Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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gli va dietro: e come t'avicini

      a quella rocca sì ch'ella si scopra,

      dàgli la morte; né pietà t'inchini

      che tu non metta il mio consiglio in opra.

      Né far ch'egli il pensier tuo s'indovini,

      e ch'abbia tempo che l'annel lo copra;

      perché ti spariria dagli occhi, tosto

      ch'in bocca il sacro annel s'avesse posto. —

75

      Così parlando, giunsero sul mare,

      dove presso a Bordea mette Garonna.

      Quivi, non senza alquanto lagrimare,

      si dipartì l'una da l'altra donna.

      La figliuola d'Amon, che per slegare

      di prigione il suo amante non assonna,

      caminò tanto, che venne una sera

      ad uno albergo, ove Brunel prim'era.

76

      Conosce ella Brunel come lo vede,

      di cui la forma avea sculpita in mente:

      onde ne viene, ove ne va, gli chiede;

      quel le risponde, e d'ogni cosa mente.

      La donna, già prevista, non gli cede

      in dir menzogne, e simula ugualmente

      e patria e stirpe e setta e nome e sesso;

      e gli volta alle man pur gli occhi spesso.

77

      Gli va gli occhi alle man spesso voltando,

      in dubbio sempre esser da lui rubata;

      né lo lascia venir troppo accostando,

      di sua condizion bene informata.

      Stavano insieme in questa guisa, quando

      l'orecchia da un rumor lor fu intruonata.

      Poi vi dirò, Signor, che ne fu causa,

      ch'avrò fatto al cantar debita pausa.

      CANTO QUARTO

1

      Quantunque il simular sia le più volte

      ripreso, e dia di mala mente indici,

      si trova pur in molte cose e molte

      aver fatti evidenti benefici,

      e danni e biasmi e morti aver già tolte;

      che non conversiam sempre con gli amici

      in questa assai più oscura che serena

      vita mortal, tutta d'invidia piena.

2

      Se, dopo lunga prova, a gran fatica

      trovar si può chi ti sia amico vero,

      ed a chi senza alcun sospetto dica

      e discoperto mostri il tuo pensiero;

      che de' far di Ruggier la bella amica

      con quel Brunel non puro e non sincero,

      ma tutto simulato e tutto finto,

      come la maga le l'avea dipinto?

3

      Simula anch'ella; e così far conviene

      con esso lui di finzioni padre;

      e, come io dissi, spesso ella gli tiene

      gli occhi alle man, ch'eran rapaci e ladre.

      Ecco all'orecchie un gran rumor lor viene.

      Disse la donna: – O gloriosa Madre,

      o Re del ciel, che cosa sarà questa? —

      E dove era il rumor si trovò presta.

4

      E vede l'oste e tutta la famiglia,

      e chi a finestre e chi fuor ne la via,

      tener levati al ciel gli occhi e le ciglia,

      come l'ecclisse o la cometa sia.

      Vede la donna un'alta maraviglia,

      che di leggier creduta non saria:

      vede passar un gran destriero alato,

      che porta in aria un cavalliero armato.

5

      Grandi eran l'ale e di color diverso,

      e vi sedea nel mezzo un cavalliero,

      di ferro armato luminoso e terso;

      e vêr ponente avea dritto il sentiero.

      Calossi, e fu tra le montagne immerso:

      e, come dicea l'oste (e dicea il vero),

      quel era un negromante, e facea spesso

      quel varco, or più da lungi, or più da presso.

6

      Volando, talor s'alza ne le stelle,

      e poi quasi talor la terra rade;

      e ne porta con lui tutte le belle

      donne che trova per quelle contrade:

      talmente che le misere donzelle

      ch'abbino o aver si credano beltade

      (come affatto costui tutte le invole)

      non escon fuor sì che le veggia il sole.

7

      – Egli sul Pireneo tiene un castello

      (narrava l'oste) fatto per incanto,

      tutto d'acciaio, e sì lucente e bello,

      ch'altro al mondo non è mirabil tanto.

      Già molti cavallier sono iti a quello,

      e nessun del ritorno si dà vanto:

      sì ch'io penso, signore, e temo forte,

      o che sian presi, o sian condotti a morte. —

8

      La donna il tutto ascolta, e le ne giova,

      credendo far, come farà per certo,

      con l'annello mirabile tal prova,

      che ne fia il mago e il suo castel deserto;

      e dice a l'oste: – Or un de' tuoi mi trova,

      che più di me sia del viaggio esperto;

      ch'io non posso durar: tanto ho il cor vago

      di far battaglia contro a questo mago. —

9

      – Non ti mancherà guida (le rispose

      Brunello allora), e ne verrò teco io:

      meco ho la strada in scritto, ed altre cose

      che ti faran piacere il venir mio. —

      Volse dir de l'annel; ma non l'espose,

      né chiarì più, per non pagarne il fio.

      – Grato mi fia (disse ella) il venir tuo; —

      volendo dir ch'indi l'annel fia suo.

10

      Quel ch'era utile a dir disse; e quel tacque,

      che nuocer le potea col Saracino.

      Avea l'oste un destrier ch'a costei piacque,

      ch'era buon da battaglia e da camino:

      comperollo e partissi come nacque

      del bel giorno seguente il matutino.

      Prese la via per una stretta valle,

      con Brunello ora inanzi, ora alle spalle.

11

      Di monte in monte e d'uno in altro bosco

      giunsero


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