Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae. Brenda Trim

Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae - Brenda Trim


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i poteri di cui era dotato il popolo di Ryker.

      Parte del potere del Re e della Regina Fae manteneva l’equilibrio all’interno del reame, sia fra le specie che fra i vari individui. Sua madre gli aveva spiegato che ogniqualvolta qualcuno lasciava che il proprio potere prendesse il sopravvento, il Re interveniva e rimetteva il soggetto in riga. La loro mera presenza nel regno apportava qualcosa che stabilizzava l’intera specie.

      Ciò ebbe fine con la morte del Re e della Regina, quando la popolazione ne risentì emotivamente e venne generato così tanto caos da permettere agli umani di subentrare e prendere il controllo del reame dei Fae.

      Inizialmente così tanto potere risultò difficile da controllare per la maggior parte degli esseri sovrannaturali, specialmente per i Fae. Questi ultimi rappresentavano infatti una specie passionale, in ogni aspetto. Ryker aveva sentito sua madre lamentarsi un migliaio di volte della piega presa dall’Accademia, la donna contestava infatti il concetto che lo scopo principale della scuola fosse di assistere i Fae a controllare i propri poteri—gli umani avevano rovinato ciò che aveva creato il Re Oberon.

      Ryker aveva compreso esattamente ciò che intendeva sua madre in base al numero di volte in cui i suoi nuovi amici non erano stati in grado di vederlo, o tutte le occasioni in cui si era svegliato sporco come se avesse fatto il bagno nello stagno accanto alla macelleria dove lavorava sua madre. Non aveva inteso esattamente lo scopo della scuola, ma gli era chiara la parte sul controllo.

      Ai suoi coinquilini continuavano ad accadere diverse cose, ma Ryker notò certi aspetti che lo resero confuso. Non era ancora sicuro di quali fossero i propri poteri. Anche i professori che avevano effettuato la sua valutazione erano rimasti perplessi, quindi l’avevano assegnato alla lega dell’aria.

      Sembrava aver dimostrato molte abilità associate con i Fae che controllavano l’aria. Non era certo di come sentirsi al riguardo. Aveva visto molto poco circa l’abilità di manipolare i pensieri o i sogni, o comunicare direttamente con qualcuno tramite la mente. Insieme ad altri poteri della mente.

      Ryker non vedeva l’ora di apprendere di più riguardo ciò che fosse in grado di fare la propria mente, ma allo stesso tempo era attratto dalla lega del fuoco. Il modo in cui la rabbia si accendeva in lui, oltre alla propria tendenza a dare inizio alle liti sembravano lasciar intendere che il fuoco fosse il suo elemento. Tali impulsi spiccavano rispettato alle altre sue abilità.

      Ogni Fae era dotato di abilità base. Si trattava di una ragione per cui Ryker non era ancora sicuro della voracità dei pregiudizi di sua madre circa gli umani. Gli umani non vivevano tanto a lungo quanto i Fae. Inoltre non erano dotati di forza e udito superiore. Non guarivano velocemente tanto quanto loro.

      I Fae erano inoltre in grado di mascherare il proprio aspetto fino ad un certo punto. Potevano amplificare le abilità che possedevano in misura ridotta, e coloro i quali erano dotati di un certo talento nella moda avevano realizzato e messo in vendita scudi che avrebbero camuffato l’aspetto dei Fae in modo che potessero andarsene da Bramble’s Edge per cercare un altro posto dove vivere al di fuori delle baraccopoli. Per questo quindici anni prima era stata costituita una squadra di detective.

      Il padre di Eitin era un detective impiegato al confine, fermava i Fae ed i mezzo-sangue affinché non oltrepassassero il limite. Alla madre di Ryker non piaceva che fosse amico di Eitin, ma i due erano inseparabili. La donna non aveva nemmeno mai tenuto nascosto ad Eitin stesso la propria opinione.

      I due ragazzi avevano inventato un gioco secondo il quale dovevano indovinare quante volte la madre di Ryker l’avrebbe ripreso circa il fatto che i Fae non avrebbero mai dovuto sfruttare la propria abilità di percepire un altro Fae a discapito della propria specie.

      Quando Eitin aveva manifestato i propri poteri non c’era dubbio che sarebbe stato assegnato alla lega del fuoco. Ryker si chiese come sarebbe stata valutata Maurelle. Non l’aveva più vista da quando le aveva suggerito dove si trovava l’infermeria, ma non riusciva a smettere di pensare alla bellissima femmina. ‘Non metterti nei guai’ s’ammonì per la millesima volta quella settimana.

      Era una fortuna non vederla. Gli rendeva più semplice stare lontano da lei.

      La testardaggine del ragazzo gli impediva però di pensare a qualsiasi altra cosa; Ryker si chiedeva se Maurelle sarebbe stata assegnata alla lega dell’aria o del fuoco, o forse anche a quella di acqua o di terra. In base a ciò che aveva visto di lei dubitava che la ragazza fosse una Fae di terra, poiché se così fosse stato avrebbe sicuramente provocato dei terremoti o agitato dei macigni causa la sua irritazione generata dal momento in cui era stata portata all’Accademia.

      Per ragioni analoghe non era probabile che si trattasse nemmeno di un Fae d’acqua. Le guardie che l’avevano trattenuta non avevano sanguinato dagli occhi, e dall’oceano circostante non si erano levate onde anomale. Parte di lui sperava che Maurelle fosse stata assegnata alla lega dell’aria come lui, ma se così fosse stato non si era ancora presentata a lezione. Il che era positivo, si ricordò nuovamente. L’ultima cosa di cui aveva bisogno erano altri incontri imbarazzanti con la ragazza.

      Mise da parte i pensieri circa Maurelle ed il modo in cui il lutto della ragazza lo esasperava, quindi Ryker uscì dalla propria stanza applicando ogni protezione possibile alla porta. Qualcuno facente parte della propria lega non doveva essere in grado di manipolare i metalli come faceva lui, poiché si trattava di un’abilità riservata ai Fae di terra. Ryker non voleva però che qualcuno entrasse nella sua stanza in sua assenza.

      “Ehi Ryk. Stai bene? Non hai fatto colazione” commentò Daine quando lo vide. I dormitori erano situati in estesi fabbricati di cinque piani, e la pianta del loro appartamento era pensata per garantire agli occupanti molta privacy—maggiore di quanta ne avesse a casa, aspetto che rendeva l’Accademia piacevole.

      Daine non sembrava molto entusiasta di alzarsi dal divano per andare a lezione, mentre Sol e Brokk avevano già in mano i libri ed i quaderni. Le camere presenti nell’appartamento erano disposte attorno ad un living centrale, dove facevano pratica e studiavano.

      “Sì, mi sono solo addormentato” mentì sistemando i propri libri. Non era certo di potersi fidare dei propri coinquilini condividendo con loro le domande che gli frullavano in mente. I propri dubbi e le obiezioni circa l’Accademia erano diminuiti con il tempo, ma non se n’erano andati completamente.

      Sol ridacchiò e scosse il capo. “Nemmeno io volevo alzarmi alle cinque del mattino. Quel fottuto materasso è fatto di nuvole o qualcosa del genere. Non pensavo che i letti potessero essere così comodi”.

      Il volto di Ryker sicuramente nascondeva alla perfezione le emozioni caotiche del ragazzo. Quindi annuì e proseguì verso la porta. “Sicuro. Ho sempre dormito nel mio letto, e mia mamma sicuramente ci ha trascorso più tempo di me”. Possedere un letto morbido e nuovo rappresentava un lusso per la maggior parte degli abitanti.

      Ryker discese le scale ascoltando i suoi compagni parlare delle differenze fra le loro case e l’appartamento al dormitorio. Stava per intromettersi nel discorso, commentando che effettivamente il petto gli faceva meno male rispetto a quando era a casa, e gli organi funzionavano meglio grazie all’aria pulita, ma proprio in quel momento Maurelle uscì da una stanza al piano inferiore al loro.

      Vacillò e riuscì a malapena ad aggrapparsi alla ringhiera per non cadere giù dalle scale. Definirla stupenda era un eufemismo. Si era lavata ed i suoi capelli splendevano, sul suo viso non troneggiava più il pallore tipico di chi si sente male; la sua bellezza era innegabile.

      I suoi coinquilini si resero conto che era rimasto indietro, quindi si voltarono verso di lui. Ryker fece per dire qualcosa, ma Brokk l’interruppe. “Ehi Maurelle, sembri stare meglio”.

      La femmina arrossì appena e sorrise. “Grazie. Mi sento molto meglio”.

      “E wow, sei così sexy” proseguì Brokk guardandola dall’alto al basso. Ryker provò il desiderio di dargli un pugno sulla sua bella faccia. Si sarebbe trattata però di una reazione inappropriata. Avrebbe dovuto incoraggiare l’ammiccamento dell’amico in modo da non mostrare il proprio interesse per Maurelle.

      Ryker voleva però baciare quelle labbra piene e sentire ogni curva del bellissimo corpo della ragazza, ma si trattenne. “Smettila”


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