Saluta Il Mio Cuore Con Un Bacio. Dawn Brower
meravigliosa. Ora invece…l’addolorava il dover affrontare tutti loro. La stavano già giudicando e non era nemmeno uscita completamente di casa. Lisanna girò l’angolo quando Vicky portò le braccia al collo di Sullivan.
“Sei così altruista” gli disse Vicky. “Non so se sarei in grado di essere così caritatevole”. Lisanna strinse i denti. Era troppo. Non poteva restare ad ascoltare ancora. Quando li raggiunse vide che la ragazza di Sullivan fissava nella sua direzione. Le labbra di Vicky erano incurvate verso l’alto, come a prenderla in giro. “Non dovresti perdere il tuo tempo con una ragazza così”.
“Io…” cominciò Sullivan, e poi scosse il capo. “Forse hai ragione, ma è come una sorella per me. Certo, non può rimpiazzare Daniella”. Fece spallucce. “Immagino che mi piaccia, ed è una mia scelta”.
Una sorella? Il cuore di Lisanna perse un battito a quelle parole. Si era resa conto che la sua cotta per lui era futile, ma quelle parole l’avevano colpita al cuore, facendola crollare in pezzi. Non l’aveva mai vista come nient’altro che una ragazzina.
Non c’entrava nemmeno la loro differenza d’età. Non proprio. Era cresciuto con lei e l’aveva ritenuta una specie di rimpiazzo per la sorella che aveva perso. Non era più in grado di recarsi dove si trovava il gruppo…si voltò e si diresse all’appartamento.
Il pomeriggio sarebbe stato migliore se l’avesse trascorso a leggere, piuttosto che a sbavare su un maschio che non avrebbe mai avuto. Alcuni sogni si spengono più in fretta di altri. Era ora di concentrare le proprie energie su qualcosa di più raggiungibile dell’amore di Sullivan Brady. Lui non se la meritava, e tristemente, non avrebbe mai scoperto che cosa si perdeva. Lisanna non gli avrebbe più concesso il proprio tempo.
“Peggio per te” sussurrò. “Un giorno ti renderai conto di quanto sono fantastica, e sarà stata una tua perdita”. Una donna forte guardava una sfida negli occhi e le faceva l’occhiolino. Un giorno sarebbe stata quel tipo di donna, e quando avrebbe fatto l’occhiolino a Sullivan Brady, lui si sarebbe inginocchiato implorandola di essere sua. Poi lei gli avrebbe riso in faccia ed avrebbe detto, “dopo tutto, non posso stare con un uomo che vedo come un fratello”. Il sogno l’aveva fatta sentire bene, nonostante racchiudesse una percentuale di impossibilità, lei si attaccava ad esso mentre si asciugava le lacrime.
Quattro anni più tardi…
Sullivan Brady passeggiava lungo la strada, si stava dirigendo verso un locale dove avrebbe incontrato alcuni amici. Aveva terminato gli esami e si sarebbe laureato qualche settimana più tardi. Aveva ottenuto il Master in Business Administration ed era il primo della sua classe. Quando era tornato a casa aveva trovato impiego alla Brady Blue, e poco dopo avrebbe preso il posto di suo padre. Era stato preparato per essere Amministratore Delegato della compagnia da anni—qualcosa che aveva sempre desiderato. La posizione manageriale inferiore era una formalità. Suo padre voleva che prima facesse un po’ d’esperienza, e qualche anno dopo sarebbe subentrato a lui. A Sullivan quel piano andava bene. Non era ancora pronto per gestire una compagnia. In questo modo avrebbe avuto più tempo per apprendere come venivano gestiti gli affari. Non c’era niente che gli piacesse di più del tempo che si era ritagliato per divertirsi.
“Sully” lo chiamò un amico. “Era ora!”
Si voltò verso la voce che l’aveva chiamato, e trovò Aaron che gli faceva cenno di raggiungerlo. Erano migliori amici dall’università. Entrambi avevano frequentato degli atenei di New York—la Columbia per Sullivan e la NYU per Aaron. Aveva dato loro l’occasione di crescere, eppure potevano comunque affidarsi uno all’altro. La ragazza di Aaron, Sienna, sedeva accanto a lui e stava sorseggiando un drink.
Sullivan si diresse al loro tavolo. Al momento non frequentava nessuno e voleva divertirsi il più possibile. Adorava la propria libertà, e tremava al pensiero di essere vincolato ad una sola donna. Aaron aveva Sienna, ed era fantastico—per lui. Sullivan, d’altra parte, preferiva esplorare tutte le opzioni prima di onorare un impegno. In verità non era completamente certo di essere in grado di sostenere una relazione a lungo termine. Voleva fare troppe cose. Dopo la laurea era ritornato a casa ed aveva delle responsabilità. Questa era una serata che sperava di ricordare per sempre.
“Come mai ci hai messo così tanto?” domandò Aaron.
“Mi hanno chiamato i miei genitori” disse. “Volevano chiedermi come pensassi di essere andato agli esami, e sono restato un po’ al telefono con loro”.
Si preoccupavano per lui, e non poteva far loro una colpa. Dopo aver perso Daniella l’avevano viziato, forse più di quanto avrebbero dovuto. Lui non si era opposto perché aveva compreso la loro sofferenza, perdere Daniella era stato traumatico anche per lui. Non riusciva ad immaginare come sarebbe stato perdere un figlio. Era uno dei motivi per il quale non aveva intenzione di sposarsi o avere dei bambini. Non riusciva a reggere il pensiero di perdere qualcuno di caro.
“Vado a prendermi un drink” disse Sullivan. “Volete qualcosa?”
Aaron scosse il capo. “No, io no”. Si voltò verso Sienna. “Vuoi qualcosa, piccola?”
“Sì” rispose la ragazza. “Potresti prendermi uno slippery nipple?”
Sullivan le fece l’occhiolino e rispose in tono stuzzicante, “non credo che al tuo ragazzo piacerebbe”.
“Ah ah” disse. “Intendevo lo shot, e lo sai”.
Lo sapeva, ma non poteva fare a meno di scherzare con lei. “Mi spezzi il cuore” disse portandosi la mano al petto. “Che cos’ha questo fesso che io non ho?”
“Fedeltà e monogamia” ribatté.
“Mi offendi” rispose con fare sconcertato. “Sono perfettamente in grado di essere fedele”. Non c’era persona più fedele di lui nei confronti di coloro a cui teneva. “E sono capace di essere monogamo—una notte alla volta”. Fece spallucce. “Forse anche più di una se è concesso”.
Sienna emise una risata nasale e scoppiò a ridere allo stesso momento. Era strano da vedere. Alzò la mano e disse, “solo tu, Sully, sei in grado di dire qualcosa del genere con un’espressione seria. Va a prendere il mio drink. Prendi un slippery nipples per tutti noi. Facciamo un brindisi”.
Le rivolse un ghigno e si voltò dirigendosi verso il bar. Sienna era gradevole e rendeva felice Aaron. Forse un giorno si sarebbero sposati ed avrebbero avuto un branco di bambini. Si augurava il meglio per loro, ma quelle vita non era per lui. Il bar era affollato ed era servito da due bariste. Una stava si stava occupando dei clienti, mentre l’altra era girata di spalle. Aveva lunghi capelli ramati che cadevano in onde sensuali. Le ciocche s’interrompevano al suo sedere, e che bel sedere. Un paio di jeans neri complimentavano tutte le sue curve. Sullivan voleva vedere se il suo viso fosse ugualmente bello. Girati, per favore. Attese con ansia che la barista si voltasse verso di lui, e quando lo fece, rimase senza fiato. Era bellissima. I suoi occhi erano come la cioccolata calda, e quelle ciocche rosse incorniciavano il suo delizioso viso a forma di cuore. Le sue labbra erano piene e tinte di rosso rubino. Ma questa donna sarebbe sempre stata off limits per lui.
“Sullivan Brady in carne ed ossa” disse. L’angolo della sua bocca s’incurvò in alto. “Che cosa ti porta qui?”
Non la vedeva da anni. Dopo essersi diplomata alle superiori si era trasferita dalla loro città natale. “Lisanna” disse più educatamente che poteva. Era ancora attratto da lei, e deluso dal fatto che non fosse una ragazza con cui divertirsi. Faceva parte della sua famiglia allargata, e teneva a lei. Sullivan non aveva mai avuto un’avventura con una donna per la quale provava qualche tipo di sentimento. Le rendeva sempre proibite.
“Non chiamarmi così” lo rimproverò lei. “Non sono più una bambina”.
Sullivan fece convergere le sopracciglia. “Allora come ti chiamo?” ribatté; era molto diversa dalla ragazza che si ricordava. Nel corso degli anni era diventata una donna sexy che voleva baciare con passione, e farle anche molto di più.
“Lana” rispose lei con fare quasi sensuale. “Non so che farmene di chi