Il frutto acerbo: Commedia in tre atti. Bracco Roberto
allora… soggiungete.
Vorrei essere sicuro…
Di che?
Del vostro perdono.
(un po' scontenta) Solamente di questo?.. E sia. Contateci.
Ah! Grazie! Grazie! Grazie! (Le si accosta, camminando sulle ginocchia e allungando le braccia e il collo) Come siete indulgente! Come siete gentile! (La circonda e la baciucchia nella foga della gratitudine.)
(voltandosi irritata) Ma che fate?! Siamo da capo?
(con mutamento rapido e con uno slancio infrenabile) Sì, sì, siamo da capo, siamo da capo (gli piglia le mani) e così deve essere, e non vorrei che fosse diversamente. Venite qua. Vicino a me. In ginocchio, no, no! Mai più in ginocchio. Voi non avete nulla da farvi perdonare.
(levandosi con gioia franca e gioconda) Davvero?
Sì, davvero.
(sedendole accanto) Ah! Quale felicità! Quale immensa felicità!
(commossa e festosa) La mia bocca diceva una cosa e io ne sentivo un'altra. Sentivo di dover rimproverare me stessa e rimproveravo voi. Ma, dopo questa piccola crisi, per fortuna, sento di non dovere più rimproverare nè me nè voi. Che siate un bébé, è certissimo. Che io sia un po' vecchierella al paragone vostro, è ugualmente certo. Voi avete diciannove anni; io ne ho già… ventotto. Eppure, che monta? Ci sono oramai e ci resto. Non voglio che vi pentiate. Non voglio che siate obbediente. No! Disobbeditemi sempre che ne avete l'impulso. È la vostra disobbedienza di bambino che mi ha liberata in così poco tempo; e nessuna astuzia di seduttore avrebbe potuto ottenere ciò che hanno ottenuto la vostra timidità e la vostra audacia. Oh! l'audacia del timido!.. Che sollievo qualche volta per una donna!
Dunque, non mi proibite d'amarvi? Dunque, mi amate? (Stringendola fra le braccia) Tilde! Tilde!..
(svincolandosi) State attento: mi soffocate.
Comandatemi di star tranquillo, affinchè io abbia… l'impulso della disobbedienza.
Di già!?
Come «di già?»
Non sarà passata che una mezz'ora da che mi avete così bene disobbedito.
Io vorrei disobbedirvi… ogni dieci minuti!
Pazzo che siete! (Con grazia tenera) Ma adesso bébé, sentite, vi mando via. (Si alza.) Debbo provvedere a cento cose. Debbo riparare un po' al disordine della mia toilette… Debbo scrivere a mio marito…
(alzandosi) A vostro marito?!
Avete dimenticato che ho un marito?
Sì, quanto ad avere un marito, va bene: passi. Ma, scrivergli! Proprio oggi poi!..
È il meno che io possa fare per lui.
Non avrete nulla da dirgli.
Gli scriverò di voi.
(con un moto di timor panico) No!
Ho da preparare il terreno, io. Questo ufficio sgradevole, purtroppo, spetta a me. Comincerò col mettervi in buona luce. Gli racconterò…
Quello che è accaduto?!
Ma dove avete la testa? Gli racconterò che vi ricevo spesso, che vostra madre da Roma mi ha tanto pregata d'essere gentile con voi; gli racconterò che siete venuto qui per divagarvi dopo aver compiuti i vostri studî… A proposito, bébé, quali studî avete compiuti?
(con orgoglio) Nessuno! Io voglio fare il letterato.
Meglio! Dirò che siete qui per lavorare.
(con ardore) Per scrivere… un gran poema.
In bicicletta?
Vicino a voi!
In versi sciolti?
… In tutti i versi!
In tutti i versi, è un po' grave.
(aprendo le braccia per abbracciarla) Perchè, vicino a voi, io non so, ma…
(difendendosi graziosamente con le mani protese) La continuazione al prossimo numero.
(malcontento) Quando?
Stasera.
Fino a stasera dovrò aspettare?
Verrete un po' prima di sera. Verrete a veder tramontare il sole.
Ci sarà sempre da aspettar molto. Se il sole mi facesse il favore di tramontare a mezzogiorno…
Ma bébé dev'essere ragionevole.
No, decisamente, quel «bébé» non mi piace.
Piace a me, e basta!
Io crederei…
(interrompendolo) Silenzio!!
E già: come di solito. Quando sto per dire qualche cosa di serio, «silenzio!».
(dopo breve pausa) Vogliamo venire ad un accomodamento? Io vi chiamerò bébé, vostro malgrado, sempre che queste due sillabe carine mi verranno sulle labbra, e in compenso, stamane, v'invito a fare colezione con me.
(con gli occhi luminosi) Colezione con voi? Non a table-d'hôte?
Qui, qui, soltanto con me, in questo salotto.
(folleggiando) In questo salotto?! Come due sposini?!.. Come due sposini in tutto e per tutto?!.. Io griderò per le vie la mia gioia.
Prima di gridarla per le vie, andrete a vestirvi correttamente. Non crederete che in cotesti arnesi si possa far colezione con una signora. E poi, un uomo in costume di ciclista rassomiglia sempre un po' a una donna travestita da uomo.
Io rassomiglio a una donna?! Vado subito a mutare d'abito.
Attento nell'uscire! Che i camerieri non vi vedano.
Un'idea! Esco dalla finestra. Scavalco il parapetto e, con un salto, me la svigno per il giardino, dove non c'è mai un'anima viva.
No no, potreste cascar male.
Siamo quasi a pianterreno e sotto la finestra c'è anche un arancio che può aiutarmi con i suoi rami.
No, bébé, avrei paura. Lasciate stare la ginnastica. Piuttosto… facciamo la spia. (Va alla porta a sinistra. Apre. Sporge la testa al di fuori. Indi, a voce bassa:) Il cammino è libero. Profittate.
(prendendo il suo berretto) Arrivederci.
(stringendogli la mano) Arrivederci!.. Non perdete