Fuggi, Angelo Mio. Virginie T.
irginie T.
Fuggi, Angelo Mio
Azazel è il primo degli angeli caduti, quello al quale si rivolgono tutti quando hanno un problema. Per questo, quando il suo vecchio vicino di casa gli chiede aiuto per ospitare una donna in fuga, accetta senza esitare. Questa donna lo toccherà fin nel profondo e Azazel inizierà a sperare di poter trovare la stessa felicità che suo fratello Baraqiel ha trovato con Caytlin. Tuttavia, per riuscire a farlo, ciascuna di queste due anime tormentate dovrà fare la pace con il proprio passato
Gira in tondo, le labbra strette e la schiena dritta. Lo conosco a memoria. So che sta trattenendo le parole che muore dalla voglia di gettarmi in faccia. Bisognerebbe essere masochista per desiderare di ascoltarle. Io non lo sono affatto, ma trovo che i silenzi ed i sottintesi siano ancora più crudeli. Tuttavia, sono persuasa che una coppia possa durare solo se c'è una buona comunicazione. Come si può risolvere una situazione, se il vostro interlocutore non parla? Avete mai sentito parlare di un negoziatore che non pronunci una sola parola per sbrogliare una situazione? Ecco, è la stessa cosa.
«Parlami.»
Mi rivolge un'occhiataccia ed io sarei quasi tentata di fare marcia indietro. Tuttavia, ciò non è nel mio carattere. Non sono stata cresciuta in questo modo. Sono una combattente, non mi tiro indietro di fronte alle difficoltà, le affronto a testa alta, qualsiasi siano le conseguenze.
«Dimmi a cosa pensi.»
A forza di insistere, lui cede. O piuttosto, esplode, e la sua rabbia mi colpisce come un pugno allo stomaco.
«Ti sei licenziata! Ancora una volta! Dannazione, Mallory. Sono stufo del fatto che tu non riesca a tenerti un lavoro per più di qualche settimana, stufo di sbattermi per riuscire a tenerci a galla, quando è evidente che tu te ne freghi completamente! Pensi solo a te stessa, Mal!»
Ancora una volta gli stessi rimproveri, ormai da mesi. So di essere piuttosto incostante a un livello professionale. Sono ancora giovane e, a ventisei anni, sto ancora cercando la mia strada, faccio dei tentativi, mi sbaglio e cambio. Ma sono indecisa solo a questo riguardo. A parte questo, so cosa voglio dalla vita: un marito, dei figli, una casa. In breve, una storia alla Cenerentola come se ne vedono sulle riviste e nei romanzi d'amore. Sono nata a Manhattan ed ho vissuto lì fino ai dodici anni. Non è sempre stato facile. Sono sempre stata una bambina coraggiosa, un po' scavezzacollo ed abbastanza ribelle nei confronti dell' autorità, quindi mi attiravo sempre dei problemi. Non ero una cattiva studentessa, ma neppure una scolara modella. In breve, ero abbastanza ordinaria ed ho considerato la nostra partenza per Montréal come un nuovo inizio. Avevo solo dodici anni, ma a forza di sentirmi dire dai miei genitori che sarei finita male, avevo finito per credervi ed il giorno del nostro trasloco mi sono detta che quello sarebbe stato un modo di scongiurare la cattiva sorte. Contro ogni aspettativa, mi sono fatta dei nuovi amici dall'accento cantilenante, ho fatto degli sforzi a scuola, ho persino ottenuto un diploma commerciale. Il problema era che la mia vita mancava di fantasia, di pepe. Volevo che la mia vita brillasse; tutto era troppo terra a terra. In effetti, ero giovane e mi annoiavo da morire.
Il mio incontro con Brandon è stato come un secondo respiro, una rinascita. Mi basta guardarlo, per ricordare quel momento come se fosse ieri. Con la mia amica Beth, avevamo deciso di uscire a bere qualcosa per rilassarci dopo una dura giornata di lavoro come cameriera in una piccola trattoria. Avevo i piedi in fiamme e l'idea di sedermi e farmi servire a mia volta, mi sembrava il paradiso. Ci eravamo fatte belle ed eravamo uscite, tenendoci a braccetto. La coppia-choc. La bionda e la bruna. La formosa e la…io. Punto. Una volta arrivate al bar, avevamo iniziato a chiacchierare tra amiche e ad osservare gli esemplari maschili intorno a noi, come in qualsiasi serata tra ragazze che si rispetti. Dopotutto, eravamo due single e guardare non ha mai fatto male a nessuno. In quel momento Brandon si era diretto verso di me, o piuttosto verso il bancone, per ordinare da bere ed io, troppo persa a contemplarlo, gli avevo rovesciato il mio drink sui piedi. Accidenti! La peggior brutta figura della mia vita. Avevo farfugliato delle scuse infinite, tamponandogli le scarpe con dei tovaglioli di carta. Ricordo ancora la sua risata, che mi aveva fatto venire la pelle d'oca sulle braccia. E quella voce…Una voce avvolgente che mi aveva detto che quello era il miglior bicchiere che avesse mai bevuto. Da allora sono passati due anni e non ci siamo più lasciati.
Il periodo luna di miele è finito e l'atterraggio è difficile. Io amo Brandon con tutto il cuore, ma i suoi rimproveri mi feriscono ed indeboliscono la nostra coppia, dopo ogni litigio.
«Non era un lavoro adatto a me.»
Lui ride con sarcasmo.
«Non è mai un lavoro adatto a te. Quando non dai le dimissioni, sono loro che ti licenziano. In ogni caso, non funziona e tu torni indietro al punto di partenza. Sono stanco di questa situazione. Tu non lo sei?»
Per quanto mi riguarda, non è un lavoro quello che può stancarmi. Ciò che mi logora, sono questi litigi incessanti e la tristezza che mi avvolge ogni volta, come una seconda pelle.
«Troverò un altro impiego più adatto a me.»
«Sicuramente, fino a quando non farai tutto questo di nuovo. Sembra che non tu non tenga a niente.»
«Sì. Tengo a te.»
Mi avvicino a lui e mi prende tra le braccia. La morsa intorno al mio cuore si allenta grazie a questo contatto.
«Anch'io ti amo. Ho semplicemente voglia di costruire il nostro avvenire e, per avere i mezzi per farlo, dobbiamo lavorare tutti e due.»
Traggo un profondo respiro. In fondo, lo capisco. Ho le sue stesse aspirazioni, gli stessi desideri.
«Ho voglia di un piccolo noi, Mal. Ciò richiede di avere delle risorse a lungo termine.»
Un bambino? Un figlio con me? Si sente pronto ad impegnarsi con me fino a questo punto?
«Vorresti che facessimo un bambino?»
Ho le lacrime agli occhi.
«Tu sei la donna della mia vita. Voglio fare tutto con te. E' tempo di comportarsi da adulti.»
Lo abbraccio fino a soffocarlo.
«Ti prometto che farò degli sforzi. Farò tutto quello che posso per trovare un lavoro e, l'anno prossimo, sarai costretto ad uscire in piena notte per soddisfare le mie voglie di donna incinta.»
Si allontana da me con un sorriso.
«Nel frattempo, è l'ora di preparare da mangiare. Lilas viene a presentarci il nuovo uomo della sua vita.»
Certamente! L'ultimo prima del prossimo. Se io cambio lavoro come la camicia, per quanto riguarda Lilas, con lei sono gli uomini che non durano a lungo. L'amica di Brandon, che ho impiegato un po' di tempo ad apprezzare, non è proprio una tipa da sistemarsi in una routine di coppia! Quando il mio compagno ci ha presentate, sono stata subito punta dalla gelosia. Sapere che lui era così intimo con una bomba sexy del genere mi era insopportabile. Ed è proprio vero! Lilas è lo stereotipo del sogno maschile: gambe interminabili, fianchi stretti, un seno debordante dai décolletés e labbra carnose ed eccitanti. Persino la sua voce è un richiamo al sesso. Ogni parola, anche quella più neutra, diventa erotica nella sua bocca! Per fortuna, Beth mi aveva fatto notare il modo in cui Brandon guardava Lilas: come un fratello sorveglia la sua sorellina, perché non si cacci nei guai. Mentre quando guarda me…i suoi occhi sono caldi come la brace.
«Viene anche Beth con Tom. E' venuto per il week-end e sembra che abbiano una grande notizia da darci.»
La cena si svolge in un ambiente rilassato. Lilas, Beth e Tom si conoscono già da qualche mese e sembra che l'ultimo arrivato, Léon, riesca ad integrarsi presto nel nostro gruppo. Non mi aspettavo un fisico come il suo in un pretendente di Lilas. Lei è una tipa volubile e le apparenze sono la sua priorità. In genere, si butta sull'archetipo del bel bambino: