L'arte di far debiti. Ghislanzoni Antonio
tributi a questo idolo abbagliante. – I banchieri di Lord Boldegrits sono in ritardo – presto! – offritegli una bagatella di trentamila lire tanto chʼegli non rimanga, Lord Boldegrits, in diffetto di spiccioli! – Lord Boldegrits ha perduto una somma enorme sulla parola – a voi, buoni figli di S. Ambrogio!.. prima che passino le ventiquattro ore pensate a fornirgli lʼoccorrente – per adempiere aʼ suoi impegni dʼonore… Lord Boldegrits vi rimetterà una cambiale pagabile dappertutto a vista dʼorbo – e frattanto somministrerà degli a conti segreti a vostra moglie… ed anche, se più vi piace, sposerà vostra figlia nel prossimo mese che non ha mai da venire…
Come sia finita la storia di Lord Boldegrits è assai facile immaginarlo a qualunque sia mediocremente dotato di spirito puffustico. – Lord Boldegvits, dopo la villeggiatura fu condotto a Milano fra le ovazioni e le feste deʼ suoi ospiti milionarii – egli rimase nella città di S. Ambrogio fino allo sparire del dicembre – e la sera di Santo Stefano, dppo essersi accapparrato collʼultimo puff un palco di prima fila per assistere alla solenne inaugurazione del teatro alla Scala, parti durante il secondo atto dellʼopera… per regioni inesplorabili. – Due mesi dopo si diceva in Milano che Lord Boldegrits aveva puffato ai suoi numerosi ammiratori la somma complessiva di lire duecentomila. – Non sʼè ancora detto sʼegli abbia fino ad ora pagati gli interessi del cospicuo capitale.
Io vi ho dato un esempio di vittima collettiva; vi ho dimostrato come la efficienza del puffista di prima categoria possa esercitarsi contemporaneamente sopra molti individui, e conquistare delle città, delle intere provincie con poche mosse strategiche.
I puffisti di seconda e terza classe debbono andare più cauti nelle loro operazioni. Concesso ai primi di attaccare contemporaneamente quattro o cinque individui; ma al momento decisivo, al punto culminante della lotta, io li consiglio a voler imitare il ben riuscito stratagemma di quellʼultimo Orazio, il quale, rimasto solo a combattere i tre avversarii Curiazii, trovò modo, lʼuno dellʼaltro discostando, di vincerli tutti.
Il puffista di terza classe, quello che è chiamato a rappresentare il partito moderato della specie, non deve mirare che ad un solo individuo, e in quello concentrare tutte le facoltà della sua mente, a quello dirigere tutti gli sforzi della sua volontà. Ai timidi, ai prudenti, che si tengono paghi dei piccoli trionfi, noi daremo alcune norme infallibili per la buona scelta della vittima, indicando al tempo stesso le maniere più acconcie dʼimpadronirsene e di cavarne il miglior vantaggio possibile.
Abbiamo detto più sopra che ogni individuo della specie umana, il quale non appartenga alla categoria dei nullatenti, può divenire una vittima del puff!
A tale proposito io vi esporrò delle massime generali, che a taluni, ai meno versati nella gran scienza, sembreranno paradossi.
Lʼavaro più facilmente si lascia puffare che non il prodigo – lʼoblio di questo principio produce ordinariamente dei crudeli disinganni negli inesperti e mal consigliati puffisti!
Il fenomeno si spiega facilmente. – Al prodigo avviene di raro di trovarsi in possesso di denaro superfluo – e quando ciò gli avvenga, egli non è mai padrone dei proprii tesori, in quanto i suoi istinti liberali lo traggano a permutarli inconsideratamente in gozzoviglie e diletti. – Voi non avete tempo di scoprire le sue ricchezze, dʼideare il vostro piano di attacco, che già il prodigo si trova allʼasciutto, in neccessità di dover puffare anzichè in condizione da essere puffato!
Il caso contrario si verifica nellʼavaro. Questi i suoi tesori accumula ed accarezza – nel contemplare le proprie dovizie, nel moltiplicarle, è riposto il segreto della sua felicità. Quando voi vi accingete a scavare in codesta miniera, avete per voi la certezza chʼessa racchiude dellʼoro. Questo è un dato positivo sul quale potete contare. Che importa se lo scrigno è serrato a doppio chiavistello, se lʼoro è sprofondato in una bolgia di ferro? – Quel medesimo istinto di cupidigia pel quale fu indotto lʼavaro ad ammassare, a seppellire tante dovizie, quel medesimo istinto vi fornirà la chiave per aprire lo scrigno di lui. Fatevi avaro collʼavaro, e i suoi tesori vi apparterranno. – Vi narrerò, a tale proposito, una breve storiella. Essa varrà meglio di qualsivoglia argomento a dimostrarvi quanto ci sia di vero nella sentenza da me esposta.
Nellʼanno 1849 io mi trovava a Parigi, dove esercitavo sopra amplissimo campo la mia grande arte.
In sul finire di marzo, venne a trovarmi un antico collega di università, un puffista di terza categoria, ma dotato, per le piccole guerriglie, di un acume infallibile e di una tenacità di propositi degna di maggiori fortune. – Quel povero amico mi si presentò allʼHôtel des étrangers, dovʼero alloggiato, in abito alquanto dimesso; mi narrò dʼaver consumato dietro una sottana un patrimonio di ottomila franchi guadagnato a Lion colle sue piccole industrie (puffistiche). – Mi chiese cinque lire, promettendomi la restituzione per una delle… domeniche… prossime. – Ordinai al garzone dellʼHôtel di versare nelle mani dellʼamico quellʼatomo di moneta spicciola – e poi – stringendogli la mano, – gli domandai con quali intenzioni si fosse recato a Parigi.
– Per continuare il mio piccolo commercio, rispose quegli sorridendo.
– Già… cʼintendiamo…! il commercio dei piccoli puff! E tu briccone hai voluto incominciare da me…
– Dal mio primo maestro… dallʼuomo, a cui debbo quelle prime nozioni…
– Con quegli abiti indosso, con quel redingot cascante e sbottonato, con quegli scarponi da montanaro, a Parigi non riuscirai a nulla. Io ti ho detto più volte che il primo anello della interminabile catena dei puff vuol essere battuto nella bottega di un sarto… Pensa dunque ad abbigliarti un poʼ meglio… ovvero… senti, briccone! pensiamo un poco…! voglio fare anchʼio qualche piccolo sacrifizio per un fratello… Gli abiti non mi costano nulla; i tailleurs delle loro maestà gli imperatori dʼAstria e del gran Mogol mi hanno fornito la guardaroba a prezzo… di affezione. – Vuoi tu approfittare di un abito completo da soirée che ha implorato questa mattina gli onori della mia anticamera…?
– Unʼabito da soirée! – rispose con una smorfia sardonica il mio piccolo puffista– ma ti pare?.. questi non sono istromenti da par mio… Io lavoro assai meglio col mio rèdingot sdruscito e i miei grossi scarponi!
Io mi sentii umiliato da quella risposta, e da quel fare derisorio – e collo sguardo sollecitavo una spiegazione.
– Tu devi sapere, – rispose lʼamico indovinando la mia curiosità – tu devi sapere che io ho già trovato a Parigi la mia vittima– intendiamoci – la mia piccola vittima!– un vecchio usuraio romagnolo, il quale, dopo aver servito per ventidue anni il governo del papa in qualità di secondino, e poi in qualità di custode delle carceri ad Ancona, essendo riuscito a metter assieme coʼ suoi risparmii un capitale di circa quattordicimila lire, è venuto a Parigi tutto solo onde intraprendere qualche speculazione sicura. Tu non puoi immaginare quando taccagno e sordido colui sia. Da circa ventʼanni porta in capo un cilindro rossiccio chʼegli dice aver ereditato da suo zio – la sua marsina è rasa come il mento dʼun canonico, sudicia e cascante come una vecchia ragnatela piovuta dal camino. – Non puoi credere quanto io fossi desolato lʼaltro ieri nel dovermi presentare a lui con questo rèdingot che ai tuoi occhi apparisce cosi modesto! Quante storie ho dovuto contargli… quante favole, perchè il mio lusso non lʼadombrasse! Memore delle tue lezioni, io so che il segreto del mio successo deve consistere nel gareggiare di pitoccheria, di sordidezza con quello sporco animale!
– Mio bravo e degno scolaro!… Ma sentiamo cosa hai fatto… e cosa intendi fare?
– Lʼaltro giorno, per esempio, lʼho invitato a pranzo…
– Cattivo principio!.. Un avaro profitta volentieri dei pranzi altrui, ma al tempo stesso concepisce il massimo disprezzo per chi usa la cortesia di invitarlo… Per ogni boccone chʼegli inghiotte, non può che ripetere in cuor suo: questo imbecille mi fa le spese della giornata… si può essere più bestia?.. dar da mangiare ad un altro!
– Io sapeva che il mio romagnolo avrebbe avuto questo pensiero… Ma io aveva