Storia degli Esseni: Lezioni. Benamozegh Elia
di encomiarne il costume; e tanto profuse e tanto magnifiche riescono di costoro le lodi, che grave ingenerarono sospetto nell’animo ai posteri, non forse più che verità consentisse, di gioconde e gaie tinte spargessero il quadro ad attirare la stima, l’ammirazione, l’ossequio del mondo gentile. Dite di grazia. Potevano e Giuseppe e Filone con tanta pompa favellare di un istituto Cristiano, d’un Istituto che cattedre ed altari elevasse contro la pristina fede; il potevano essi che nacquero e vissero e morirono nella più pura ortodossia?[24] Il poteva Giuseppe, che non rifinisce di laudare la scuola farisaica, ch’è quanto dire la scuola che più apertamente si osteggiava dal Cristianesimo; il poteva Filone, che la vita consacrò e gli studj e le fatiche alla esaltazione del nome, della fede ebraica, e che la età senile non trattenne dalla famosa ambasceria a Cajo Caligola, dove alta e solenne levò la voce in difesa dei patrj riti e della patria salute? Che se Filone e Giuseppe, Ebrei pronunciati, non potevano tante lodi prodigare se non ad Ebrei; se gli Esseni, ebrei essendo, non lasciavano di possedere parecchie doti, qualità, costumi, istituzioni che il Cristianesimo si appropriò, come desumere da queste simiglianze la identità? Come non avriano potuto essi che queste cose possedevano di proprio in antico, come non avriano potuto continuare a ritenerle senza farsi Cristiani? Certo che il potevano e certo ancora che i generosi encomj dei due grandi Israeliti fanno fede pienissima contro ogni supposta apostasìa. Però Filone di lodarli non si contenta. Due libri ei scrisse, come vi ho detto, di cui il primo consacrò agli Esseni, l’altro dedicò ai Terapeuti. Il primo suona: Ogni onest’uomo è libero, il secondo si chiama, De vita contemplativa. Or bene, il prima è prova come a senso di Filone, Ebrei fossero gli Esseni, poichè di costoro favellando, il nome apertamente e la qualificazione gli assegna di Ebrei. Si può dire altrettanto dei Terapeuti che prese a têma della seconda opera sua? Certo che sarebbe meno esplicita la deposizione Filoniana, se non sapessimo che la vita contemplativa forma come una parte seconda del primo libro rammentato; più, se nel passare dagli Esseni ai Terapeuti, se nel prendere di quest’ultimi a favellare, una frase ei non usasse ove i legami, la parentela delle due sètte apparisce manifestissima; se, infine, concorde non sorgesse oggimai una voce ad ammettere tra Terapeuti ed Esseni, non solo alcun tratto di somiglianza, ma salvo qualche varietà d’indirizzo, una sostanziale e perfetta identità; se di questo universale ossequio facendosi interprete, non ci ammonisse il Jules Simon, nella Istoria della scuola di Alessandria, così dicendo: Il est plus que vraisemblable que les Thérapeutes sont des Esséniens voués à la contemplation; e ciò che più monta, se queste parole precedute non fossero da un coscienzioso esame sul preteso cristianesimo dei Terapeuti. Che se Ebrei sono gli Esseni a confessione di Filone, se i Terapeuti altro non sono che Esseni contemplativi, chi non vede come le insegne di Ebrei più ai Terapeuti non disconvengano, che non agli Esseni?
È egli Filone il solo a proclamare degli Esseni lo ebraismo? Per ventura, non è il solo. Una voce vi ha, s’è possibile, più autorevole, che l’attesta. E qual è? La voce della cronologia. Attendete, e con qualche diligenza mi seguite, chè si tratta di cifre. Quando nacque Filone? Nacque, e ne abbiamo certezza, l’anno 724 dalla fondazione di Roma. Quando scrisse le opere in discorso, quando parlò, quando l’elogio compose dei Terapeuti? Egli dice che era, allor giovanissimo. Giovanissimo, accennerebbe ai 20 a 30, ma pure diamogli, se così volete, anni 40, i quali addizionali ai 723 dalla fondazione di Roma, costituirebbero la somma di 763. In che anno della romana fondazione nacque Gesù? Nacque il 753, ch’è quanto dire non più di anni dieci pria che Filone a scriver si accingesse le opere sue; non più che dieci anni prima del grande e sublime ritratto che ci porge Filone dell’Essenato Egiziano, coi suoi romitorj, colle sue leggi, colle sue tradizioni, col suo culto purissimo, e, ciò che più urge al fatto nostro, colle sue istorie, coi suoi libri antichi, colla venerata memoria dei suoi predecessori.
È egli possibile, dopo prove siffatte, parlare di Terapeuti Cristiani? Però vedete astuzia! Noi citammo Filone e i suoi encomj; encomj incomprensibili in bocca ad un Ebreo, ove i Terapeuti supporre si vogliano cristianeggianti. Or bene, che credereste che facciano gli avversarj! Con un colpo di mano ci rapiscon Filone. Audacia direte enorme, se altra fu mai. Ma pure la è così. Se Filone credeste finora Ebreo, disingannatevi. Egli è Cristiano, e davvero Cristiano, testimone S. Pietro che in Roma vedutolo, lo convertì. Ma la buona gente non guarda tanto per la sottile, nè spinge più che tanto le sue indagini. Non cerca, per esempio, se il preteso Cristiano ci abbia di cristianesimo alcuna traccia tramandato nelle opere sue; che strana cosa ed incredibile veramente sarebbe questa, se tutto lo zelo ed il fervor del neofita una sola parola posta non gli avessero in bocca, non dico di elogio, di venerazione, di fede, ma nemmeno di semplice ricordanza, di semplice citazione. Non veggon cotestoro che invano tutto questo si chiederebbe alle opere Filoniane, che per quanto si stendono, non menzione vi ha di G. C., non di Pietro il conversare preteso, non dei Vangeli, non dei dogmi cristiani; ove dogma cristiano non vogliam dire la teoria del Verbo, comune non solo alle religioni orientali, ma propria altresì di Platone suo donno e maestro; non infine di quel dogma menzione, sul quale tutto s’appunta l’edificio cristiano, voglio dire l’Incarnazione o, come Gioberti il chiama, il dogma teandrico. Che se occhi non han costoro per vedere, non hanno nemmeno orecchi per udire; per udire, per esempio, Giuseppe quando, sopravvissuto a Filone, di Filone parla con la riverenza ch’ei sentiva per un tant’uomo; quando lo dice insigne nella sua nazione, quando leva a cielo l’attaccamento di Filone alla fede, alla patria, a tutto Israele. Avria così di Filone favellato Giuseppe, se Filone conchiuso avesse la vita nella apostasia, nella fede cristiana? Certo che non avrebbe; e certo egualmente che le lodi di Filone sul labbro a Giuseppe, come quelle degli Esseni in bocca a Filone, come tutti gli altri accennati argomenti, sono una catena ben connessa, ben stretta, ben coerente, che c’interdicono, degli Esseni parlando, i limiti varcare e i confini dell’Ebraismo. Io potrei valermi del dritto di rappresaglia; potrei sotto ai vessilli riparare del Salvador e sancire quella derivazione che egli propone delle idee cristiane dall’Essenato; potrei dire con esso: son organisation et ses mœurs occupent un rang très élevé parmi les causes qui pendant la jeunesse de Jésus imprimèrent la première impulsion à sa pensée; potrei far eco ad Adolfo Esquirol, il quale non dubitò sentenziare: «Les Evangélistes se rattachent par leur Maître à la secte des Esséniens.»[25] Potrei tutte queste cose togliere a dimostrare; e comecchè tornerebbe agevole con corredo non esiguo di prove sussidiarle, ciononostante mi rimarrò, che dette influenze esteriormente esercitate dall’Essenato, qui non è luogo a trattare. Ci basti che inviolati ne sieno i sacri recinti, ci basti che pura ed intemerata e legittima ne sia la origine, ci basti che del più puro sangue sia egli concetto del corpo ebraico.
LEZIONE OTTAVA.
Grande ricerca, o signori, imprendevamo, ed è questa la origine degli Esseni. Noi esautorammo le false, le spurie derivazioni che pregiudizi multiformi ci volevano imporre, noi respingemmo là dove il sole tace di verità l’origine pagana, e dopo questa l’origine alessandrina, e per ultimo vedemmo di che sapesse la cristiana paternità. Mestieri è ora rivolgere a migliore indirizzo le nostre forze, mestieri è pure ch’a correr miglior acque alzi le vele omai la navicella del mio ingegno. Però se il còmpito nostro riesce tuttavia grave e scabroso, quanto però non ci si presenta e più piana e più secura la via! Noi conosciamo gli scogli e li eviteremo; noi sappiamo come circoscritta, e per ciò stesso più sicura sia al presente l’opera nostra, noi sappiamo come esclusi, eliminati per sempre il Paganesimo, la filosofia, e il cristianesimo quai padri presunti del grande Essenato, non ci resti che una fede a cui chiederlo, un popolo ove cercarlo, una filosofia a cui riferirlo, e questa è la filosofia, la fede, il popolo Ebraico. Ma se sappiamo che il campo ove nacque fu l’Ebraismo, ci resta a conoscere il dove, il quando, il come e quel germe particolare e quel particolare terreno conoscere ove il gloriosissimo albero allignava; ch’è quanto dire la origine propria, la origine propriamente