille stoffe, vestiti bene, vestiti male; uomini ignudi; – chi bestemmia, chi dice Messa, chi sta sempre zitto; – e via discorrendo. E per questo? perchè una vostra idea non ha sfogo, vorreste andare a finire in un pozzo? Oibò! non vi fate tentare. Il mondo va preso come il vento, – va preso come viene. Volete contrastare con la corrente? – pensateci prima due volte, – il minor rischio è quello di annegare. Tanto voi lo vedete; – non si sa chi abbia ragione, se il Torto, o il Diritto. Se uno vince oggi, l'altro vince domani; – è un circolo vizioso, – è la serpe, che si piglia in bocca la coda, – non ci si conosce nè principio nè fine… Il Bene e il Male sono i due sproni del mondo, e lo tengono in carreggiata. Se pungesse soltanto il Male, il mondo, perderebbe l'equilibrio, e cadrebbe tutto da una parte, e così viceversa del bene. Se poi voi persistete nella vostra idea, e questi patti non vi accomodano, allora sapete come fare; – voi, che veniste a caso in questo mondo, siete però il padrone, di uscirne quando volete, e di andare in un mondo migliore a perorare le vostre ragioni. Non dubitate, – ai confini della vita non ci son dogane. Ma forse non avete voi gli anni dell'esperienza, non conoscete le storie, non avete viaggiato e veduto le nazioni in faccia come elle sono? – Bon! cosa ne concludete? – Che l'Errore è un guanciale morbido a modo e a verso, come può esser la Verità, e che metà del mondo dorme i suoi sonni placidi sopra questo, come l'altra metà li dorme su quell'altro. Mi faccio intendere? parlate schietto, perchè io amo di ragionare. Non avete osservato, che i popoli tengono alla natura degli uccelli? che altri ama il Sole, altri ama la notte? che due princìpi diversi possono descrivere insieme una parallela continua, indefinita, senza mai toccarsi? che la Libertà può affacciarsi al suo balcone, e dalla finestra accanto sentirsi dare il buon giorno dalla Inquisizione? – Chi è convinto coscienziosamente d'un sistema cattivo, vive tranquillo come chi è convinto d'un buono; – non esiste fra loro, che un divario metafisico. – L'uomo poi, che, per legge della sua organizzazione, è superiore o inferiore al sistema che lo circonda, – non può negarsi, – ei ci vive a disagio; – ebbene, vi è il suo rimedio; scuota la polvere delle sue scarpe, e se ne vada gridando come Scipione: ingrata Patria, non avrai le mie ossa. V'è il suo rimedio; – il Francese Carlista può andare in Ispagna, – il Liberale Spagnuolo può venirsene in Francia. La terra è larga abbastanza: – Nemo propheta in patria sua. – Lo vedo anch'io, che, senza sottoporre l'umanità all'archipendolo delle vostre geometrie, starebbero bene tante belle cose! Per esempio, sarebbe bene, che la Fortuna si levasse una volta la benda dagli occhi per vedere almeno chi piglia; – sarebbe bene, che la Giustizia tenesse una stadera sola, e non una per il povero, e una per il ricco; – sarebbe bene, che il Giudice quando va in Tribunale appiccasse al cappellinaio anche le sue passioni per riprendersele quando va a pranzo; poichè bere un fiasco di vino di più non è un terremoto, – dell'altro vino si trova; ma una testa di più o di meno è una cosa seria, attesochè l'uomo non n'abbia che una: – vi ripeto, starebbero bene tante belle cose! sarebbe bene anche, ch'io non fossi in prigione; – e per questo, – se io vado sui mazzi, forse non sono sempre in prigione? che serve ostinarsi, e dar di cozzo nel destino? Tornerete indietro colla testa infranta; e finchè non giunga


Скачать книгу