Schiava, Guerriera, Regina . Морган Райс
contro la superficie del vecchio tavolo in legno bruciacchiato.
L’uomo scosse la testa, chiaramente impensierito.
“Cosa c’è?” chiese lei.
Il fabbro alzò gli occhi pieni di preoccupazione.
“Tra tutti i giorni che aveva per ammalarsi,” mormorò.
“Bartolomeo?” chiese Ceres vedendo che il giovane porta spade dei combattenti non era lì come al solito, in frenetica preparazione delle ultime armi prima degli allenamenti.
Il fabbro smise di martellare e la guardò con espressione seccata, aggrottando le folte sopracciglia.
Scosse la testa.
“E tra tutti i giorni di allenamento, tra tutti i giorni,” disse, “non un giorno qualsiasi.” Buttò la lama sui carboni ardenti nella fornace e si asciugò la fronte gocciolante con la manica della tunica. “Oggi i reali si alleneranno insieme ai combattenti. Il re ha scelto dodici membri della famiglia reale che si alleneranno per le Uccisioni. Tre vi parteciperanno.”
Ceres capì la sua preoccupazione. Era sua responsabilità rifornire i porta armi, e se non lo faceva il suo lavoro non era in linea. Centinaia di fabbri sarebbero stati felicissimi di prendere il suo posto.
“Il re non sarà felice con un porta armi di meno,” disse lei.
L’uomo appoggiò le mani sulle grosse gambe e scosse la testa. Proprio in quel momento entrarono due soldati dell’Impero.
“Siamo qui per prendere le armi,” disse uno guardando Ceres accigliato.
Anche se non era vietato, sapeva che era seccato che ci fosse una ragazza che lavorava tra le armi, un settore da uomini. Ma si era abituata ai commenti beffardi e alle occhiate di odio la maggior parte delle volte che aveva fatto consegne a palazzo.
Il fabbro si alzò in piedi e andò verso tre secchi di legno pieni di armi, tutte pronte per gli incontri.
Trovate qui il resto delle armi che il re ha richiesto per oggi,” disse il fabbro ai soldati.
“E il porta armi?” chiese uno di essi.
Quando il fabbro aprì bocca per parlare, a Ceres venne un’idea.
“Sono io,” disse con il petto gonfio per l’emozione. “Sono la sostituta oggi, fino a che Bartolomeo non tornerà.”
I soldati dell’Impero la guardarono per un momento stupiti.
Ceres strinse le labbra e fece un passo avanti.
“Lavoro con mio padre e con il palazzo da una vita, producendo spade, scudi e ogni genere di arma,” disse.
Non sapeva da dove le venisse quel coraggio, ma si alzò in piedi e guardò i soldati negli occhi.
“Ceres…” disse il fabbro lanciandole un’occhiata pietosa.
“Mettetemi alla prova, disse rinforzando la propria determinazione e volendo che testassero le sue abilità. “Non c’è nessuno oltre a me che possa prendere il posto di Bartolomeo. E se oggi vi manca un porta armi, il re non potrebbe arrabbiarsi parecchio?”
Non ne era certa, ma immaginava che i soldati dell’Impero e il fabbro avrebbero fatto quasi ogni cosa per fare felice il re. Soprattutto quel giorno.
I soldati dell’Impero guardarono il fabbro e loro ricambiarono lo sguardo. Il fabbro rimase un momento a pensare. Alla fine annuì. Posò una valanga di armi sul tavolo e le fece cenno di andare avanti.
“Allora facci vedere, Ceres,” le disse facendole l’occhiolino. “Conoscendo tuo padre, probabilmente ti ha insegnato qualsiasi cosa.
“E anche di più,” disse Ceres sorridendo dentro.
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