Delitto (e baklava). Блейк Пирс

Delitto (e baklava) - Блейк Пирс


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a qualunque costo.

      Non voleva sembrare annoiata più di quanto – riteneva – già si potesse intuire.  Ma il suo ragazzo, Ian Mitchell, non sembrava essersi accorto di nulla e continuava semplicemente a parlare, senza sosta, e nervosamente, della propria attività di contabile.

      “Sto parlando del futuro, London” Ian disse. “E penso che il futuro si prospetti molto buono.”

      A quel punto l’impulso di sbadigliare aveva iniziato a scomparire, come se il flusso d’aria nei polmoni fosse collassato per effetto del proprio peso.

      Il futuro, London pensò.

      Avrebbe tanto voluto avere la stessa fiducia nel futuro di Ian. Non gli aveva ancora confessato che, con ogni probabilità, stava per diventare disoccupata. Desiderava non doverglielo dire.

      Questo potrebbe andare a fagiolo con i suoi piani, pensò, mentre il ragazzo continuava a parlare.

      “Sai, mi hanno chiesto di preparare tutti i libri contabili per l’acquisizione e fusione della mia società per azioni …”

      Frequentava Ian ormai da un anno, stando con lui ogni volta che era a New Haven, e il ragazzo non era solito parlare tanto. Aveva lo sgradevole sospetto del motivo per cui quella sera si stesse comportando in quel modo.

      “Detto questo” Ian proseguì, “il nostro business sembra essere sicuro e promettente nel prossimo futuro …”

      London era certa che quella pantomima fosse il goffo tentativo del povero Ian di giungere ad una determinata conclusione. Aveva immaginato le sue intenzioni, quando il ragazzo le aveva detto di aver effettuato una prenotazione al Les Chambres, uno dei migliori e più cari ristoranti di New Haven.

      Ci era stata un paio di anni prima ma non era mai stata accompagnata, attraverso un labirinto di stanze, per giungere ad un tavolo privato come quello cui sedevano. Lei e Ian avevano persino il loro caminetto. A maggio, le serate in Connecticut potevano essere fredde tanto da far apprezzare il fuoco di un camino, se si desiderava un po’ d’atmosfera.

      L’ambiente era perfetto, illuminato dal fuoco del camino e delle candele, un tenue bagliore proveniente dai candelieri da muro; le pareti erano dipinte di un caldo color marrone e crema; comode sedie imbottite erano disposte intorno ad un tavolo elegantemente apparecchiato.

      La cena era stata spettacolare, un classico piatto inglese come la zuppa fredda di piselli, con formaggio di capra  marinato alla menta, seguito da meravigliosi tortellini con aragosta.

      Al contrario, la conversazione lasciava qualcosa a desiderare.

      Ian era ancora intento a parlare del suo lavoro.

      “… vedi, sto facendo delle proiezioni annuali per la società …”

      Sforzandosi di ascoltare, London infilzò la sua porzione di choux profiterole con la forchetta. L’impasto del dessert si sbriciolò golosamente, rivelando una morbida crema all’interno. La donna ne prese un piccolo boccone, che le si sciolse dolcemente in bocca.

      È perfetto, pensò.

      Aveva viaggiato per il mondo e provato i cibi migliori in molti posti; sapeva di essere un’ottima giudice della buona cucina.

      Infatti, i choux profiterole erano così leggeri e delicati, che sembrava quasi incredibile che non fluttuassero nell’aria. Sicuramente, poteva goderne nonostante le strane circostanze, proprio come aveva fatto per il resto della cena.

      Avrebbe soltanto voluto che quella serata non fosse destinata a finire nel modo in cui si aspettava.

      “… e stiamo stilando un piano decennale ed uno ventennale” Ian proseguì.

      Improvvisamente, restò in silenzio.

      Sta proprio per chiedermelo?

      Sarebbe senz’altro sembrata una conclusione illogica, dopo quello che aveva detto fino ad allora.

      Lui la guardò intensamente, sfoggiando il più caloroso dei suoi sorrisi.

      “Vedi, il nostro business si basa completamente sulla stabilità. Prevedibilità.”

      Si protese verso di lei, e mormorò: “E penso che stabilità e prevedibilità siano importanti, non solo negli affari, ma anche nella vita.”

      Fece un’altra pausa, poi aggiunse con tono significativo: “Tu, no?”

      London deglutì, forte e dolorosamente.

      Che cosa dovrei dire?

      Per fortuna, prima che potesse pronunciare anche solo una parola, il loro altezzoso cameriere francese si avvicinò al tavolo.

      “Gradite ancora qualcosa, monsieur, madame?” chiese con un forte accento.

      Prima che London potesse aprire la bocca per dire che tutto era stato perfetto, Ian parlò.

      “Io e madame vorremmo un bicchiere del vostro miglior cognac.”

      “Molto bene, monsieur.”

      Quando il cameriere si allontanò, Ian rise nervosamente.

      “Il cameriere ti ha chiamata madame” disse.

      Anche tu l’hai fatto, London fu sul punto di replicare.

      “Sì, beh, non ringiovanirò mica” rispose. “Immagino che i giorni in cui gli uomini francesi mi chiamavano mademoiselle siano finiti.”

      Anche se avere trentaquattro anni non vuol dire essere una donna anziana, fu sul punto di aggiungere.

      “Oh, non penso che sia questione di età” Ian la prevenne. “Sei ancora giovane e bella. Sono sicuro che anche il cameriere lo pensi.”

      Il complimento non migliorò affatto l’umore della donna. Sfortunatamente, sapeva che il cameriere aveva fornito a Ian un’opportunità quasi perfetta per continuare. Se fosse stato per lui, gli uomini francesi avrebbero potuto chiamarla madame per il resto della sua vita. E molte altre persone avrebbero potuto riferirsi a lei con l’appellativo di signora, a prescindere da quanto fosse ormai fuori moda.

      Ian le rivolse un sorriso consapevole, e disse: “Se me lo chiedessi, ti direi che Marcel ti ha chiamata madame, perché sembriamo molto una coppia.”

      “Lo pensi?” London chiese.

      “Oh, lo so.”

      Probabilmente, era vero, London dovette ammettere.

      Ed era davvero una brutta cosa?

      Perché non poteva semplicemente accettare una buona cosa quando la trovava? Che cosa avrebbe potuto andare male, se avesse sposato un uomo solido come Ian Mitchell? Sapeva di dover apprezzare il fatto che lui stesse facendo del suo meglio, per quanto potesse essere sgraziato, per rendere quella serata davvero speciale. E il cibo si era davvero rivelato grandioso.

      Ma tutto questo parlare di prevedibilità le stava dando alla testa. La prevedibilità non era mai stato un argomento a cui aspirava nella vita. Era sempre stata più incline alla spontaneità e all’avventura. Ma, quella sera, London si ritrovò a chiedersi se forse sua sorella avesse ragione. Forse stava raggiungendo un’età in cui avrebbe dovuto calmare il suo spirito avventuroso.

      Sarebbe così brutto?

      Avrò sempre ricordi … e storie.

      Lei ed Ian restarono in silenzio per un istante. London stava iniziando ad augurarsi che le facesse la domanda, facendola così finita una volta per tutte. Immaginava che avrebbe dovuto in qualche modo fare un grido appropriatamente estatico, se non sinceramente sorpreso, per poi dire, senza fiato, sì, due o tre, o persino quattro volte.

      Sembrava un peccato che non ci fossero altri clienti intorno, pronti ad applaudire. Sarebbe stato il perfetto completamento della scena.

      Perché non dovrei dire sì?

      Un anno prima, non aveva trovato Ian noioso, quando sua sorella Tia le aveva organizzato un incontro con lui. Era stato subito dopo la fine della relazione, durata un lungo e terribile anno, con Albert, un affascinante, sofisticato,


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