Il Quadriregio. Frezzi Federico
90 queste di Diana silvestre parranno.
Tu vederai venir quelle donzelle
tutte vaghette, adorne ed amorose,
incoronate di splendenti stelle.—
E poi si mosse tra le vie spinose,
95 tanto ch'e' mi condusse su nel monte,
ond'io vedea la valle, e lí mi pose.
In mezzo la pianura era una fonte
sí piena d'acqua, che n'usciva un rivo,
nel qual le ninfe si specchian la fronte.
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100 E 'n mezzo la pianura, ch'io descrivo,
era una quercia smisurata e grande
e sempre verde quanto verde olivo;
e li suo' rami in quella valle spande,
li quai son tutti di rosso corallo,
105 ed ha zaffiri in loco delle giande.
E tutto il fusto è come un chiar cristallo,
e sotto terra ha tutte sue radice,
come si crede, del piú fin metallo.
Per farlo adorno e mostrarlo felice
110 vi cantan tra le fronde mille uccelli,
e lodi di Diana ciascun dice.
Sul verde prato tra' fioretti belli
vidi migliaia di ninfe ire a spasso
con le grillande in sui biondi capelli:
115 e per le coste giú scendere abbasso
fauni vidi e satiri e silvani,
che alla festa al pian movean il passo.
Dietro son bestie ed hanno visi umani;
e son chiamati dèi di quelli monti
120 e di quegli alpi sí scogliosi e strani.
E naide v'eran le dèe delle fonti,
e driadi v'eran le dèe delle piante,
che hanno i membri agli arbori congionti.
Con le grillande vennon tutte quante
125 giú nella valle a far festa a Diana;
e poi che funno a lei venute avante,
s'enginocchioron su la valle piana;
e fengli offerta sí come a signora,
e cantando dicean:—O dea sovrana,
130 benedetta sii tu in ciascun'ora,
e benedetti li fonti e li boschi,
dentro alli quai tua deitá dimora.
Le fère venenose e c'hanno toschi
non vengan nelli lochi dove stai,
135 né cosa, che dispiaccia, mai conoschi.
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Tu facesti smembrar con doglie e guai
il trasmutato in cervio Atteone
con la potenzia grande, che tu hai;
ché delle ninfe le nude persone
140 corse a vedere tra le chiarite acque,
benché fortuna ne fosse cagione.
Ippolito gentil, quando a te piacque,
tornar facesti in vita dalla morte
con quelle membra, con le quali ei nacque.—
145 E quando ell'ebbon lor offerte pórte,
anco alle ninfe fenno riverenza,
sí come a servi principal di corte.
E dilungate dalla lor presenza
tennono nella valle estremo loco,
150 come conviensi a lor bassa semenza.
Giá era il tempo che la festa e 'l gioco
far si dovea e Diana fe' segno
a due sue ninfe, a lei distanti poco,
che chiamasser Iunon dall'alto regno,
155 che scendesse alla festa omai a sua posta
col coro delle ninfe alto e benegno.
Come fa 'n cor colui, al qual è imposta
l'antifona per dir, che prima inchina,
poi a cantar la voce tien disposta;
160 cosí fên quelle due a sua regina,
che s'inchinonno prima al suo comando,
poi, tenendo la faccia al ciel supina,
encomincionno a dir cosí cantando.
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CAPITOLO V
Dell'avvenimento di Giunone invitata alla festa di Diana.
—O regina del cielo, o alta Iuno,
moglie e sorella del superno Iove,
che l'aer rassereni e failo bruno,
Diana prega te che venghi dove
5 ella fa festa e con le belle dame
del nobil regno tuo qui ti ritrove.
Il nostro dir, benché da lungi chiame,
noi sappiam ben che l'odi dall'altezza
del monte Olimpo, dov'è il tuo reame.—
10 Queste parole con tanta dolcezza
cantôn due ninfe, Pallia e Lisbena,
ch'anco, quando il ricordo, io n'ho vaghezza.
Né mai cantò sí ben la Filomena,
né per addormentare in mar Ulisse
15 cantò sí dolcemente la Sirena.
Iuno, per dimostrar ch'ella l'udisse,
mandò un lustro e sin a lor discese
come balen che subito venisse.
Le ninfe di Diana inver'il paese,
20 onde venne quel lustro, stavan vòlte,
con gli occhi rimirando e stando intese.
Ed ecco come il raggio spesse volte
pare una via, che 'nsino a terra cada
fuor delle nubi, ove non son sí folte,
25 cosí da alto ingiú si fe' una strada
dal loco, onde Iunon dovea venire,
lucida e stesa insin quella contrada.
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Poi, come il chiaro Febo suol uscire
fuori dell'orizzonte la mattina,
30 cosí vidi io per la strada apparire
un nobil carro, e suso una regina
con corona di stelle e sí splendente,
come tra li mortal cosa divina.
E quanto piú e piú venía presente
35 agli occhi miei, tanto parea piú adorno,
maraviglioso il carro e piú eccellente.
E mille ninfe avea intorno intorno
con corone di stelle in su la testa,
lucenti al sole ancor nel mezzogiorno.
40 E d'oro