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piena di sangue essere stata contaminata, non la sola terra, ma l'aria stessa. Tal'è il linguaggio iperbolico dell'Ennotico.
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Vedi la Cronica di Vittore Tunninense, nelle Lezioni antiche di Canisio, ristampate da Basnagio (t. 1, p. 326.)
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L'Ennotico è stato trascritto da Evagrio, (l. III, c. 13) e tradotto da Liberato (Brev. c. 18). Pagi (Critica, t. II, p. 411), ed Assemani (Bibl. orient. t. I, p. 343), non ci vedeano eresia di sorta; ma Petavio (Dogm. Theolog. t. V, l. I, c. 13, p. 40) si è fatta lecita una assai strana asserzione, dicendo, Calcedonensem ascivit. Un suo nemico potrebbe dargli l'accusa di non aver mai letto l'Ennotico.
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Vedi Renaudot (Hist. Patriarch. Alex. p. 123, 131, 145, 195, 247). Furono riconciliati da Marco I (A. D. 799-819) il quale promosse i Capi ai vescovadi di Atribis e di Talba, forse Tava, (Vedi d'Anville p. 87) e supplì alla mancanza dei Sacramenti che non erano stati conferiti in una Ordinazione episcopale.
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De his quos baptisavit, quos ordinavit Acacius, maiorum traditione confectam et veram, praecipue religiosae sollicitudini congruam praebemus sine difficultate medicinam. (Gelasio in epist. 1 ad Euphemium. Conc. t. V, p. 286). La proferta d'una medicina prova la malattia, e molti saran periti, prima che arrivasse il medico Romano. Tillemont medesimo (Mém. ecclés. t. XVI, p. 372, 642, etc.) è nauseato dal naturale orgoglio e poco caritatevole dei Papi; presentemente son contenti, egli dice, d'invocar S. Flaviano d'Antiochia e S. Elia di Gerusalemme ec. a cui quando eran viventi ricusavan la comunione. Ma il cardinal Baronio sta saldo e duro come la rupe di S. Pietro.
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Se ne cancellarono i nomi dal dittico della Chiesa: ex venerabili diptycho, in quo piae memoriae transitum ad coelum habentium episcoporum vocabula continentur. (Concil. t. IV, p. 1846). Questo registro ecclesiastico equivaleva dunque al libro della vita.
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Petavio (Dogmat. Theolog. t. V, l. V, c. 2, 3, 4, p. 217-225), e Tillemont (Mém. ecclés. t. XIV, p. 713, etc. 799), ci danno la storia e la dottrina del Trisagion; nei dodici secoli che passarono fra Isaia e il giovanetto S. Proculo, che fu rapito in Cielo alla presenza del vescovo e del popolo di Costantinopoli, era stato ben perfezionato questo Inno. Intese il giovanetto queste parole dalla bocca degli angeli. «Santo Dio! Santo forte! Santo immortale!»
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Pietro Gnafeo, il Gualchieraio, (mestiere ch'egli facea nel suo monastero) patriarca d'Antiochia. La sua noiosa storia si discute lungamente negli annali di Pagi (A. D. 477-490), e in una dissertazione del signor di Valois sulla fine del suo Evagrio.
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I cenni che si riferiscono alle turbolenze accadute sotto il regno d'Anastasio si trovano sparsi qua e là nelle Croniche di Vittore, di Marcellino e di Teofane. L'ultima non era pubblicata al tempo di Baronio; il Pagi, suo censore, è più copioso e più esatto nelle citazioni.
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Tali erano i gridi di una truppa di Monaci tumultuanti, e sediziosi, disapprovati dai veri Cristiani, che amano la pace, e che sono obbedienti ai loro Sovrani. (Nota di N. N.)
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I veri seguaci di Cristo, Dio di Pace, disapprovano queste guerre, queste ribellioni, e questi massacri promossi da monaci, e da preti, che si scostarono intieramente dalle massime cristiane le quali insegnano doversi usare la persuasione, e non la forza, ed aver sempre tolleranza ed amore. (Nota di N. N.)
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I fatti generali della storia dal Concilio di Calcedonia sino alla morte d'Anastasio sono registrati nel Breviario di Liberato (c. 14-19), nel secondo e terzo libro di Evagrio, nell'estratto dei due libri di Teodoro Lettore, negli Atti dei Sinodi e nella Epistole de' Papi (Concil. t. V). Le particolarità successive si trovano con qualche confusione nei tomi decimoquinto e decimosesto delle Mém. ecclés. del Tillemont. Io debbo qui prender commiato da questa guida impareggiabile, la quale fa dimenticare la sua cieca divozione coi pregi eruditi, colla cura che pone nelle sue ricerche, colla veracità ed esattezza scrupolosa che osserva. Gl'impedì la morte di terminare come aveva intenzione il sesto secolo della Chiesa e dell'Impero.
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Le accuse degli aneddotti di Procopio (c. 11, 13, 18, 27, 28), colle dotte annotazioni d'Alemanno son confermate, anzi che contraddette dagli Atti dei Concilii, dal quarto libro d'Evagrio, e dalle lagnanze dell'Africano Facondo in un duodecimo libro de tribus capitalis; cum videri doctus appetit importune… spontaneis quaestionibus ecclesiam turbat. (Vedi Procopio de Bell. Goth. l. III, c. 35).
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Procopio, De Aedific. l. I, c. 6, 7, etc., passim.
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’Ος δε καθηται αφυλακτος ες επι λεσχης τινος αωρι νυκτον ομου τοις των ιερεον γερουσιν ασχετον ανακυκλειν τα Χριστιανον λογια σπουδην εχων. (Procopio, De bell. goth. l. III, c. 32). L'autore della vita di S. Eutichio (apud. Alleman. ad Procop., Arcan. c. 18) fa la stessa pittura di Giustiniano, ma coll'intenzione di lodarlo.
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Procopio che espone questi sensi saggi e moderati (De Bell. goth. l. I, c. 3), è trattato per ciò duramente nella Prefazione di Alemanno, che lo mette nella lista de' cristiani politici; sed longe verius haeresium omnium sentinas, prorsusque atheos: Atei abbominevoli, che raccomandavano d'imitare la bontà di Dio verso gli uomini (Ad. Hist. Arcan. c. 13).
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Quest'alternativa che merita attenzione è stata conservata da Giovanni Malala (t. II, p. 63, edit. di Ven. 1733), il quale è sempre più degno di fede verso la fine della sua opera: dopo aver fatto l'enumerazione dei Nestoriani e degli Eutichiani ec., ne expectent, dice Giustiniano, ut digni venia judicentur; jubemus enim ut… convicti et aperti haeretici justae et idoneae animadversioni subjiciantur. Questo editto del codice è riferito con elogio da Baronio (A. D. 527, n. 39-40).
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Vedi il carattere e le massime dei Montanisti in Mosemio, (De rebus Christ. ante Costantinum, p. 410-424).
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Sono nati i Cristiani eretici detti Montanisti da Montano loro Capo, cui si unirono Priscilla, e Massimilla che abbandonarono i loro mariti; i Montanisti erano visionarii, e fanatici oltre modo. (Nota di N. N.)
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Teofane (Chronique p. 153). Da Giovanni il Monofisita, Vescovo asiatico, ci è data una delle più autentiche testimonianze che aver si possano in questo proposito, poichè impiegato all'uopo dall'Imperatore (Assemani, Bibl. orient. t. II, pag. 85).
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Si confronti Procopio (Hist. Arcan. c. 28 e le note d'Alemanno), con Teofane (Chron. p. 190). Il Concilio di Nicea aveva commessa al Patriarca, o piuttosto agli astronomi d'Alessandria, l'annua pubblicazione della Pasqua; ed ancora oggi noi leggiamo, o piuttosto non leggiamo mai, le lettere Pasquali di S. Cirillo, di cui ne rimane un buon numero. Dopo il regno del Monofisismo in Egitto, furono i Cattolici assai impacciati da un pregiudizio tanto irragionevole, quanto quello per cui i Protestanti non han voluto per lungo tempo accettare lo stile Gregoriano.
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Vedi su la Religione e la storia dei Samaritani, l'Histoire des Juifs, del Basnagio, opera dotta e imparziale.
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Sichem, Neapoli, Naplous, ch'è la residenza antica e moderna dei Samaritani, giace in una valle fra lo sterile Ebal, il monte delle Maledizioni al Nort, e il fertile Garizim, o sia monte delle Maledizioni al Sud,