Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 3. Edward Gibbon

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 3 - Edward Gibbon


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Tillemont Memoir. Eccl. Tom. V. Part. 1. p. 43.

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Vedi Act. Sincer. Ruinart. p. 353. Quelli di Felice di Tibara, o di Tibur sembrano assai meno corrotti, che nelle altre edizioni, le quali somministrano un vivo saggio della licenza propria delle leggende.

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Vedi il primo libro di Ottato Mellevitano contro i Donatisti dell'ediz. del Dupin; Parigi 1700. Egli fiorì nel regno di Valente.

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Le memorie antiche, pubblicate al fine delle Opere di Ottato, (p. 261) descrivono in una maniera molto circostanziata come procedevano i Governatori nella distruzion delle Chiese. Facevano essi un minuto inventario de' vasi che vi trovavano. Sussiste ancora quello della Chiesa di Cirra nella Numidia: consisteva in due calici d'oro e sei d'argento, in sei urne, una caldaia, sette lampade, il tutto parimente d'argento, oltre una gran quantità di utensili di rame e di vestimentî sacri.

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Lattanzio (Instit. Div. V. II) restringe tal calamità al conventiculum con la sua congregazione. Eusebio (VIII. 11) l'estende a tutta la città, e rappresenta qualche cosa di simile ad un assedio regolare. Ruffino, antico di lui traduttore Latino, aggiunge alcune importanti circostanze intorno alla permissione accordata agli abitanti di ritirarsi. Siccome la Frigia s'estendeva sino a' confini dell'Isauria, può essere, che l'indole inquieta di que' Barbari indipendenti contribuisse alla lor disgrazia.

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Eusebio l. VIII. c. 6. Il Valese (con qualche probabilità) pensa d'avere scoperta in un'orazion di Libanio la ribellione della Siria; e ch'essa fu un temerario attentato del Tribuno Eugenio, il quale con soli cinquecento uomini occupò Antiochia, e potè forse lusingare i Cristiani con la promessa di tollerare la religione. Da Eusebio (l. IX. c. 8) e da Mosè di Corene (Hist. Armen. l. II. c. 77) può rilevarsi ch'era già stato introdotto nell'Armenia il Cristianesimo.

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Vedi Mosem. (p. 938.) Il testo d'Eusebio chiaramente dimostra, che i Governatori, de' quali fu esteso, non già ristretto il potere, in forza delle nuove leggi potevan condannare alla morte i più ostinati Cristiani per servir d'esempio a' lor confratelli.

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Atanasio p. 833. ap. Tillemont. Mem. Eccles. Tom. V. part. I. p. 90.

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Vedi Euseb. (l. VIII. c. 13.) e Lattanz. de M. P. c. 15. Dodwel (Dissert. Cyprian. XI. 75) rappresenta quegli Scrittori come non coerenti fra loro. Ma il primo evidentemente parla di Costanzo, quando era Cesare, e l'altro del medesimo Principe innalzato al grado d'Augusto.

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Dalle Inscrizioni di Grutero apparisce, che Daziano determinò i confini fra' territorj di Pax Julia e di Evora, città situate nella parte meridionale della Lusitania. Se riflettiamo alla vicinanza, in cui sono questi luoghi col Capo S. Vincenzo, possiam sospettare, che il celebre Diacono e Martire di questo nome, per negligenza da Prudenzio si ponga in Saragozza, o in Valenza. Vedasi la pomposa istoria de' suoi patimenti nelle memorie di Tillemont Tom. V. Part. II. p. 58-85. Alcuni Critici son d'opinione, che il dipartimento di Costanzo, come Cesare, non includesse la Spagna, la quale continuasse ad essere sotto l'immediata giurisdizione di Massimiano.

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Euseb. l. VIII. c. 2. Gruter. Inscr. p. 1171. n. 18. Ruffino ha sbagliato intorno all'uffizio di Adautto, ugualmente che intorno al luogo del suo martirio.

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Euseb. l. VIII, c. 14. Ma siccome Massenzio fu vinto da Costantino, faceva a proposito per Lattanzio di por la sua morte fra quelle de' persecutori.

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Può vedersi l'epitaffio di Marcello appresso il Grutero Inscr. p. 1172. n. 3. Esso contiene tutto ciò, che noi sappiamo della sua storia. Molti Critici suppongono che Marcellino o Marcello, i nomi de' quali si trovano nella lista dei Papi, sian persone diverse, ma il dotto Abate De Longuerre si convinse ch'essi non erano che una sola persona.

Veridicus rector lapsis quia crimina flerePraedixit miseris, fuit omnibus hostis amarus.Hinc furor, hinc odium; sequitur discordia, lites,Seditio, caedes: solvuntur foedera pacis.Crimen ob alterius, Christum qui in pace negavitFinibus expulsus patriae est feritate Tyranni.Haec breviter Damasus voluit comperta referre.Marcelli popolus meritum cognoscere posset.

Possiam osservare che Damaso fu fatto Vescovo di Roma l'anno 366.

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Optat. contr. Donatist. l. I. c. 17, 18.

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Gli Atti della passione di S. Bonifazio, che abbondano di miracoli e di declamazioni, furon pubblicati dal Ruinart p. 283, 291 in Greco e in Latino, sull'autorità di un manoscritto molto antico.

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Ne' primi quattro secoli si trovano poche tracce di Vescovi o di Vescovati nell'Illirico Occidentale. Si è creduto probabile, che il Primate di Milano estendesse la sua giurisdizione fino a Sirmio, capitale di quella gran Provincia. Vedasi la Geografia sacra di S. Paolo p. 68-76 con le Osservazioni di Luca Holstenio.

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L'ottavo libro d'Eusebio, ed il supplemento intorno ai Martiri di Palestina, si riferiscono principalmente alla persecuzione di Galerio e di Massimino. I lamenti generali, coi quali dà principio Lattanzio al quinto libro delle sue Instituzioni Divine, alludono alla lor crudeltà.

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Eusebio (l. VIII. c. 17) ci ha dato una versione Greca, e Lattanzio (De M. P. c. 34) l'originale Latino di questo memorabil editto. Sembra, che nessuno di questi scrittori abbia pensato quanto ciò direttamente s'opponga a quel ch'essi hanno poco avanti affermato de' rimorsi e del pentimento di Galerio.

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Eusebio (l. IX. c. 1) riporta l'epistola del Prefetto.

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Vedi Eusebio l. VIII. c. 14. l. IX. c. 2-8. e Lattanzio de M. P. c. 36. Questi scrittori convengono in descrivere gli artifizi di Massimino; ma il primo riferisce l'esecuzione di varj Martiri, mentre l'altro afferma espressamente che occidi servos Dei vetuit.

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Pochi giorni avanti la sua morte pubblicò un amplissimo editto di tolleranza, nel quale attribuì tutti i rigori, che avevan sofferto i Cristiani, ai Giudici e Governatori, che avevano male inteso le sue intenzioni. Vedasi l'editto ap. Euseb. l. IX. c. 10.

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Tale è la bella deduzione che si trae da due passi notabili appresso Eusebio l. VIII. c. 2, e de Martyr. Palest. c. 12. La prudenza dell'Istorico ha esposto il suo carattere alla censura ed al sospetto. Era ben noto, ch'egli stesso era stato posto in carcere, e si supponeva che se ne fosse liberato per mezzo di qualche disonorevole compiacenza. Tal accusa gli fu mossa contro nel tempo ch'esso viveva, ed anche alla sua presenza nel Concilio di Tiro. Vedi Tillemont Mem. Eccles. Tom. VIII. Part. 1. p. 67.

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L'antica, e forse autentica narrazione de' patimenti di Taraco, e de' suoi compagni (Act. Sincer. Ruinart. p. 419-448) è piena di forti espressioni di disprezzo e di sdegno, che non potevano non irritare il Magistrato. La condotta di Edesio verso Jerocle, Prefetto dell'Egitto, fu anche più straordinaria. λογοις τε καὶ εργοις τον θικαστην… περιβαλων. Euseb. de Martyr. Palest. c. 5.

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Euseb. de Mart. Palest. c. 13.

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August. Collat. Cartag. Dei III. c. 13. ap. Tillemont Mem. Eccles. Tom. V. part. I. p. 46. La controversia co' Donatisti ha sparso qualche luce, quantunque forse parziale, sull'istoria della Chiesa Affricana.

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Eusebio (de Martyr. Palest. c. 13) chiude la sua narrazione assicurandoci, che questi sono i Martirj, che avvennero nella Palestina in tutto il corso della persecuzione.


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