Una notte fatale ovvero il racconto dell'esiliato. R. A. Porati

Una notte fatale ovvero il racconto dell'esiliato - R. A. Porati


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       R. A. Porati

      Una notte fatale ovvero il racconto dell'esiliato

      Bozzetti milanesi

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066073183

       CAPITOLO PRIMO

       CAPITOLO II.

       CAPITOLO III.

       CAPITOLO IV.

       CAPITOLO V.

       CAPITOLO VI.

       CAPITOLO VII.

       CAPITOLO VIII.

       CAPITOLO IX

       CAPITOLO X.

       CAPITOLO XI.

       CAPITOLO XII.

       Indice

      Era Lina un'ingenua verginella

       Che ai sedici anni non toccava ancor,

       Era bionda, era pallida, era bella,

       Nè ancor sapea che cosa fosse amor.

       FUSINATO.

      Siamo nel 1778 in un dopopranzo del mese di maggio.

      Il sole compie la luminosa curva sul sereno orizzonte; la primavera brilla splendida nel suo clima temperato, ne' suoi balsamici effluvii.

      I corsi di Milano presentano un aspetto lieto, pressochè festevole; notasi un movimento tranquillo di gente e di carrozze che sembrano convenire tutte in un punto solo.

      Sono i felici del nostro mondo elegante che recansi a diporto nei pubblici giardini ove un corpo di musica saluta con melodiosi concenti lo schiudersi della stagione dei fiori.

      Là si respira un'aria fragrante che porta la salute nei petti ed una grata armonia alle orecchie.

      Allorquando il zeffiro che scherza dolcemente infra le fronde degli alberi si muta a poco a poco in vento freddo e molesto.

      Una nube nerastra si avanza minacciosa e dilatandosi e moltiplicandosi con ispaventevole rapidità sembra invadere l'azzurro del firmamento.

      Il sole scompare; le piante agitate mandano un mormorio stridente.

      Il cupo del cielo si riflette sulla terra, l'aria diventa oscura; la luce, sinistra del lampo non tarda a fendere ripetutamente le nubi che già si accavallano come le onde in un mare in tempesta.

      È uno di quei rapidi cambiamenti della natura che non ci meravigliano punto nel mese di maggio.

      I passeggianti colti all'improvviso si affrettano a ricondursi alle loro case, ma il tuono li sorprende sordo dapprima, indi fragoroso e col tuono un acquazzone fitto, infuriato, continuo.

      È un correre, un affannarsi a riparare sotto l'atrio delle case ed in pubblici alberghi; le vie di Milano così tranquille dianzi, ora offrono uno spettacolo quasi di confusione.

      Solo l'operaio mal tardandogli l'ora di riabbracciare la famiglia cui lo tenne diviso per l'intera giornata le esigenze dell'officina, affronta indifferente la pioggia sorridendo alle dolci premure che si vedrà fatto scopo dalla madre de' suoi figli.

      In breve la notte cade avvolgendo il creato nel suo manto tenebroso; la città si fa deserta e silenziosa… presentando solo un'eccezione nella via di San Paolo.

      Chiudevasi colà nientemeno che uno dei più rinomati magazzeni di mode ed erano circa venti giovinette vispe ed allegre che venivano messe in libertà.

      Lascio immaginare che rumore assordante di voci, di risa, di urli e poverine non si poteva fargliene carico se sfogavansi in quel momento della soggezione che loro imponeva una maestra vecchia, brontolona e severa.

      La natura non si può vincere, talvolta si riesce a soffocare un istante, indi bisogna che segga regina all'impero del mondo; ed è appunto in forza d'un'ineluttabile legge di questa natura che la lingua delle donne… debba sciogliere la questione del moto perpetuo.

      —Guarda che brutto tempaccio, diceva una bella brunetta con un tuono di voce tale da soperchiare il cicaleccio delle compagne—ed a dire che stamattina c'era fuora tanto di sole!

      —È proprio vero che in questo mese la costanza del tempo assomiglia molto a quella degli amanti; osservò sorridendo una fanciulla dallo sguardo maliziosetto.

      —Già, degli amanti del giorno d'oggi.

      —E di quelli ancora dei miei tempi; sospirava una vecchia zitella incaricata dalla maestra a sorvegliare la partenza delle sartine.

      —Vale a dire, s'udì una voce, che i giovani del nostro secolo sono ancora quelli del secolo scorso.

      —Ih, mi credete tanto vecchia!

      E qui una risata generale.

      —Un momento, saltò su una bella giovinetta dagli occhi azzurri e dai capelli d'oro, io protesto contro questa taccia d'incostanza; vi potrebbero essere delle eccezioni.

      —Una protesta in questo caso è una rivelazione.

      —Certamente. La biondina vuol difendere qualcuno.

      —È chiaro.

      —Qualcuno che si trova nella categoria degli amanti.

      —Sarà il suo.

      —Tò, tò, la biondina ha l'amoroso?

      —Sicuro.

      —Che furba!

      —E noi l'ignoravamo.

      —Io però lo sapeva da un pezzo e lo conosco anche.

      —Sentite? la Martina lo conosce; è giovane?

      —È ricco?

      —È biondo?

      —È nero?

      —Adagio, adagio, altrimenti non parlo più; dirò prima di tutto ch'egli è molto bello.

      —Ma brava!

      —È giovane e l'ama poi alla follia.

      —Ohe biondina, si palesano i segreti.

      —Non m'importa; rispose la giovinetta con ingenuo sorriso.

      —Tanto meglio. E di', Martina, come si chiama l'innamorato?

      —Sì,


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