Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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dimostrar, se non è l'aer fosco,

      e Francia e Spagna e due diverse arene,

      come Apennin scopre il mar schiavo e il tosco

      del giogo onde a Camaldoli si viene.

      Quindi per aspro e faticoso calle

      si discendea ne la profonda valle.

12

      Vi sorge in mezzo un sasso che la cima

      d'un bel muro d'acciar tutta si fascia;

      e quella tanto inverso il ciel sublima,

      che quanto ha intorno, inferior si lascia.

      Non faccia, chi non vola, andarvi stima;

      che spesa indarno vi saria ogni ambascia.

      Brunel disse: – Ecco dove prigionieri

      il mago tien le donne e i cavallieri. —

13

      Da quattro canti era tagliato, e tale

      che parea dritto a fil de la sinopia.

      Da nessun lato né sentier né scale

      v'eran, che di salir facesser copia:

      e ben appar che d'animal ch'abbia ale

      sia quella stanza nido e tana propia.

      Quivi la donna esser conosce l'ora

      di tor l'annello, e far che Brunel mora.

14

      Ma le par atto vile a insaguinarsi

      d'un uom senza arme e di sì ignobil sorte;

      che ben potrà posseditrice farsi

      del ricco annello, e lui non porre a morte.

      Brunel non avea mente a riguardarsi;

      sì ch'ella il prese, e lo legò ben forte

      ad uno abete ch'alta avea la cima:

      ma di dito l'annel gli trasse prima.

15

      Né per lacrime, gemiti o lamenti

      che facesse Brunel, lo volse sciorre.

      Smontò de la montagna a passi lenti,

      tanto che fu nel pian sotto la torre.

      E perché alla battaglia s'appresenti

      il negromante, al corno suo ricorre:

      e dopo il suon, con minacciose grida

      lo chiama al campo, ed alla pugna 'l sfida.

16

      Non stette molto a uscir fuor de la porta

      l'incantator, ch'udì 'l suono e la voce.

      L'alato corridor per l'aria il porta

      contra costei, che sembra uomo feroce.

      La donna da principio si conforta;

      che vede che colui poco le nuoce:

      non porta lancia né spada né mazza,

      ch'a forar l'abbia o romper la corazza.

17

      Da la sinistra sol lo scudo avea,

      tutto coperto di seta vermiglia;

      ne la man destra un libro, onde facea

      nascer, leggendo, l'alta maraviglia:

      che la lancia talor correr parea,

      e fatto avea a più d'un batter le ciglia;

      talor parea ferir con mazza o stocco,

      e lontano era, e non avea alcun tocco.

18

      Non è finto il destrier, ma naturale,

      ch'una giumenta generò d'un Grifo:

      simile al padre avea la piuma e l'ale,

      li piedi anteriori, il capo e il grifo;

      in tutte l'altre membra parea quale

      era la madre, e chiamasi ippogrifo;

      che nei monti Rifei vengon, ma rari,

      molto di là dagli aghiacciati mari.

19

      Quivi per forza lo tirò d'incanto;

      e poi che l'ebbe, ad altro non attese,

      e con studio e fatica operò tanto,

      ch'a sella e briglia il cavalcò in un mese:

      così ch'in terra e in aria e in ogni canto

      lo facea volteggiar senza contese.

      Non finzion d'incanto, come il resto,

      ma vero e natural si vedea questo.

20

      Del mago ogn'altra cosa era figmento,

      che comparir facea pel rosso il giallo;

      ma con la donna non fu di momento,

      che per l'annel non può vedere in fallo.

      Più colpi tuttavia diserra al vento,

      e quinci e quindi spinge il suo cavallo;

      e si dibatte e si travaglia tutta,

      come era, inanzi che venisse, istrutta.

21

      E poi che esercitata si fu alquanto

      sopra il destrier, smontar volse anco a piede,

      per poter meglio al fin venir di quanto

      la cauta maga istruzion le diede.

      Il mago vien per far l'estremo incanto;

      che del fatto ripar né sa né crede:

      scuopre lo scudo, e certo si prosume

      farla cader con l'incantato lume.

22

      Potea così scoprirlo al primo tratto,

      senza tenere i cavallieri a bada;

      ma gli piacea veder qualche bel tratto

      di correr l'asta o di girar la spada:

      come si vede ch'all'astuto gatto

      scherzar col topo alcuna volta aggrada;

      e poi che quel piacer gli viene a noia,

      dargli di morso, e al fin voler che muoia.

23

      Dico che 'l mago al gatto, e gli altri al topo

      s'assimigliar ne le battaglie dianzi;

      ma non s'assimigliar già così, dopo

      che con l'annel si fe' la donna inanzi.

      Attenta e fissa stava a quel ch'era uopo,

      acciò che nulla seco il mago avanzi;

      e come vide che lo scudo aperse,

      chiuse gli occhi, e lasciò quivi caderse.

24

      Non che il fulgor del lucido metallo,

      come soleva agli altri, a lei nocesse;

      ma così fece acciò che dal cavallo

      contra sé il vano incantator scendesse:

      né parte andò del suo disegno in fallo;

      che tosto ch'ella il capo in terra messe,

      accelerando il volator le penne,

      con larghe ruote in terra a por si venne.

25

      Lascia all'arcion lo scudo, che già posto

      avea ne la coperta, e a piè discende

      verso la donna che, come reposto

      lupo alla macchia il capriolo, attende.

      Senza


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