Racconti politici. Ghislanzoni Antonio

Racconti politici - Ghislanzoni Antonio


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mi appello al vostro specchiato buon senso come al vostro inalterabile patriotismo. Voi sapete che nel corso di queste brevi ma fortunate rappresentazioni per parte nostra, non vennero risparmiate spese e fatiche... onde appagare le legittime esigenze di un pubblico intelligente e benevolo. Noi toccavamo felicemente la riva... noi sbarcavamo gloriosamente in quel porto, donde un capocomico, simile al naufrago dell'immortale Alighieri,

      Si volge all'acqua perigliosa e guata...

       «Per chiudere le nostre rappresentazioni luminosamente, avevamo allestito un grandioso dramma di circostanza, scritto, come più volte fu ripetuto nei pubblici avvisi, da un attore troppo modesto per rivelare il proprio nome, ma troppo famoso in questa ed in altre città d'Italia per rimanere ignorato. — Voi siete accorsi al triplice appello dell'autore concittadino, dell'umile attrice benefiziata, e diremo anche del vostro illuminato patriotismo. Voi avete con urbane ma abbastanza sensibili dimostrazioni palesata la vostra impazienza. — Ed ora... che direte voi... nell'udire ciò che purtroppo io sono costretto ad annunziarvi? Quale sarà la vostra sorpresa... e fors'anche il vostro giusto risentimento allorquando mi udirete annunziare che la rappresentazione non può aver luogo, per questa semplice e durissima circostanza che i tre principali attori giovani della compagnia erano quegli stessi che oggi, vestiti della gloriosa camicia garibaldina, si sono slanciati nella carrozza del leone di Caprera per combattere con lui le supreme battaglie della indipendenza italiana...?...»

      Il pubblico, che ascoltando diffidente ed iroso la lunga tirata del capocomico, più volte si era permesso di interromperla con grida poco benevoli, rimase profondamente colpito dalla inaspettata conclusione. Un silenzio solenne successe improvvisamente alla sorda agitazione. Le parole del capocomico non solo scioglievano l'enigma della giornata, ma proponevano un nobile esempio. I generosi istinti della moltitudine furono scossi da quell'annunzio. Tutti obliarono lo scopo pel quale erano venuti in teatro; tutte le aspirazioni si portarono sovra un altro campo.

      I tre attori che avevano seguito Garibaldi erano un avvenimento reale, un avvenimento che sorpassava l'interesse di una rappresentazione drammatica, che trascinava le menti ed i cuori in un realismo più elevato e più poetico di qualsiasi finzione ideale.

      Il capocomico indovinò immediatamente il pensiero del pubblico — e profittando di quel silenzio solenne, riprese a parlare con maggiore naturalezza di linguaggio.

       «Per mostrarvi che non vi fu da parte nostra verun inganno o soperchieria, io vi leggerò, o signori, la lettera che ci venne recata pochi minuti sono — la lettera di quei disgraziati... e diciamolo pure... generosi figli dell'arte!»

      Il capocomico spiegò il foglio e proseguì leggendo:

      «Cari colleghi:

      «Al momento in cui riceverete questo foglio, noi saremo a Como, sdraiati probabilmente sulla paglia della caserma. La persona a cui affidiamo la presente è incaricata di consegnarla alle ore otto precise, al punto in cui sarà per aver principio la rappresentazione. Abbiamo promesso La partenza dei volontari, e nessuno vorrà accusarci di aver mancato di parola. — Noi siamo partiti! — L'autore del nuovo dramma si era proposto di spronare i suoi concittadini ad accorrere sotto le bandiere di Garibaldi — orbene: noi crediamo che il nostro esempio gioverà meglio allo scopo. Noi abbiamo profittato delle camicie rosse che dovevano servire alla rappresentazione. Badate che c'è penuria di camicie rosse: quelle che ancora vi rimangono io vi consiglio di donarle ai giovani di buona volontà. Noi vi permettiamo di leggere in pubblico la nostra lettera. Dessa servirà a discolparvi. Noi conosciamo i cittadini di... Vedrete che gli spettatori, in luogo di esigere la restituzione del biglietto, proclameranno ad una voce di destinare l'introito della serata a benefizio della Commissione per le camicie rosse. Salute a voi, diletti colleghi, salute ai patriottici abitanti di.... Viva l'Italia! Viva Garibaldi! Viva la camicia rossa!

      «Vostri affezionatissimi fratelli

      «Simonelli — Viscardini — Rizzi.»

      All'ultime parole della lettera rispose un uragano di grida che fece impallidire il capocomico. — Gli spettatori della platea salirono sulle panche agitando i cappelli e i bastoni — tutti i fazzoletti sventolarono dai palchi e dalle gallerie — i professori dell'orchestra per impulso istintivo ripresero i loro stromenti, e si diedero a suonare con lena da invasati l'inno di Garibaldi.

      Vi sono delle commozioni popolari che nessuna penna può descrivere — e noi, per parte nostra, rinunziamo ad esprimere quell'entusiasmo collettivo, del quale ogni singolo episodio fornirebbe un poema.

      Il capocomico non trovava la via per andarsene dal proscenio. Egli si inchinava, piangeva, rideva, e da ultimo era rimasto impietrito colle mani in saccoccia.

      IX.

      — Presto! una camicia rossa! — gridava un giovane pallido e scarno aggirandosi fra le quinte.

      — Carlo!... tu qui!... esclamò Eugenio Lanfranchi, muovendo incontro all'amico.

      — Non si perda un istante... Io ho contato sulla tua parola, e vengo a reclamare la mia camicia rossa prima che il palco scenico sia invaso.

      La prima donna che era presente a quel breve dialogo, corse nel camerino e ne uscì poco dopo con due camicie rosse, che offerse ai due giovani.

      — Andate! — disse l'attrice ad Eugenio Lanfranchi — è forse il primo caso in cui un autore drammatico debba supplire la prima donna... Io vi presto di cuore il mio vestiario — voi me lo renderete dopo la recita.

      — Non oso promettervi di riportarvelo intatto, rispose Eugenio sorridendo.

      E i due giovani si presero ciascuno una camicia rossa, e stretta la mano dell'attrice, uscirono dal teatro per la scala riservata agli artisti.

      X.

      Qual mutamento di scena dopo quella giornata!

      La città di... in proporzione de' suoi abitanti è forse quella che ha fornito a Garibaldi il maggiore contingente di volontari.

      Un giorno, un'ora di entusiasmo basta talvolta a trasformare un'intera popolazione, a convertire un popolo scettico e sonnolento in una falange di eroi!

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