Delitto (e baklava). Блейк Пирс

Delitto (e baklava) - Блейк Пирс


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era un momento inopportuno per sposarsi. Era da poco tornata dal suo recentissimo lavoro da hostess per una crociera ai Caraibi. Era piuttosto sicura che il viaggio nello Yucatán, della durata di undici giorni, sarebbe stato l’ultimo con la Epoch World Cruise Lines. Stando alle voci, la società, una volta fiorente, stava per colare a picco, soccombendo infine alla crescente competizione nell’industria delle crociere.

      Infatti, aveva ricevuto un sms solo un paio di ore prima da Jeremy Lapham, il CEO della società, che le chiedeva di partecipare ad una videoconferenza con lui l’indomani mattina.

      Probabilmente per licenziarmi, pensò.

      Sarebbe stato un triste passo in quella che fino ad allora era stata una vita piuttosto movimentata, la fine di un’ “epoca”, per così dire. E, a quel punto, London non era affatto sicura del futuro che l’attendeva.

      Improvvisamente, gli choux profiterole le sembrarono meno dolci.

      Ma, forse, era giunto il momento di far entrare un po’ di tranquillità nella sua vita. Sicuramente, ci doveva essere spazio per l’onestà e la stabilità. Inoltre, era ancora colpita dal bell’aspetto di Ian. Con il suo affascinante viso rasato, rappresentava una qualità concreta, essenziale, non come Albert, che aveva inizialmente attratto London tramite la sua profonda morbidezza. E Ian era davvero bello quella sera; sfoggiava il suo miglior completo a tre pezzi.

      E, al momento, immaginava che stessero davvero bene insieme. Lei aveva indossato uno dei suoi più graziosi outfit, un maxi dress in chiffon, con un modesto top nero che sprizzava in un  colorato tumulto di fiori stampati vicino all’orlo della gonna. Aveva persino acconciato i suoi corti capelli castani ramati in uno stile, che tendeva intenzionalmente a delle onde scompigliate, piuttosto che farli semplicemente apparire arruffati.

      Nel frattempo, London percepì un cambiamento nell’atteggiamento di Ian. Il pover’uomo ora stava sudando; infilò un dito sotto il colletto, come se improvvisamente sentisse il vestito troppo stretto e stesse perdendo concentrazione.

      Ti prego, facciamola finita, pensò.

      “London, quello che sto cercando di dire è …”

      Poi, s’interruppe.

      “Penso di capire” London disse, con quanta più gentilezza possibile. “Vita e affari sono davvero simili, non è così?”

      Gli sfuggì una risatina auto-ironica.

      “Se solo potessi metterla in modo conciso” lui disse.

      Conciso andrebbe bene, London pensò.

      Ma divenne rapidamente palese che questo non sarebbe successo.

      “London, quando i miei genitori avevano circa la nostra età, hanno fatto una … fusione, non quello che sto negoziando al momento nel mio lavoro.”

      Una fusione? London pensò, sforzandosi di non mostrarsi sconvolta da quelle parole.

      “E sai qual è sempre stato il loro segreto?” Ian continuò. “Pianificare. Dal principio, hanno pianificato tutto quello che ne avrebbero fatto della loro vita fino all’ultimo dettaglio. Ed è esattamente quello che vorrei anche per noi, iniziando stasera a … pianificare.”

      London divenne sempre più pallida.

      Pianificare?

      Stava andando peggio di quanto si sarebbe aspettata.

      Di rado aveva pianificato qualcosa d’importante, nel corso della sua intera vita.

      Ian aggiunse: “E sai quanto il matrimonio dei miei genitori sia stato una fusione produttiva, riuscita e felice.”

      London non sapeva nulla del genere. Nelle poche occasioni in cui aveva incontrato i genitori di Ian, li aveva trovati freddi quasi come robot, non solo con lei, ma con tutti, e persino tra loro due. A London la casa di famiglia di Ian era sembrata una scena della versione originale de L’Invasione degli Ultracorpi, in cui tutti venivano trasformati in baccelli umani.

      Ian sollevò lo sguardo pensierosamente.

      “Penso che adesso che il secondo trimestre è terminato, e i tassi dei mutui sono ai minimi storici, è un buon momento per pensare di comprare una casa …”

      London tremò profondamente.

      “Saremo parsimoniosi, specialmente all’inizio” disse. “Vivremo al di sotto delle nostre possibilità, nello stesso quartiere con Tia e Bernard. È vicino ad una buona scuola. Compreremo una casa stile ranch. Niente scale, così non dovremo traslocare per almeno cinquant’anni. Avremo un bambino tra due anni, poi un altro ancora dopo altri due anni, e un altro due anni dopo …”

      Tre figli? London pensò.

      Aveva raramente pensato ad avere figli. Erano sempre stati una possibilità distante, mai una priorità programmata.

      “Dovremmo cogliere il momento” continuò. “Questo è un periodo perfetto per aprire dei conti al college e impostare dei pagamenti rateali. Possiamo anche decidere quali scuole dovranno frequentare i nostri figli, a iniziare dall’asilo fino al college.”

      Si grattò pensierosamente il mento.

      “Godiamo entrambi di una salute eccellente, sono sicuro che potremo goderci una bella vita quando avremo novant’anni.”

      London rabbrividì, provando ad immaginare tutti quei decenni di felicità meticolosamente soppesata e misurata. Sperava che lui non avesse già preso un lotto al cimitero e una tomba. Per fortuna, il suo monologo scemò, prima che iniziasse a parlare di ciò che avrebbero potuto dire sui loro letti di morte. L’uomo stava sudando più di prima, e sembrava che avesse appena corso per circa due chilometri.

      Si espresse ora con voce roca.

      “London … quello che sto cercando di dire è … sarei profondamente onorato se tu accettassi questa …”

      “Fusione?” London chiese.

      Lui sorrise, fece spallucce e annuì, apparentemente ammutolito.

      “Um, Ian … che cos’è appena successo? Hai appena …. sputato fuori la proposta?”

      Ian strizzò gli occhi pensierosamente.

      “Beh, sì. ‘Sputato fuori la proposta’ potrebbe essere il modo esatto di metterla.”

      Si infilò la mano in tasca, ne estrasse una scatolina nera e la aprì.

      Naturalmente, conteneva un anello con diamante.

      “London Rose, vorresti … fondere la tua vita con la mia?”

      Mentre London sentiva il mondo scivolarle intorno, il cameriere tornò al loro tavolo con due bicchierini di cristallo di cognac. Ian iniziò a sollevare il suo per brindare. Ma. incapace di impedirselo, London bevve sgraziatamente un grosso sorso. Immaginava che avrebbe avuto bisogno di berne un altro bicchiere, prima della fine della serata.

      Intanto …

      Che cosa devo dire?

      CAPITOLO DUE

      Le esplosioni sovrastavano quasi la voce di Tia.

      “Gli hai detto che cosa?” domandò la sorella di London, quasi urlando per farsi sentire al di sopra del fracasso che i suoi figli stavano facendo.

      “Gli ho detto che ci avrei pensato.” London alzò la voce, rispondendole.

      “Che cosa c’è da pensare? Ian è perfetto per te!”

      Discutere con la sorella maggiore le faceva sembrare di stare litigando con uno specchio, vedendo un riflesso non di se stessa, ma di come sarebbe potuta diventare un giorno. Tia le somigliava, avendo in più il broncio, una figura più piena, e i capelli più scuri e lisci.

      London non si preoccupò di nascondere un chiaro sospiro di disperazione. Non sarebbe mai stato udibile nella confusione rumorosa che regnava nel vicino soggiorno. Le due figlie di Tia, la decenne Stella e la dodicenne Margie, stavano facendo esplodere delle cose nel gioco di guerra che usavano sulla tv.

      Almeno non cadono


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