Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 1. Edward Gibbon
la sorte di Siracusa, di Taranto, di Ambrachia, di Corinto ec. la condotta di Verre nell'Azione 2 or. 4 di Cic., e la pratica ordinaria dei governatori nella VIII Satira di Giovenale.
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Svetonio vita di Claudio; Plinio Stor. Nat. XXX I.
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Pelloutier Stor. dei Celti, tomo VI, p. 230 252.
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Seneca
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Dionigi d'Alicarnasso, Antich. Rom. l. II.
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Nell'anno di Roma 701 il tempio d'Iside, e di Serapide fu demolito per ordine del Senato. (Dione l. XL p. 252), e dalle mani stesse del Console, Val. Mass. I. 3. Dopo la morte di Cesare fu riedificato a spese del pubblico, Dione, l. XLVII. pag. 501. Augusto nella sua dimora in Egitto rispettò la maestà di Serapide, Dione l. LI. p. 647, ma proibì il culto dei Numi egiziani nel
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Tertulliano
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Ved. Tito Livio l. XI e XXIX.
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Macrob.
124
Minuzio Felice
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Tacito annal. XI 24.
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Erodoto V 97. Questo numero sembra considerabile e par credibile che l'Autore se ne sia rapportato al rumor popolare.
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Ateneo
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Ved. in Beaufort
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Appiano
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Mecenate lo consigliò di dare con un editto il titolo di cittadino a tutti i suoi sudditi; ma vien giustamente sospettato che Dione Cassio sia l'autore d'un consiglio così bene adattato alla pratica del suo secolo, e così poco alla politica di Augusto.
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I Senatori erano obbligati di avere il terzo dei loro beni in Italia. Ved. Plinio l. VI epist. 19. Marco Aurelio permise loro di non avervi che il quarto. Dopo il regno di Traiano, l'Italia cominciò a non essere più distinta dalle altre province.
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La prima parte della
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Ved. Pausania l. II. Quando queste assemblee non furono più pericolose, i Romani consentirono che se ne stabilissero i nomi.
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Cesare ne fa spesso menzione. L'Ab. Dubos non ha potuto provare che i Galli abbian continuato sotto gl'Imperatori a tenere queste assemblee.
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Seneca
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Mennone presso Fozio c. 33. Valerio Mass. IX 2, Plutarco e Dione Cassio fanno ascender la strage a 150000 cittadini; ma credo che un numero minore sia più che bastante.
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Venticinque colonie furono stabilite nella Spagna. Ved. Plinio Stor. Nat. II 3, 4; IV 35, e nove nella Britannia, tra le quali Londra, Colchester, Lincoln, Chester, Glocester, e Bath sono ancora città considerabili. Ved. Riccardo di Cirencester p. 364 e la Stor. di Manchester di Whitaker l. I c. 3.
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Aulo Gellio
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Spanheim
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Aristide, in
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Tacito Annal. XI 2 24
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Plinio
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Apuleio e S. Agostino saranno garanti per l'Affrica; Strabone per la Spagna e la Gallia; Tacito nella vita d'Agricola per la Britannia, e Velleio Patercolo per la Pannonia. A tutte queste testimonianze noi possiamo aggiugnere il linguaggio delle Iscrizioni.
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La lingua celtica si conservò nei monti del paese di Galles, di Cornovaglia, e dell'Armorica. Apuleio rimprovera l'uso della lingua punica a un giovane affricano, che viveva tra gli ultimi del popolo, mentre avea quasi dimenticata la greca, e che non sapeva o non voleva parlar latino.
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La sola Spagna fu madre di Columella, dei due Seneca, di Lucano, di Marziale e di Quintiliano.
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Da Dionigi fino a Libanio, nessun critico greco, che io sappia, fa menzione di Virgilio, o di Orazio. Sembra che nessuno conoscesse i buoni Scrittori romani.
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Il lettore curioso può vedere nella Biblioteca Ecclesiastica di Dupin tom. XIX p. I cap. 8 qual cura si aveva per conservare le lingue siriaca ed egiziana.
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Ved. Gioven. Sat. III e XV, Ammiano Marcellino XXII 16.
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Dione Cassio l. LXXVII p. 1275. Sotto il regno di Settimio Severo fu per la prima volta un Egiziano ammesso nel Senato.
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Valerio Massimo, l. II c. 2 n. 1. L'Imperatore Claudio degradò un ragguardevol Greco, perchè non sapeva la lingua latina. Questi avea forse qualche pubblico impiego. Svet. Vita di Claudio c. 16.
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Nel campo di Lucullo un bove fu venduto una dramma, ed uno schiavo quattro dramme. Plutarco; Vita di Lucullo, p. 580.
152
Diodoro di Sicilia, in
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Ved. un esempio notabile di severità in Cicerone,
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Grutero, e gli altri compilatori riportano un gran numero d'iscrizioni indirizzate dagli schiavi alle lor mogli, ai figli, ai compagni, ai padroni ec. e che, secondo tutte le apparenze, sono del secolo degl'Imperatori.
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Ved. la Storia Augusta, ed una Dissert. di M. de Burigny intorno agli schiavi dei Romani nel XXXV volume dell'Accademia delle Belle Lettere.
156
Ved. un'altra Dissert. del suddetto M. de Burigny intorno ai liberti dei Romani nel XXXVII tomo della stessa Accad.
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Spanheim
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Seneca,