Guida pei monti della Brianza e per le terre circonvicine. Ignazio Cantù

Guida pei monti della Brianza e per le terre circonvicine - Ignazio Cantù


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minacciar del nemico, sorti in armi, sotto la condotta di Paolo Sormani feudatario di Missaglia, si ordinarono in un subito, e schierati presso il ponte di Lecco bastarono colla loro presenza ad atterrire di sì fatta maniera il Francese, che fece argomento pel suo meglio di riprendere la fatta via, accontentandosi di quanto poteva rubare nella sua precipitosa fuga.

      Da questo avvenimento in fuori la storia nostra è pacifica, un ammasso di leggi, di gride, d'ordini oggi fatti, domani invecchiati, il dì dopo dimenticati, prepotenze di signorotti, scandalose civetterie, private vendette, ma nulla che richiami ad avvenimento di generale commovimento.

      Ma per procurare questa bonaccia il dominio spagnuolo avea dovuto esaurire il suo tesoro, onde fu ben presto cacciato alla necessità di vendere tutte le giurisdizioni erariali, i dazj del pane, del vino, delle carni, l'imbottato e il diritto dell'impero misto. Da qui vennero i cinquantacinque feudi in cui fu scompartita nel secolo XVII. la Brianza, fra i quali primeggiava quello delle famiglie Crivelli, a cui venivano appresso per vastità gli altri dei d'Adda, Carpani, Sfondrato, Secco-Borella e Sormani.

      Cominciava invece il secolo XVIII. colla sanguinosissima battaglia di Cassano (1705), e terminava colle due non meno funeste di Lecco e di Verderio (1799), che bastano per dare un'infausta celebrità a quel secolo ed a quei paesi.

      Il periodo di mezzo però fu tempo di pace e di utili istituzioni, grazie alle savie disposizioni di Carlo VI., di Maria Teresa e di Giuseppe II.

      Allora avemmo il regolare scompartimento censuario delle terre, (il catasto), l'abolizione delle regalie, delle franchigie, degli asili, della tortura, e quasi della pena di morte; l'uguaglianza dei diritti ecclesiastici, e l'opera più grandiosa e più particolarmente utile per noi, il canale di Paderno, che rese praticabile la navigazione del lago di Como col mare Adriatico.

      La storia politica del secolo presente è comune, tranne pochissime modificazioni, con quella di tutti gli altri paesi della Lombardia, ma a dar un colore particolare agli avvenimenti nostri furono eretti maestosi capolavori in genere di belle arti, fra cui basti ricordare la Rotonda d'Inverigo con cui il defunto marchese Luigi Cagnola richiamava nel nostro suolo la magnificenza della greca nazione.

      Questi fatti, di cui abbiamo qui presentato uno scheletro nudo, spolpato, sono accompagnati da assai altri meno clamorosi ma non meno importanti, e che servono a dare più vivamente alla storia nostra quella fisonomia particolare che la distingue da tutte le altre; ma per essi mandiamo alle nostre Vicende della Brianza.

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      Riguardo agli uomini distinti per eminenza di merito e di fama, noi ci limiteremo a trascegliere dagli uomini illustri, che abbelliscono i due volumi delle Vicende, quei soli che primeggiano senza far parola dei molti viventi.

      Vantiamo fra i pittori ed artisti Marco d'Oggiono, Giovanni Donato da Montorfano, Simone da Orsenigo, Costantino da Vaprio, Andrea Appiani, Vitale Sala, Giovanni Bellati e Carlantonio Tantardini.

      Fra gli storici sia bastevole ricordare Giuseppe Ripamonti.

      Fra gli uomini di lettere ed eruditi Pietro Paolo Ormanico, Dionigi Parravicino, Andrea Alciati, Marc'antonio Majoraggio, Giovenale Sacchi, Stefano Ticozzi.

      Fra i poeti Carlo Maggi, Giuseppe Parini, Francesca Manzoni.

      Tutti nomi gloriosi che attestano la superiorità intellettuale di quegli svegliati brianzuoli che sorrisi da tanta bellezza si sentono accesi dal fuoco della poesia e dal sentimento del bello.

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      Gli scrittori, dissi anche altrove, non assegnarono alla Brianza precisi confini, nè sono questi determinati dall'uso comune, allargandoli e restringendoli quegli e questo a seconda del bisogno e di mille circostanze.

      Noi, obbligati pure a segnare qualche spazio preciso a questo lavoro, abbiamo cercato di dilatarlo, il più che ci fu concesso, onde potessimo conciliargli maggiore interesse. Nè tutto comprendiamo sotto l'angusto titolo di Brianza, ma l'aggiunto di paesi circonvicini, pare che possa giustificare ogni ragionevole dilatamento.

      Senza però spendere più parole su questo argomento credo necessario premettere alcune notizie statistiche e geologiche le quali possano rendere una conoscenza, il meno possibile imperfetta, del paese fra cui ci prepariamo a passare qualche giorno di delizia.

      Il territorio che noi imprendiamo a percorrere è intercettato da innumerevoli colline, altissime montagne, torrenti, gore, fiumicelli e fiumi.

      Una catena di montagne, cominciando poco discosto da Monza, corre a settentrione presso Robbiate, Imbersago, Arlate, Brivio; piega poi a Rovagnate, a Monte; indi ritorna a Monza. La cresta più alta fra questa catena è il Montevecchia che si eleva, secondo Oriani, 1578 piedi al di sopra del livello del mare.

      Una seconda catena più maestosa procede a Beverate, a Rovagnate, indi ad Oggiono e Valmadrera, dove termina col Montebaro retrocedendo, a seconda del fiume Adda, di nuovo sino a Beverate, donde staccasi un ramo secondario chiamato i monti di Galliano. La punta del Castello di Brianzuola, il monte Brianza, il già nominato Montebaro e il San Genesio elevano le loro cime al di sopra di tutte le altre vette[2].

      

      Dalla Valmadrera si diparte una terza catena assai più maestosa delle due antecedenti, che procede fino ad Erba, donde continua per la Vallassina, mandando la falda orientale nel ramo del lago di Lecco. In essa primeggiano i Corni di Canzo ed il monte di San Primo.

      La Valsassina è cinta da due catene che si disgiungono a Lecco per procedere in due linee ovali interrotte, che si riuniscono senza però combaciarsi vicino a Bellano. Il Moncódeno, la Grigna, il Pizzo dei tre signori sono le cime più elevate di questa catena.

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      Fiume principale è l'Adda che nasce nel monte dell'Oro a piedi dello Stelvio, taglia la Valtellina, poi il Lario e sotto il ponte di Lecco riprende corso e figura di fiume, formando varj laghetti; indi quando navigabile, quando ingombra di sassi, procede fino a scaricarsi nel Po. Il suo corso è dal Ponte di Lecco allo sbocco metri 136,581 colla pendenza complessiva di 163 metri 352 mill.

      Il Lambro nato nella Vallassina, presso Magreglio, discende stretto fino a Pontenuovo, donde ingrossato coll'emissario del lago di Pusiano, progredisce fino a Monza, s'interseca a Carsenzago col naviglio della Martesana, bagna Melegnano e le pianure di Sant'Angelo, indi si getta nel maggior fiume d'Italia non molto lontano da Cignolo.

      

      Il Pioverna taglia tutta la Valsassina, riunendo in sè i molti scoli delle alture circostanti, quindi si va gettando nel lago di Como.

      Altre acque minori sono la Molgora, il Séveso, la Bévera formati tutti da sorgenti, da scoli e ingrossati da acque piovane.

      Fra i canali navigabili della Lombardia appartengono al nostro territorio il Naviglio di Paderno aperto per ordine di Maria Teresa che esce dall'Adda al sasso di Sammichele presso Paderno e rientra alla Rochetta; e il Naviglio di Martesana che esce dal fiume stesso sotto il castello di Trezzo, e porta le sue acque fino a Milano. Ambedue presentano le seguenti particolarità.


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