Garibaldi e Montevideo. Dumas Alexandre
questi un giovine dai venti ai venticinque anni, di cuore come un vecchio spagnuolo, destro come un Charrua, sveglio come un Gaucho4. Egli tenea delle tre razze, se non il sangue, lo spirito.
La lotta fu allora singolarissima; da una parte la scaltrezza del contrabbandiere prestante di gioventù e vigoria; dall'altra la potenza del vecchio Pacheco, cui forse venía meno, se non la forza, il volere. Durò per quattro o cinque anni la guerra, in cui Artigas sempre battuto, non vinto, parea riprendesse nuovo vigore, ritornando all'attacco. Finalmente l'uomo della città si ristette, e pari a un antico romano che dell'orgoglio facea sacrifizio sull'altar della patria, rassegnava i suoi poteri al governo spagnuolo proponendo in sua vece Artigas, capo della campagna, come il solo che potesse frenare il contrabbando. La Spagna accettò; e come un bandito romano, fatta la sommissione al papa, passeggia ammirato le città, di cui poco anzi era il terrore. Artigas entrò trionfalmente in Montevideo a riprendere l'opera d'esterminio del suo predecessore. Diffatti nel giro d'un anno i contrabbandieri eran dispersi. Ciò avveniva nel 1782 al 1783. Artigas, in allora dell'età di 27 o 28 anni, vive tuttodì a 93 anni in una piccola quinta del Presidente del Paraguay. Quest'uomo bello, coraggioso e fortissimo, segna l'epoca d'una delle tre potenze che signoreggiarono Montevideo.
Don Giorgio Pacheco era il tipo di quel valore cavalleresco del vecchio mondo, che traversò i mari con Colombo, Pizzarro, Vasco di Gama.
Artigas, l'uomo della campagna, rappresentava il partito nazionale che tiene del portoghese e dello spagnolo; quello cioè degli stranieri alla terra americana restati Portoghesi e Spagnoli dal loro soggiorno in città, i cui costumi avevano l'impronta di queste nazioni.
Il terzo tipo, la terza potenza, che è il flagello delle città e delle campagne, vien detto il Gaucho.
In Francia si dice falsamente Gaucho l'uomo che vive in quelle vaste pianure, in quelle immense steppe che si estendono dalle rive del mare al versante orientale delle Ande. Fu il capitano Head inglese che primo introdusse l'errore di confondere il Gaucho coll'abitante della campagna, che ne sdegna non pur la somiglianza, benanco il confronto.
Il Gaucho può dirsi il boemo del nuovo mondo; poichè privo di beni, di casa, di famiglia, non ha che il suo poncho (mantello), il suo cavallo, il suo coltello, il suo lazo (laccio), e le sue Bolas5. Il suo coltello è la sua arma, il suo lazo e le sue Bolas l'industria.
Artigas fu dunque salutato con grida da tutti, se ne togli i contrabbandieri, comandante della campagna. Reggeva ancora tal carica allo scoppiar della rivoluzione del 1810, per cui cadde il dominio spagnolo nel Nuovo-Mondo.
Il moto cominciato nel 1810 a Buenos-Ayres, non cessò che in Bolivia alla battaglia d'Ayacucho nel 1824.
Le forze insurrezionali comandate dal generale Antonio José de Sucre, sommavano a 5000 uomini. Reggeva le truppe spagnole in numero di 11,000 il generale José de Laserna, ultimo vicerè del Perù. Come si vede non si combatteva ad armi eguali; i patrioti difettanti di munizioni da fuoco e da bocca avevano un sol cannone; temporeggiati, s'arrendevano; attaccati, vinsero. Primo venne alle mani il generale patriota Alejo Cordova; avanti! gridò a' suoi mille cinquecento soldati, innalzando il cappello sulla sua spada. Richiesto, se al passo ordinario, o al passo di carica dovea investirsi il nemico, al passo della vittoria rispose. La sera l'armata spagnola era prigioniera di quelli che aveva a sua discrezione il mattino.
Le simpatie d'Artigas per la rivoluzione lo avean messo alla testa del movimento della campagna; veniva ora egli a rassegnare a Pachecho il suo comando, come ei prima aveva fatto con lui, quando una sorpresa fatta sul vecchio generale nel suo alloggio di casa blanca nell'Uruguay, da una mano di soldati spagnoli, ne lo distolse. Però ei non si ristette, e cacciati in poco tempo gli Spagnoli da tutta la campagna, di cui s'era fatto signore, li ridusse alla sola città di Montevideo, che per essere, dopo San-Juan-d'Ulloa, la città più fortificata d'America, poteva frenare le irrompenti forze nemiche. Quivi spalleggiati da un'armata di 4,000 uomini, erano convenuti tutti i partitanti di Spagna. A questa piazza pose l'assedio Artigas sostenuto dall'alleanza di Buenos-Ayres. Se non che un'armata portoghese venuta in ajuto agli Spagnoli, fe' sbloccar Montevideo. Ma nel 1812 il generale Rondeau per que' di Buenos-Ayres, e Artigas per quei di Montevideo, unite le loro forze, tornarono all'impresa. Dopo un assedio di 23 mesi, la capitale della futura Repubblica orientale, venne per capitolazione in potere degli assedianti agli ordini del generale in capo Alvear.
Come Artigas non tenesse più il supremo comando è facile a dirsi. Dopo venti mesi d'assedio, e tre anni trascorsi in mezzo agli uomini di Buenos-Ayres e di Montevideo, le disparità di usi e costumi, dirò quasi di sangue, comechè prima semplici cause di dissenzioni, aveano gradatamente preso l'aspetto di un odio inveterato. Fu allora che Artigas si ritirò come Achille nella propria tenda, o meglio portatala seco, cercò un asilo in quelle immense pianure ben note al giovane contrabbandiere.
Di tal guisa Alvear alla capitolazione di Montevideo era generale in capo dei Portennos.
Di tal nome vengon chiamati nel paese gli uomini di Buenos-Ayres; mentre all'opposto diconsi Orientali que' di Montevideo. Ecco ciò che li distingue.
L'uomo di Buenos-Ayres già da 300 anni fissato nel paese, dimenticò, dopo un secolo, le tradizioni della madre patria, la Spagna; ed essendo i suoi interessi attaccati alla terra che abita e lavora, è egli ora più americano, di quello non lo fossero gli Indiani cacciati da lui. Per opposto l'uomo di Montevideo, che occupa solo da un secolo il paese, non ha punto scordato ch'egli è spagnolo; al sentimento della nuova nazionalità, unisce le tradizioni della vecchia Europa, cui tende per civilizzazione, mentre l'uomo della campagna di Buenos-Ayres rientra gradatamente nella barbarie. Origine di queste così svariate tendenze è forse lo stesso paese.
La popolazione di Buenos-Ayres disseminata in lande immense, avendo per tetto mal costrutte capanne, lontane fra loro, in un paese tristissimo, difettante d'acqua e di legna, contrae dall'isolamento, dalle privazioni e dalle distanze, un carattere tetro, insocievole, barbaro; i suoi istinti tengono dell'indiano selvaggio delle frontiere del paese, da cui riceve le piume di struzzo, mantelli per i cavalli e legno per lancie, oggetti tutti d'un paese, in cui la civiltà europea non ha penetrato, scambiandoli coll'acquavite e col tabacco che gli Indiani poi recano in quelle immense pianure dei Pampas donde presero il nome, o cui forse diedero il loro.
La popolazione di Montevideo occupa invece un paese bellissimo, irrigato da ruscelli, intersecato da valli. Se non ha le immense foreste dell'America del Nord, può nelle sue amenissime valli riposarsi all'ombra del Quebracho dalla corteccia di ferro, dell'Ubajè dai frutti d'oro, del Sauce dai ricchi rami. Le case, le ville, le tenute, come che a poco tratto le une dalle altre, forniscono agli abitanti comodi alloggi e sanissimi cibi; quindi il suo carattere franco ed ospitale ritrae della civiltà europea che il mare le reca sulle ali del vento.
Tipo ideale della perfezione per il Gaucho di Buenos-Ayres è l'indiano a cavallo; per quelli della campagna di Montevideo è l'uomo d'Europa. II primo si reputa il più elegante d'America; facile all'ira e alla calma, vince in fantasia il suo rivale; diffatti Varela e Lafinur, Dominguez e Marmol poeti Portennos nacquero a Buenos-Ayres.
Il secondo invece è più calmo e più fermo nei suoi progetti, nelle sue risoluzioni; se il Gaucho crede superarlo in eleganza, egli si tien primo in coraggio. Fra i suoi estri poetici brillano i nomi d'Hidalgo, di Berro, di Figueroa, di Juan-Carlos Gomez.
Non è meraviglia, se pur la donna di Buenos-Ayres pretende al vanto di bellissima tra le donne dell'America meridionale, dallo stretto di Lemaire al fiume dell'Amazzoni.
Sono prime tra queste le signore Augustina Rosas, Pepa Lavalle e Martina Linche. Però se la donna di Montevideo non è tanto incantevole, la purezza delle sue forme, le sue mani, i suoi piccioli piedi, la dicono di Siviglia o Granata: ha insomma quel non so che di piacevole che vince di gran lunga la perfezione. Montevideo annovera con orgoglio Matilde Stewart, Nazarea Rucker e Clementina Batle, come tipi di sangue scozzese, sangue alemanno, sangue catalano.
Eravi dunque nei due paesi rivalità di coraggio e di eleganza tra gli uomini; di bellezza e di grazia tra le donne; rivalità d'ingegno nei poeti, veri ermafroditi sociali, perchè irritabili
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