Terra vergine. Anton Giulio Barrili
al gran largo, e precedendo al solito la Pinta, miglior veliera di tutte. Regnava a bordo della Santa Maria una animazione straordinaria: nessuno chiuse occhio per tutta la notte; ognuno aspettando di vedere la terra.
Verso le dieci di sera, Cristoforo Colombo stava sul cassero di poppa, esplorando ancora con gli occhi fissi il buio orizzonte. Tutto ad un tratto, gli parve di vedere in lontananza risplendere un lume. Era piccino e tremolante, come il lumicino della favola; e l'almirante credette a tutta prima di aver traveduto.
—Gutierrez!—gridò egli, volgendosi a quello dei gentiluomini di poppa, che era rimasto ultimo a vegliare con lui.
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Pedro Gutierrez, gentiluomo di camera del re, e ragionier generale della spedizione, si avvicinò prontamente.
—Signor almirante, son qua;—rispose egli, facendosi al fianco di lui.—Che cosa volete da me?
—Dite, Gutierrez; non vedete voi laggiù, sulla nostra sinistra, un lumicino che sembra danzare sulle acque?—
Pedro Gutierrez si fece a guardare laggiù, dove l'almirante accennava; stette un poco in silenzio, aguzzando gli occhi nel buio, per rintracciare quel lume; finalmente esclamò, con accento di convinzione profonda:
—Ah, sì, eccolo là. Avete ragione, mio signore. E si muove, difatti. Pare il lume di una barca peschereccia.
—O una fiaccola di viandanti, lungo la costiera d'un monte;—rispose l'almirante.—Ma vi prego, don Pedro, chiamate qualchedun altro. Non vorrei che c'ingannassimo in due.
—Chiamo don Rodrigo Sanchez?—domandò Pedro Gutierrez.—Poc'anzi, per l'appunto, egli passeggiava con me; non può essersi già addormentato.
—Sì, chiamate don Rodrigo;—rispose Cristoforo Colombo.—È il nostro ispettore d'armamento, uomo di buon giudizio, e non facile a travedere.—
Pedro Gutierrez discese dal cassero ed entrò nel gavone di poppa. Cristoforo Colombo rimase solo al suo posto, non potendo spiccar gli occhi dalla fiamma lontana, che brillava veramente a guisa di fiaccola, agitata da persona che corresse. Ma tutto ad un tratto la fiamma disparve, e il mare e l'orizzonte non furono più che tenebre fitte davanti agli occhi di lui.
Rodrigo Sanchez di Segovia, capitano generale [pg!53] d'armamento della spedizione Oceanica, giungeva allora sul cassero, insieme con Pedro Gutierrez.
—Troppo tardi, ahimè!—disse l'almirante, con accento di tristezza.—Il nostro bel lume è sparito.
—Sparito!—esclamò Pedro Gutierrez.—Ma io spero che ricomparirà, e don Rodrigo potrà goderne anche lui.
—Voglia il cielo!—disse Cristoforo Colombo.—Ma noi certamente lo abbiamo veduto; non è vero, Gutierrez?
—Sul mio onore;—rispose Gutierrez.—E non mi sono neanche fidato dalla prima apparenza; ho voluto distinguerlo bene, averlo bene negli occhi. Ma pensate, signore, che quel lume, se è d'una barca peschereccia, può esserci nascosto ora da un cambiamento momentaneo di direzione della barca. Se poi è una fiaccola a terra, può esserci nascosta la fiamma da qualche fitto di piante; ricomparirà alla prima radura del bosco.—
Pedro Gutierrez non aveva ancor finito di parlare, che il lume ricomparve difatti.
—Ah, eccolo nuovamente!—gridò l'almirante, che non aveva perduto di vista quel punto dello spazio donde gli era apparso la prima volta il lume.
—Guardate, don Rodrigo, laggiù, sulla nostra sinistra; per ritrovarlo, non avete che da calare una linea perpendicolare dalla cima del pennone di maestra. Ci siete?
—Sì, sì, ho veduto;—disse Rodrigo Sanchez.—Lo distinguo benissimo. E non è un fuoco fatuo, per sant'Jago, quantunque saltelli la sua parte anche lui. Ma è vivissimo, veramente di fiaccola, come di legno resinoso, o d'altra materia combustibile di quella specie.
—Magari d'olio d'oliva, non è vero?—disse ridendo il Gutierrez.
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—Eh, che cosa ne so io?—rispose il Sanchez.—Per essere olio d'oliva veramente, domanderebbe un lucignolo enorme, a giustificare una luce così viva. Sia quel che vuol essere, voi siete fortunato, signor almirante. Oggi la bella sconosciuta vi manda il ramo di spino fiorito; questa notte vi mette il lumicino sul davanzale. Bisogna andare, da buon cavaliere; anzi, bisogna correre, come un paggio innamorato.
—E si corre, come vedete;—disse l'almirante.—Le vele portano tutte maravigliosamente. Incomincio a temere che siamo già troppo vicini alla meta.—
Il lume frattanto era sparito da capo, e per non ricomparir più nel corso della notte. Dopo qualche altra celia sul fare di quelle che abbiamo udite, don Rodrigo Sanchez se ne ritornò nel suo covo; e poco stante gli tenne dietro il Gutierrez. Ma non si mosse Cristoforo Colombo dal suo osservatorio. Vegliava sempre, nella notte, e quasi quasi non si sapeva dire, a bordo, quando trovasse l'ora per chiudere un occhio: ma quella volta doveva vegliar più che mai.
Immaginate, del resto, con quale ansia egli aspettasse il mattino. Ma erano a mala pena le undici di sera, e l'alba doveva farsi aspettare un bel pezzo. L'almirante passeggiava convulso in quel piccolo spazio del cassero di poppa; ma ad ogni tanto si fermava, aguzzando lo sguardo verso l'orizzonte, immerso tuttavia nelle tenebre.
Intanto la Santa Maria procedeva gloriosa, fendendo i flutti, col vento in fil di ruota, e al fioco lume delle stelle baluginavano nell'ombra tutte le sue vele gonfiate. Veniva di conserva la Nina, che le sue vele quadre, sostituite alle latine nel forzato soggiorno alle Canarie, avevano resa più svelta. Precedeva di buon tratto la Pinta, la gran veliera [pg!55] della spedizione, a cui questa sua qualità e l'umore del suo comandante Martino Alonzo Pinzon avevano fatto dare i soprannomi d'impaziente e di smaniosa. «Sì, dite, dite quel che vi pare» rispondeva Martino Alonzo Pinzon, quando sentiva celiare sulla andatura frettolosa della sua caravella. «Se la Pinta mangia più leghe di voi altri, ogni giorno, è segno che ci ha buono lo stomaco. E senza bere; notate, senza bere! quantunque il suo nome gliene darebbe quasi il diritto.»
Erano le due dopo la mezzanotte, e Cristoforo Colombo passeggiava ancora sul cassero, quando da prora via gli venne un lampo negli occhi, e dopo il lampo negli occhi uno scoppio rumoroso, uno schianto agli orecchi. Era la Pinta, la precorritrice della squadra, che traeva un colpo di cannone, il lieto segnale della terra veduta.
Un'altra volta la Pinta aveva fatto quel colpo di cannone, e di testa. Se n'era pentita, e non c'era più ricascata. Se questa volta si arrisicava a sparare, doveva averlo fatto con buon fondamento.
Tutta la marinaresca della Santa Maria, tutti gli ufficiali di poppa, saltarono dai ranci e furono tosto in coperta.
I marinai di guardia alle vele avevano già data la voce, da prora e dalle gabbie. Era la Pinta che aveva sparato; la Pinta che aveva scoperta la terra. Infatti, dopo quel colpo di cannone, imbrogliava le vele, rallentava il suo corso. Così almeno pareva di vedere, nella penombra della notte stellata.
La Santa Maria proseguiva intanto il suo cammino. Raggiunse la Pinta, mentre questa compieva la manovra per mettersi in panna.
—Terra! terra!—gridò Martino Alonzo Pinzon, appena vide accostarsi la Santa Maria,—La terra, signor almirante, la terra!—
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E tutti, dal bordo della Pinta, ripetevano il grido. Tutti lo ripetevano con eco formidabile, dalla Santa Maria e dalla Nina, che si avanzava a gonfie vele pur essa.
Cristoforo Colombo aspettò che si chetasse il clamore; poi ad alta voce domandò:
—Chi è stato che l'ha scoperta?
—Un marinaio di guardia, Rodrigo di Triana.
—A che ora?
—Un'ora fa; subito abbiamo sparato il cannone, per darvene l'avviso.
—Anche il signor almirante l'ha scoperta, e quattro ore prima;—gridò