Novelle e ghiribizzi. Fanfani Pietro

Novelle e ghiribizzi - Fanfani Pietro


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       Pietro Fanfani

      Novelle e ghiribizzi

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066070120

       AL LETTORE

       NOVELLA I. [1]

       NOVELLA II. [20]

       NOVELLA III. [22]

       NOVELLA IV.

       NOVELLA V.

       NOVELLA VI.

       NOVELLA VII.

       NOVELLA VIII.

       NOVELLA IX.

       NOVELLA X.

       NOVELLA XI.

       NOVELLA XII.

       NOVELLA XIII.

       NOVELLA XIV.

       NOVELLA XV

       NOVELLA XVI.

       NOVELLA XVII.

       LA VISITA DI UN ISPETTORE SCOLASTICO

       L'ARLECCHINO, IL BRIGHELLA E IL CÒLA

       IL CODINO

       IL COLLARE DELLA SS. ANNUNZIATA

       DI ALCUNE ETIMOLOGÍE DEL VOCABOLARIO DELLA CRUSCA

      MILANO

      editore PAOLO CARRARA librajo

      1879

      Tip. Pietro Faverio.

       Indice

      Le Novelle e i Ghiribizzi drammatici, raccolti in questo volume, salvo alcuni di questi ultimi, che ora si pubblicano per la prima volta, furono già da tempo messi fuori dall'Autore, ma erano poco o punto noti, perchè apparvero su qualche giornale, o in raccolte, o tirati in ristrettissimo numero di esemplari; per modo che posso dire, che a molti e molti giungeranno novissimi; tantopiù che l'Autore, nel rivederne questa ristampa, li venne ritoccando qua e là dove gli parve necessario. Egli scrisse la maggior parte di questi lavori mentre attendeva a comporre quelli di maggior lena in materia filologica, i quali porrò di mano in mano in luce, e quelli concernenti le due gravi questioni del Vocabolario della Crusca, e dell'autenticità della Cronica di Dino Compagni, quasi a sollievo dell'animo occupalo da' gravi studj. E però ora in un punto, ora in un altro Egli accenna o a questa o a quella delle due questioni, dando qua una bottata o mia graffiatina ad un avversario, là rivolgendo un frizzo o una celia ad un altro; anzi dirò che l'argomento di parecchi fra quegli scritti, lo attinse appunto dalle ricordate due questioni. Così facendo, l'illustre Autore si attiene al savio precetto del ridendo dicere verum: diletta con quella forma garbata, propria, limpida, festosa, del suo dire, onde Egli è modello insuperabile; e nel tempo stesso apertamente si mostra, non timido e parziale, ma sincero e devoto amico della Verità. Io quindi non dubito punto che questo volume, come tutti gli altri di quell'eletto Ingegno, troverà favore tanto presso coloro che si dilettano delle amene letture, quanto presso gli studiosi cultori della nostra lingua. Debbo però avvertire il Lettore, che c'è una mancanza; ed è questa qui. Alle pagine 15, 18, 83 ed altrove, leggerà Vedi Appendice I, II ecc., ma le Appendici non ci sono. Soprallavoro, in questi giorni la morte repentinamente spense lo strenuo Autore, nè tra' suoi fogli si è potuto trovare o scritto, o nota, o appunto alcuno, che accennasse quali dovevano essere le illustrazioni, che era suo intendimento di porre in fine del volume: sicchè le mancano; ma non per questo il volume scema di pregio, perchè non sarebbero state altro, per quanto io posso argomentare, se non ischiarimenti maggiori su persone e su cose, delle quali nel libro si discorre. Altre parole non aggiungo; il libro èccolo qui: e son certo che verrà benevolmente accolto.

      L'Editore.

       Indice

      DON FICCHÍNO.

       Don Ficchíno, adulatore e scroccone famoso, accetta due desinari nel giorno medesimo: saputosi, gli è fatto da capo un doppio invito; ma è trattato in modo che va a letto digiuno.

      Don Ficchíno, morto pochi anni addietro d'indigestione, fu un pretazzuolo d'una piccola città di Toscana: e gli posero quel soprannome per la grande sua smania di ficcarsi attorno a tutti coloro che avevano nobiltà, ricchezza, o fama di letterati solenni. Fino da abatónzolo il fatto suo era uno spasso: un frucchíno, un lecchíno[2] vi so dir io! Se de' mortorj, se degli angiolíni[3], se delle benedícole dove si leccasse il madonníno[4] ve n'era, lui vi si ficcava dei primi. Cresciuto negli anni, gli uscì di corpo la smania de' móccoli e delle sagrestíe; e si cominciò a ficcare per le case dei signori; e lì, per leccar qualcosa, lusingava ogni lor vanità: si sdrajava sotto i tavolini a sbraciar la cassetta alle signore[5]: faceva sonetti, cantava, sonava; era, vi dico, il cucco di tutte le veglie. Poi gli venne gli áscheri[6] di essere un po' letterato... ma, èramo a piedi![7]... Síe? che importa? Lasciate fare a lui! Si ficcò alle còstole di un letterato valente; e lì striscia, e lì loda, e lì lecca, il letterato gli fece pa[8]; lo resse per le maniche del sajo, affinchè non battesse il musíno in terra; lo fece affiatare con qualche altro letterato: e di lì a poco l'amicone


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