Fra Tommaso Campanella, Vol. 2. Amabile Luigi

Fra Tommaso Campanella, Vol. 2 - Amabile Luigi


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che l'avessero denunziato con la più grande ed iniqua esagerazione. E veniva in pari tempo giustificato quanto il Governo avea detto e fatto sin allora, potendo solo ammettersi che avesse tollerato negli ufficiali suoi lo sfogo della loro ambizione e rapacità sulla povera Calabria, considerandola già ribellata, e però «macchiandola di falsa ribellione», come ebbe a scrivere il Campanella, e come si trova anche scritto, con le medesime parole, dal Residente Veneto, benchè, al pari di altri Agenti accreditati in Napoli, non avesse mai posto in dubbio la congiura o il tentativo di ribellione88. – Al Campanella potè sembrare, come nella Narrazione ci lasciò scritto, che non avesse confessato «nè ribellione nè voluntà di ribellare» e che i Giudici «accortisi che la confessione era erronea, perchè li altri non pigliassero la medesima fuga, non fecero ch'esso Campanella facesse la confronta a F. Dionisio, et a gli altri, come la facean fare da tutti l'altri che confessavano». Ma naturalmente i Giudici, per quanto videro chiara e limpida, e niente affatto erronea, la confessione di aver voluto ribellare, altrettanto videro oscura e misteriosa, ed al postutto indifferente, la condizione alla quale si diceva subordinata: nè ebbero a temere che fra Dionisio e gli altri, con la confronta avrebbero pigliato «la medesima fuga», poichè non accordavano alcun valore a questa fuga, la quale, per essere stata così denominata dal nostro filosofo, dovrebbe tradursi sotterfugio, onde le profezie e le vedute astrologiche risulterebbero, se non finte, certamente evocate «per tirar la gente a ribellare». E conviene aggiungere che fu una buona fortuna pel Campanella il non essere stata ordinata dai Giudici la sua confronta con fra Dionisio e compagni, poichè null'altro poteva seguirne, se non che costoro sarebbero risultati convinti per opera sua; e fra Dionisio principalmente, che dovè senza dubbio irritarsi per la confessione del Campanella e ne vedremo una prova più in là, avrebbe ben a ragione finito con odiarlo a morte dopo una confronta. In conclusione non può recare maraviglia che i Commissarii Apostolici si fossero trovati d'accordo nel giudicare il Campanella «confesso»; in tal guisa egli trovasi qualificato negli Atti due volte, ed è superfluo dirne le conseguenze89.

      Secondo la procedura del tempo, in questi giudizii celeri, non appena esauriti per ciascuno inquisito tutti gli Atti informativi ed offensivi, fatta anche ratificare la confessione nel giorno seguente a quello della tortura allorchè essa era stata amministrata, i Giudici emanavano un decreto che ordinava la consegna di una copia degli Atti all'inquisito con la conclusione del Fiscale, assegnando un termine di pochi giorni per la difesa, ed all'occorrenza deputando anche un Avvocato di ufficio. Il Mastrodatti allora, che avea già preparato ogni cosa, trasmetteva in via legale la copia degli Atti, l'assegnazione del termine etc. all'inquisito, ed anche un Riassunto degl'indizii a' Giudici. L'Avvocato quindi ponevasi in relazione col giudicabile, scriveva l'Atto di difesa, che comunicava al tribunale nel termine stabilito, e poi attendeva la notificazione di un altro decreto ad dicendum per la trattazione della difesa, ciò che del resto importava solo la dimanda se avesse altro da aggiungere alla Difesa scritta. Debbono dunque riferirsi al tempo cui siamo giunti, alla 2a metà del mese di febbraio 1600 il Riassunto degl'indizii, alle prime settimane di marzo la Difesa scritta dall'Avvocato pel Campanella, ed anche la Replica scritta dal Fiscale, i quali Atti, come quelli analoghi successivamente compilati per gli altri incriminati ecclesiastici, rimasero nelle mani del Nunzio, e pervennero quindi con altre carte di lui nell'Archivio di Firenze90. Riserbandoci di esporre a suo tempo gli Atti sopra menzionati, qui dobbiamo notare che al Campanella fu assegnato per difensore il dott.r Gio. Battista de Leonardis Regio Avvocato de' poveri, e da una poesia di fra Tommaso a lui diretta vedremo che costui ebbe l'incarico di difendere anche gli altri frati inquisiti. Allorchè il Vescovo di Termoli, uno de' Giudici dell'eresia, scrisse a Roma la sua opinione su questa causa della congiura, tra le altre cose fece conoscere che «non si trovò un dottore il quale avesse voluto scrivere in jure a loro favore»91. Ciò deve intendersi nel senso che si cercò e non si trovò un Avvocato particolare, e con ogni probabilità il Vescovo intese parlare segnatamente di fra Dionisio, poichè il Campanella e gli altri non ne avrebbero avuto i mezzi; ad ogni modo poi l'Avvocato de' poveri non era una persona da nulla. Nato in Cicciano presso Nola, da umili origini, Gio. Battista de Leonardis si era dapprima mostrato uomo di lettere tale da venir chiamato ad insegnarle pubblicamente in Cosenza, dove cominciò anche l'esercizio dell'avvocatura; ridottosi poi in Napoli e studiato accuratamente il diritto, era già un dottore ben conosciuto, quando con Privilegio del 30 settembre 1599, visto e promulgato il 26 gennaio 1600, fu chiamato all'ufficio di Avvocato de' poveri della Vicaria in luogo di Antonio Catalano92. – Ma nel medesimo tempo avvenne pure un altro fatto, che il Campanella ci fece conoscere nella sua Narrazione e che finora non ci risulta da verun altro fonte; sicchè gioverà tanto più esporlo qui con le parole medesime della Narrazione. «Però dandoli le difese poi al Campanella e l'Avvocato de' poveri…93 il Sances Fiscale finse che per curiosità desiderava sapere in che profetie fondava questi suoi detti, e li fece scriver dal suo notario dettando il Campanella molti articoli profetali: li quali esso Sances portò a' Gesuini, et ad altri, e molti di quelli dissero, che Campanella havea ragione e che non eran finte per ribellare. Però li mandò molti Gesuini, e Theologi Spagnoli a disputare. Li quali si divisero, altri dicendo che diceva bene, altri che no. El Campanella allegò li predetti Santi, et Astrologi et il Cardinale anche Bellarmino. E poi disse, che quando pur fosser false le profezie sue, questa non era confessione di ribellare, ma di falsificar la Theologia, et appartiene al S. Officio, non a loro». Ci fermiamo a questo punto, non senza raccomandare a' lettori di percorrere tutto il resto che il Campanella narrò a tale proposito. E ripetiamo che non vi sono altre notizie capaci d'illustrare il fatto, ma dobbiamo ad ogni modo avvertire che questi Articoli profetali di cui qui si parla, dettati al notaro della causa della ribellione ad istanza del Sances, non debbono confondersi con quelli che il Campanella scrisse egli medesimo come una delle sue difese: noi li abbiamo trovati nel processo di eresia, presentati in giugno dell'anno seguente, e dovremo parlarne più in là.

      Come abbiamo visto dalla lettera del Nunzio sopra riportata, l'11 febbraio già si era dato al Campanella «il termine e la commodità» per la difesa, e si era deciso di seguire con gli altri lo stesso metodo, cioè quello delle torture acri. Infatti può ritenersi con sicurezza che i fol. 35 e 36 del volume siano stati occupati dalla ratificazione della confessione del Campanella e dal decreto per l'assegno del termine e deputazione dell'Avvocato; ed ecco il fol. 37 occupato dall'Atto della tortura data a fra Dionisio94. Il Riassunto degl'indizii contro costui ci dice che gli fu dato egualmente il polledro e non confessò nulla, e un brano di lettera del Vescovo di Termoli, inserto ne' Sommarii del processo di eresia, ci fa conoscere che «fu tormentato con 'l tormento del polledro, et delle 19 funicelle (sic) con le quali era tormentato 7 se ne ruppero nell'atto della tortura datali per ribellione»95; vedremo nel medesimo processo che fino a tutto giugno egli non potè firmare gli Atti che lo riguardavano, e dovè segnarli portando la penna stretta tra' denti, giacchè i polsi torturati non si prestavano. Dopo fra Dionisio venne la volta del Pizzoni, il quale ebbe la corda aggravata da' funicelli per quasi due ore, e nemmeno confessò96: come riferì lo stesso Vescovo di Termoli, «fù ligato con li funicelli e posto alla corda per la causa della ribellione et è restato stroppiato d'un brazzo»; infatti vedremo che una delle sue spalle non guarì mai più, e questa lesione l'avviò alla morte durante il processo di eresia. Nella stessa seduta, o in una seduta successiva, furono interrogati il Clerico Gio. Battista Cortese e il Sacerdote D. Andrea Milano, che si ricorderà essersi trovati nominati in una lettera di Claudio Crispo a Geronimo Camarda, la quale parlava della congiura e futura vittoria nel mese di settembre: non sappiamo ciò che essi risposero, ma possiamo ritenere per certo che non si passò oltre contro di loro. E si ripigliarono subito le torture col Petrolo, che ebbe la corda per due ore ed egualmente non confessò: sappiamo da lui medesimo la specie di tortura avuta, poichè quando l'ebbe di nuovo nel 1603 per l'eresia, rivolto al Nunzio esclamava, «hoggi fanno tre anni, e fù pur Sabbato come hoggi che hebbi un'altra volta la corda». Poi si venne a Giulio Contestabile che non era stato interrogato ancora, onde si raccolse la sua deposizione che riuscì negativa; e si passò al Bitonto


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<p>88</p>

Ved. Doc. 192, pag. 97.

<p>89</p>

Ved. Doc. 241, pag. 127, e Doc. 244, pag. 143.

<p>90</p>

Alludiamo a' Doc. 244-266, pag. 129-183. Il Notamentum (Doc. 241, pag. 127) dovè essergli trasmesso o nell'inizio del processo, o piuttosto nel periodo di cui trattiamo, essendovi poi stato aggiunte a lato di ciascun nome le annotazioni relative all'esito del giudizio mano mano che questo si compiva per ciascuno inquisito.

<p>91</p>

Ved. Doc. 394, pag. 456.

<p>92</p>

Il Toppi (De Origine omnium tribunalium etc. Neap. 1655-66, vol. 2.o pag. 319), nel dare le notizie del Leonardis, non riesce esatto intorno alla data della nomina di lui ad Avvocato de' poveri, indicando per essa il 30 luglio 1601, che urta con la cronologia del processo del Campanella, nel quale si sa avere il Leonardis funzionato. Invece abbiamo trovato ne' Registri Privilegiorum le date sopraindicate pel Privilegio di nomina ad Avvocato de' Poveri (Ved. Privileg. vol. 120, an. 1599-600 fol. 188), e ne' Reg.i Sigillorum la data 30 luglio 1601 come quella del pagamento per l'esecutoria del Privilegio col quale venne poi nominato Avvocato fiscale della Vicaria (Ved. Sigil. vol. 38, an. 1601, introiti del 21 novembre). A complemento della rettificazione aggiungiamo che negli stessi Reg.i Sigillorum abbiamo trovato l'esecutoria del Privilegio di Avvocato de' poveri pel Catalano in data 16 febbraio 1594 (vol. 29), poi la nomina provvisoria di Jo. Vincenzo Cavaliero «mentre sua M.tà e sua Ecc.a provederà» in data 25 gennaio 1599 (vol. 35), infine l'esecutoria del Privilegio pel Leonardis in data 29 febbraio 1600 (vol. 37). Indubitatamente questo modo di successione, ed inoltre la data stessa del Privilegio del Leonardis «Metimnae coeli 30 7bris 1599», mostrano che il Leonardis non dovè essere nominato a bella posta nell'occasione di questo processo: sarebbe stato necessario un periodo di tempo molto maggiore per far giungere in Ispagna la proposta ed avere la decretazione di essa nella data suddetta.

<p>93</p>

Naturalmente furono i Giudici quelli che ordinarono la consegna degli Atti al Campanella e gli assegnarono anche l'Avvocato; ma il Campanella parimente qui si studia di mettere nell'ombra i Giudici e di far comparire il Sances.

<p>94</p>

Ved. Doc. 247 pag. 160; e risc. l'Illustr.ne II, pag. 619, per tutti gl'inquisiti che seguono.

<p>95</p>

Ved. la nostra Copia ms. de' processi eccles. tom. 1.o, fol. 377.

<p>96</p>

Il dottor Orazio Greco, che abbiamo citato a proposito del polledro, ci fa conoscere a proposito delle funicelle che se ne applicavano quattro, due ai carpi con uno o più nodi, le quali sempre recavano un'incisione della cute più o meno superficiale, e due alle braccia, a quattro dita sotto i capi degli omeri: preparato in tal guisa il paziente era poi elevato in alto con la corda, e finiva per rimanervi in uno stato orribile, che il Greco descrive minutamente.