Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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      Che mi sia tolto il mio, patir non soglio,

      ma ben fo, a chi lo vuol, caro costallo:

      e levar questa donna anco ti voglio;

      che sarebbe a lasciartela gran fallo.

      Sì perfetto destrier, donna sì degna

      a un ladron non mi par che si convegna. —

      4

      — Tu te ne menti che ladrone io sia

      (rispose il Saracin non meno altiero):

      chi dicesse a te ladro, lo diria

      (quanto io n'odo per fama) più con vero.

      La pruova or si vedrà, chi di noi sia

      più degno de la donna e del destriero;

      ben che, quanto a lei, teco io mi convegna

      che non è cosa al mondo altra sì degna. —

      5

      Come soglion talor duo can mordenti,

      o per invidia o per altro odio mossi,

      avicinarsi digrignando i denti,

      con occhi bieci e più che bracia rossi;

      indi a' morsi venir, di rabbia ardenti,

      con aspri ringhi e ribuffati dossi:

      così alle spade e dai gridi e da l'onte

      venne il Circasso e quel di Chiaramonte.

      6

      A piedi è l'un, l'altro a cavallo: or quale

      credete ch'abbia il Saracin vantaggio?

      Né ve n'ha però alcun; che così vale

      forse ancor men ch'uno inesperto paggio;

      che 'l destrier per istinto naturale

      non volea fare al suo signore oltraggio:

      né con man né con spron potea il Circasso

      farlo a voluntà sua muover mai passo.

      7

      Quando crede cacciarlo, egli s'arresta;

      E se tener lo vuole, o corre o trotta:

      poi sotto il petto si caccia la testa,

      giuoca di schiene, e mena calci in frotta.

      Vedendo il Saracin ch'a domar questa

      bestia superba era mal tempo allotta,

      ferma le man sul primo arcione e s'alza,

      e dal sinistro fianco in piede sbalza.

      8

      Sciolto che fu il pagan con leggier salto

      da l'ostinata furia di Baiardo,

      si vide cominciar ben degno assalto

      d'un par di cavallier tanto gagliardo.

      Suona l'un brando e l'altro, or basso or alto:

      il martel di Vulcano era più tardo

      ne la spelunca affumicata, dove

      battea all'incude i folgori di Giove.

      9

      Fanno or con lunghi, ora con finti e scarsi

      colpi veder che mastri son del giuoco:

      or li vedi ire altieri, or rannicchiarsi,

      ora coprirsi, ora mostrarsi un poco,

      ora crescer inanzi, ora ritrarsi,

      ribatter colpi e spesso lor dar loco,

      girarsi intorno; e donde l'uno cede,

      l'altro aver posto immantinente il piede.

      10

      Ecco Rinaldo con la spada adosso

      a Sacripante tutto s'abbandona;

      e quel porge lo scudo, ch'era d'osso,

      con la piastra d'acciar temprata e buona.

      Taglial Fusberta, ancor che molto grosso:

      ne geme la foresta e ne risuona.

      L'osso e l'acciar ne va che par di ghiaccio,

      e lascia al Saracin stordito il braccio.

      11

      Quando vide la timida donzella

      dal fiero colpo uscir tanta ruina,

      per gran timor cangiò la faccia bella,

      qual il reo ch'al supplicio s'avvicina;

      né le par che vi sia da tardar, s'ella

      non vuol di quel Rinaldo esser rapina,

      di quel Rinaldo ch'ella tanto odiava,

      quanto esso lei miseramente amava.

      12

      Volta il cavallo, e ne la selva folta

      lo caccia per un aspro e stretto calle:

      e spesso il viso smorto a dietro volta;

      che le par che Rinaldo abbia alle spalle.

      Fuggendo non avea fatto via molta,

      che scontrò un eremita in una valle,

      ch'avea lunga la barba a mezzo il petto,

      devoto e venerabile d'aspetto.

      13

      Dagli anni e dal digiuno attenuato,

      sopra un lento asinel se ne veniva;

      e parea, più ch'alcun fosse mai stato,

      di coscienza scrupolosa e schiva.

      Come egli vide il viso delicato

      de la donzella che sopra gli arriva,

      debil quantunque e mal gagliarda fosse,

      tutta per carità se gli commosse.

      14

      La donna al fraticel chiede la via

      che la conduca ad un porto di mare,

      perché levar di Francia si vorria,

      per non udir Rinaldo nominare.

      Il frate, che sapea negromanzia,

      non cessa la donzella confortare

      che presto la trarrà d'ogni periglio;

      ed ad una sua tasca diè di piglio.

      15

      Trassene un libro, e mostrò grande effetto;

      che legger non finì la prima faccia,

      ch'uscir fa un spirto in forma di valletto,

      e gli commanda quanto vuol ch'el faccia.

      Quel se ne va, da la scrittura astretto,

      dove i dui cavallieri a faccia a faccia

      eran nel bosco, e non stavano al rezzo;

      fra' quali entrò con grande audacia in mezzo.

      16

      — Per cortesia (disse), un di voi mi mostre,

      quando anco uccida l'altro, che gli vaglia:

      che merto avrete alle fatiche vostre,

      finita che tra voi sia la battaglia,

      se 'l conte Orlando, senza liti o giostre,

      e senza pur aver rotta una maglia,

      verso


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