La battaglia di Benevento: Storia del secolo XIII. Francesco Domenico Guerrazzi
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Francesco Domenico Guerrazzi
La battaglia di Benevento: Storia del secolo XIII
Pubblicato da Good Press, 2020
EAN 4064066073145
Indice
FIRENZE
LA BATTAGLIA DI BENEVENTO.
SCRITTA
DA F.-D. GUERRAZZI.
Edizione nuovamente rivista e corretta dall'Autore
……. Io son Manfredi
Nepote di Gostanza imperatrice
DANTE
FIRENZE
FELICE LE MONNIER
1852
Non avrei tanto tardato a dar luogo nella Biblioteca nazionale a questa opera di F.-D. Guerrazzi, s'egli avesse avuto prima d'oggi facoltà di cedermene il diritto. L'indugio però fu largamente compensato dalle cure poste ora dall'Autore intorno a questa Opera della sua giovinezza, che nell'angustie del carcere (com'egli stesso dicevami) rilesse con inesprimibile amore, volgendo omai il trentanovesimo mese della sua prigionia.
F. LE MONNIER.
Giugno 1852.
AL BENEVOLO LETTORE.
Quando Omobuono Martini milanese riprodusse co' suoi tipi la Battaglia di Benevento, a me piacque preporle un Discorso intorno alle ragioni della Letteratura moderna in Italia, e il Libro e il Discorso dedicai alla egregia donna Signora Angelica Bartolomei nata Palli. Comparendo adesso questa opera nuovamente alla luce per le stampe di Felice Le Monnier senza Discorso e senza Dedica, parmi cosa dicevole manifestarne la causa, onde uom non creda, che per sopraggiunto pentimento io gli abbia voluti omettere. Per certo, come la fama della illustre donna per la mia Dedica non aumentò, così nemmeno, per sopprimerla ch'io mi facessi, punto diminuirebbe: tuttavolta, tôrre quello che una volta si diè, e sia pure povera cosa, non sembra onesto; ed a me poi recherebbe gravezza grandissima, ove altri pensasse alterata verso Lei la mente, che un dì mi persuase a renderle, giusta le forze mie, quel tributo di onore. Anzi, poichè per questa guisa mi viene schiusa la via di favellare delle Dediche preposte alle altre opere mie, mi par bene valermi del destro per tenere proposito di tutte con brevissime parole.
A Niccolò Puccini io dedicava la Veronica Cybo in pegno di antica amicizia, ed ebbi sempre in pensiero intitolare al suo nome opera di maggiore momento, ch'Egli lo meritava pur troppo; ma mi mancò il tempo, e forse me ne sarebbe mancato anche lo ingegno. Di questo mio difetto mi consola ampiamente conoscere come Egli abbia saputo, troppo meglio che non saprebbero fare opere d'inchiostro, raccomandare la propria fama ai posteri, dando, se non unico, radissimo esempio del modo col quale hassi ad amare il Popolo di vero amore: avvegnadiochè di due cose abbisogni principalmente il Popolo, di esempii buoni, e d'insegnamento, che di parole ormai che cosa farsi non sa, tante ne furono sprecate, quasi tutte invano; talune poi, peggio che invano. Di