Il Gioco Di Casper. Charley Brindley

Il Gioco Di Casper - Charley Brindley


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di denti bianchissimi.

      “La sta facendo lavorare troppo, devo portarla a bere un po’ d’acqua.”

      “Sì, ma il distributore si trova sul retro.” Fece l’occhiolino a Bonnie.

      “Bene,” disse Bonnie. “Posso dare un abbraccio e un bacio al mio bimbo prima di tornare a fare la schiava lassù sotto il sole cocente? Saranno in centoventi su quel tetto.”

      “Se ti permettessi di abbracciare e baciare il tuo bambino, allora anche quei sei operai penseranno di poter scendere ad abbracciare e baciare chiunque. Poi come riusciremmo a finire il lavoro?”

      “Bè, se andassi lassù ad accarezzarli e dar loro una pacca sul culo come fai di solito, sarebbero felice per tutti il resto della giornata.” Gli sbattè i guanti su una spalla. “Dov’è il mio ometto?”

      Bonnie risalì presto sulla scala e riprese possesso della pistola sparachiodi.

      “Come se la cava la ragazza, Will?” chiese Bell.

      “Se ne avessi altri sei come lei, non saremmo in ritardo di settimane sulla tabella di marcia.”

      “Mantiene felici i lavoratori?”

      Will rise. “Con quella paga extra all’ora nelle loro tasche ogni giorno, nessuno ha ancora perso una giornata di lavoro.”

      “Nessuna lamentela riguardo a un crumiro sul posto di lavoro?”

      “Diavolo, no. Anzi, ne chiedono altri.”

      “Bene,” disse Bell. “Non ci serve che quel sindacalista ci spari addosso altra merda.”

      “Non si preoccupi.”

      “Leticia ha detto che dobbiamo tirar fuori altri ventimila dollari,” disse Bell.

      “Esatto. Architettura del giardino.”

      “Pensavo che fosse inclusa nel budget originale.”

      “Infatti. E ho contrattato con la Bongiovanni Brothers Nursery per iniziare con il terriccio e gli arbusti non appena finiremo il resto.”

      “Okay. E?”

      “Bè, qualcuno ha deciso di aggiungere un lago koi nel giardino sul retro e quattro aceri alti sei metri nel giardino davanti.”

      “Io e Leticia pensavamo che sarebbe stato carino.”

      “Sa quanto costa trasportare e piantare un albero già cresciuto alzo sei metri?” chiese Will.

      “Immagino circa duemila dollari.”

      “Bene, aggiunga tutto questo, e ottiene altri ventimila dollari da aggiungere ai costi del progetto.”

      “Okay. Veda se la Nursery ci fa un piccolo sconto accettando i ventimila in contanti.”

      “Mi sta prendendo in giro? ‘Bongiovanni’ le sembra italiano? Il loro capo è di Palermo. Sono siciliani, santo cielo. Si venderebbero I denti d’oro delle loro none se fossero convinti di poter nascondere qualche reddito al fisco.”

      “Va bene. Leticia le porterà i soldi in contanti, e lei li consegnerà a loro.”

      “Sì, e quel ragazzino laggiù avrà dei bei pesci nel giardino sul retro e alberi su cui arrampicarsi nel giardino davanti.”

      È tutto quello che chiedo.” Bell dette al suo amico una pacca sulla spalla.

      Capitolo Sette

      Quando Shay Pilgrim, uno degli uomini della sicurezza alla porta, vide le due auto della polizia fermarsi davanti al Blue Parrot all’una di notte, premette un pulsante di un piccolo telecomando che doveva portare sempre con sé.

      Dentro il bar, “Happy Birthday” iniziò a diffondersi dall’impianto stereo.

      Blinker prese il vaso del denaro, al cui interno c’erano già diverse migliaia di dollari per il gioco della sera seguente, e lo nascose sotto il bancone.

      Tutte le donne presero i loro drink, lasciarono il bar e corsero verso il tavolo centrale area. Si armarono di cappellini a punta, trombette e regali di compleanno, che erano infilati sotto il tavolo nel centro della zona.

      “Chi sarà la festeggiata stasera?” chiese Gigi mentre indossava un cappellino rosso e bianco con una nappina scintillante in cima.

      “Io, io,” disse Amber mentre sistemava i regali sul tavolo. “Sembra che abbia ventun anni, vero?”

      “Ha.” Gigi rise. “Certo, ventuno più un centinaio.”

      Quando i quattro poliziotti entrarono, i camerieri stavano cantando “Tanti auguri, Amber” mentre circondavano il tavolo in cui le donne festeggiavano con canzoncine, tubetti di bolle di sapone e trombette.

      Bell sorrise mentre guardava il gruppo approntare la recita alla perfezione.

      Tutti gli uomini nel bar si unirono alla canzone e offrirono un giro di drink gratis per fare gli auguri alla festeggiata.

      “Signor Casper,” disse la sergente Black quando arrivò al tavolo. “Abbiamo rapporti di istigazione a delinquere svoltasi in questo locale.”

      “Davvero?”

      “Perché,” la poliziotta incrociò le braccia, “ogni volta che veniamo in questo posto ci sono una dozzina di belle donne che festeggiano un compleanno?”

      “Ci rivolgiamo agli impiegati che vogliono rilassarsi dopo una giornata di lavoro. Sono sorpreso che nessuna di loro sia svenuta. Bevono dalle sei del pomeriggio.”

      “Mi sta dicendo che sono un gruppo di impiegate?”

      “Sì, e presto dovremo chiamare dodici Uber per riportarle a casa. Non permetterei a nessuna di loro di guidare.”

      “Quale tipo di compagni permette alle proprie impiegate di vestirsi come delle puttane?”

      “Penso che lavorino per la Wayne-MacGruder Securities.” Bell represse una smorfia. “A Wall Street.”

      “E tutte queste donne stanno festeggiando da tutta la notte? Nessuna di loro si è presentata qui con un uomo?”

      “Non che io sappia. Sono stato qui a lavorare al pc per la maggior parte della notte.”

      “Bene, per questa volta passi, ma una di queste notti la beccherò con le mani nel sacco, signor Bell Casper. E quando ci riuscirò, se la passerà piuttosto male.”

      “Capisco, sergente Crammer.”

      Si voltò e indicò la porta ai tre uomini. Uno dei suoi uomini diede l’ultimo morso a un dolcetto al cioccolato mentre si dirigeva verso la porta.

* * * * *

      “Cosa ne pensi di questo?” Leticia lasciò cadere un foglio di carta sulla tavola della colazione.

      Bell voltò il foglio verso di sé e lesse ad alta voce: “Senza tagliare i pezzi, assemblateli in una forma familiare.” Girò il foglio di lato. “Porca paletta,” sussurrò.

      C’erano otto forme di varie grandezze, fatte come i pezzi di un puzzle.

      Senza tagliare i pezzi, ricomponeteli in una forma familiare.

      “Questo potrebbe essere un buon enigma per stasera?” chiese.

      “Diavolo, certo.”

      “Cosa desidera per colazione, signorina Leticia?” Betty le mise davanti un vassoio con sopra caffè e succo d’arancia.

      “Può farmi uova e pancetta?”

      “Certo. Vuole le uova semplici?”

      “Sì, grazie.”

      Mentre Betty si voltava e se ne andava, Leticia le mise davanti il computer di Bell. Lei studiò le nuove cianografie mentre lui lavorava sul puzzle.

      Bell prese un boccone di uova strapazzato, poi bevve il caffè. “Questo puzzle è eccezionale. Senza line rette, potrebbe essere qualunque cosa.”

      “Già.


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