Il Principe della Marsiliana. Emma Perodi

Il Principe della Marsiliana - Emma Perodi


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       Emma Perodi

      Il Principe della Marsiliana

      Romanzo romano

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066073435

       I.

       II.

       III.

       IV.

       V.

       VI.

       VII.

       VIII.

       IX.

       X.

       XI.

       XII.

       XIII.

       XIV.

       XV.

       XVI.

       XVII.

       FINE.

       Indice

      Dinanzi all'osteria di Muzio Scevola, in Trastevere, sventolavano un sabato sera le bandiere tricolori e quelle gialle a rosse del Comune di Roma, e dalle finestre delle casupole vicine pendevano tralci di lauro, ai quali erano appesi i lampioncini di più colori, pronti per la illuminazione. Sopra la porta dell'osteria vi era il ritratto di Garibaldi, circondato pure di lauro, e intorno a quello erano disposte le candele infilate nelle punte di ferro.

      Sulla piazzetta davanti all'osteria stavano molti uomini aggruppati a capannelli e discutevano vivamente; alcuni appartenevano alla classe dei bottegai e portavano le catene d'oro pesanti attaccate ai primi bottoni della sottoveste, il corno di corallo penzoloni e le cravatte vistose; altri invece appartenevano al ceto dei cittadini, e la maggior parte al popolo minuto.

      I cittadini, che erano in minor numero, andavano da un gruppo all'altro e posavano familiarmente la mano sulle spalle dei popolani.

      A un tratto, nel veder scendere da una botte un giovinotto sbarbato e vestito correttamente di saia turchina, tutte le conversazioni cessarono, i capannelli si scomposero e la folla si spinse verso di lui.

      Il giovinotto distribuiva strette di mano a tutti, salutando ciascuno per nome.

      —Signor Rosati!—dicevano le persone aggruppate intorno a lui rispondendo al saluto.

      —Come va? Che mi dite di nuovo?—domandava Fabio Rosati, rivolgendo uno sguardo d'intesa a tre o quattro cui la folla popolana pareva ubbidire.

      —In Borgo si può contare su cinquecento voti, non più,—disse il Simonetti, un omaccione grasso, che aveva bottega d'orzarolo vicino a piazza Rusticucci e godeva di molta popolarità fra i liberali di quel rione.

      —E dalle parti vostre come si sta?—domandava Fabio Rosati a Scortichino, il ricco oste di San Francesco a Ripa.

      —Benone, sor Fabio mio. Ieri sera avevo l'osteria piena di gente e dopo che ebbi parlato, come so parlar io, non fo per vantarmi, sa, e ebbi detto che bevessero pure senza pensare al conto, tutti convennero che era meglio votare per Sua Eccellenza, che almeno aveva dato prova d'essere liberale in Campidoglio, piuttosto che per quel clericalone del de Petriis, che non ha mai fatto altro che portare la mantellina dei fratelloni dell'Angelo Custode, impiastricciare i cocci, e imbrogliare i forestieri.

      —Bravo Scortichino!—disse il Rosati con fare di protezione battendo sulla spalla al ricco oste.—E qui che notizie ci sono?—domandò a un uomo alto con una lunga barba e due occhi mansueti come quelli di un agnello.

      —Qui, trattandosi di un principe ci pensano due volte,—disse il sor Domenico, uomo popolarissimo, che vantava ancora l'amicizia di Garibaldi, si ricordava del Vascello e parlava dell'eroe con le lagrime agli occhi.—Qui ci vorrebbe qualcosa per ismuover questa gente, qualche colpo che rendesse popolare il principe della Marsiliana.

      —E quale, per esempio?—domandò il Rosati infilando il braccio in quello del sor Domenico e guidandolo in disparte.

      —Qui, sor Fabio mio, il principe ha dei nemici. Dicono che non può essere liberale schietto con quella moglie.

      —E che fa la principessa?—chiese il Rosati fermandosi e guardando in faccia il sor Domenico.

      —Bazzica troppo dalle monache di Santa Rufina. Capirà, la carrozza tutti ce la vedono ogni giorno ferma per delle ore davanti al convento, tutti sanno che non aiuta altro che i baciapile e poi ha anche la riputazione di esser superba come tutti in casa Grimaldi.

      —E che cosa sapreste suggerirmi, sor Domenico, per riconquistare alla principessa le simpatie del Trastevere?

      —Una cosa sola: bisognerebbe che la principessa venisse stasera a cena all'osteria insieme col principe e domenica l'elezione di lui è assicurata.

      —Siete pazzo!—esclamò il Rosati mostrando con un gesto di ribrezzo quanto ripugnavagli di vedere la principessa della Marsiliana in quel luogo.

      —Eppure è l'unico mezzo,—diceva l'oste senza alterarsi, scrollando la bella testa mansueta.—È l'unico mezzo!

      —Ma ora è tardi.

      —No; lei corra a casa dal principe, gli riferisca questo suggerimento mio, e gli dica che se non viene la principessa è inutile che venga neppur lui.

      Fabio Rosati stette un momento pensoso, con gli occhi fissi per terra, poi stendendo la mano al sor Domenico gli disse:

      —Credo che abbiate ragione;—e senza salutare nessuno risalì in botte e si fece condurre al palazzo del principe della Marsiliana. Nel passare sotto la porta carrozzabile per entrare nel cortile, Fabio domandava al guardaportone alto, solenne e tutto tronfio di portare la livrea della antica casa principesca, se Sua Eccellenza era tornata.

      Il guardaportone, senza aprir bocca, brandi la mazza con gesto da re di corona e accennò al Rosati il phaéton attaccato che aspettava il principe, e quindi riposò in terra la mazza e riprese


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