Ariion XXIII. Charley Brindley
Sedette sulla panchina e scartò il pranzo fornito dalla collettività.
“Probabilmente. Ma volevo vedere quanto ci avrebbe messo mia mamma ad accorgersi che avevo finite la mia pena.” Si sedette vicino a lui e aprì un sacchetto di carta marrone che aveva portato da casa.
Cameron rise. “Ancora non capisco perché I ragazzi non ti chiedano appuntamenti.”
“Ancora con questo discorso?”
Capitolo Tre
“Hai qualche malattia temuta? Ebola, baribari, hari-kari?” Cameron diede un morso al suo panino al burro d’arachidi. “Semplice curiosità.”
Ariion sospirò, poi si strinse nelle spalle. “Conosco la maggior parte dei miei compagni di scuola dall’asilo, e tranne che una ragazza, non hanno avuto nulla a che fare con me, se non tormentarmi.”
“Chi è la ragazza?”
“Felicia McGuire. Ha un tutore alla gamba destra perché il ginocchio non ha mia funzionato bene. Non può correre o giocare come gli altri bambini. Prova a nascondere la sua zoppia, ma non ci riesce molto.”
“E lei è la tua unica amica?”
“Già. Gli altri bambini ci chiamavano le Sorelle Paralì.’”
Lui inarcò un sopracciglio.
“Paralì, come paralitiche.”
“Tu non hai nulla che non va.”
“Look at my arm.”
La manica della blusa le scendeva sulle nocche, e aveva la mano sinistra in grembo.
“Mi sembra normale,” disse lui.
“Quando mi sono seduta un minuto fa, ho usato la mano destra per mettere la mano sinistra sul ventre.”
Cameron si chino in avanti per vedere meglio.
Ariion mosse le dita della mano sinistra. “Posso muovere le dita, ma non riesco ad afferrare nulla. Il braccio è inutile.”
“Abbiamo ripulito la spazzatura insieme per quasi tre settimane, e non me ne ero mai accorto.”
“Sono abbastanza brava a nasconderlo, ma i bambini lo sanno da anni, e non hanno mai perso l’occasione per chiamare me e Felicia ‘paralitiche.’ Adorano farsi beffe di noi, vederci piangere. Io non piango più. Felicia a volte piange ancora, quando siamo lontane dagli altri.”
Cameron deglutì e guardò un piccione posarsi sul cappello del Generale Sherman. “I bambini possono essere crudeli, ma immagino che tu lo sappia già.”
La ragazza annuì.
“Fammi dare un’occhiata al tuo braccio.”
Lei si tirò su la manica.
“Sembra normale. Cosa dice il dottore?”
“Sono stata da una dozzina di dottori. Dicono tutti la stessa cosa; non c’è nulla che non va. Vado da un terapeuta due volte a settimana per evitare l’atrofia dei muscoli, e ho una serie di esercizi da fare due volte al giorno— muovere il braccio sinistro con la mano destra. Per questo sembra normale. E’ solo che non posso muoverlo senza aiuto.”
“Qualcuno di loro ha menzionato l’emiparesi?”
“Sì, certo, uno dei dottori l’ha tirata in ballo, ma poi ha detto che non pensa sia questo il problema, perché il resto del lato sinistro del mio corpo è normale.”
“A volte affligge solo un arto, il braccio o la gamba, oppure solo un lato del volto.”
“Come fai a saperlo?” chiese.
“L’ho letto da qualche parte. Mi chiedo perché tutti quei dottori non siano riusciti a capire cosa c’è che non va.”
Lei ridacchiò.
“Cosa?”
“Ti chiedi cosa che non va nel mio braccio.”
“Infatti.”
“Non pensi che sia psicosomatico?”
“Nella tua testa? Chi lo dice?”
“I dottori numero tre, quattro e otto.”
Cameron guardò una bambina attraversare il prato, inseguendo uncocker spaniel. “Quindi questi tre dottori pensano che sia tu a non far funzionare il tuo braccio?”
“Già, pensano che io sia stramba, come mio padre.”
“Mi piacerebbe chiedere a questi dottori perché pensano che un bambino si sottoporrebbe di proposito alle prese in giro di altri bambini.”
La ragazza sorrise. “Grazie. E’ proprio ciò che volevo dire ai dottori, ma non riuscivo a mettere insieme le parole. Mi fa davvero arrabbiare quando pensano che io stia facendo finta. Soltanto un dottore ha detto a me e a mia madre qualcosa di utile. Ha detto che pensa che ci sia un qualche tipo di danno o malfunzionamento al nervo della spalla che impedisce ai muscoli di funzionare.”
“Questo ha senso,” disse Cameron, “ma il problema è che per un chirurgo è molto difficile lavorare sui nervi. Questo dottore ha detto che potrebbe guarire, col tempo?”
“Ha detto che potrebbe, perché il mio corpo è in crescita.”
“Se nei prossimi due anni non cambia nulla, converrà andare da un neurochirurgo.”
Il lunedì pomeriggi, Ariion guidò sua madre alla porta sul retro della loro casa.
“Mamma, lui è Cameron.”
“Uhm…salve.” Sua madre incrociò le braccia, osservando il trasandato estraneo.
“Come sta, signora Sanders.”
“E’ signorina Sanders, e sto bene.” Prese sua figlia per un braccio, spingendola dentro la casa. Dopo aver chiuso la porta, si avvicinò a lei. “Cosa diavolo stai facendo?”
“Mamma, non mettermi in imbarazzo. E’ un ragazzo carino.”
“Non mi sembra affatto carino,” sussurrò sua madre.
Ariion e sua madre guardarono Cameron attraverso la porta di vetro mentre si girava verso la fine del vialetto.
“Dove hai incontrato quel vecchio barbone?”
“Al parco. Faceva I servizi socialmente utili con me. E non è vecchio.”
“Oh, santo cielo! Cosa ha fatto? Sapevo che era una specie di criminale.”
“E’ stato accusato di rapina alla banca.”
“Porca miseria, Ariion. Hai portato un rapinatore a casa nostra?”
“Non è stato lui, mamma. C’è stato un errore di persona.”
La signora Sanders si avvicinò al vetro per vedere Cameron in piedi alla fine dl vialetto. “Ci scommetto.”
“Non è vecchio. Ha la tua stessa età.”
La signora Sanders guardò sua figlia, inarcando un sopracciglio.
Ariion annuì.
“Sembra che abbia cinquant’anni. Perché l’hai portato qui?” Si voltò di nuovo verso Cameron. “Tutti quei peli sul viso, e i suoi vestiti sembrano non aver mai visto l’interno di una lavatrice.”
“Abbiamo proprio bisogno di un giardiniere. Da quando hai licenziato il signor Hailey il mese scorso, questo posto sembra una giungla.”
“Non permetterò che quel barbone si aggiri sulla nostra proprietà.”
“Parla con lui solo per un minuto, mamma. Se non ti piace, tornerà al parco. Non gli ho neppure detto che forse poteva trovare lavoro; gli ho detto solo che volevo che incontrasse mia madre.” Allungò un braccio verso la maniglia. “Pensa che tu sia una persona carina, quindi non farmi fare la figura della bugiarda.”
“Santo cielo,” sussurrò la signora Sanders, “vive al parco?”
“Ehi,