Idillii spezzati. Antonio Fogazzaro

Idillii spezzati - Antonio  Fogazzaro


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ma io confesso che non avevo fretta. Nessuno faceva attenzione a me e potevo guardare miss Harriet a mio agio. Mi pareva essere già innamorato di lei, mi pareva che si potesse remare un mese per mettere una parolina in quel piccolo orecchio roseo e venire ascoltato; un anno per posare un bacio su quella delicata guancia e non venir respinto; la vita intera per aver un tocco di quelle labbra fini e poterlo rendere.

      — Povero me! brontolò il vecchio signore, mentre io ero sprofondato in questa proporzione geometrica.

      — Credo che arriveremo a Lugano domani. Dite a quel poltrone di ragazzo che remi più forte, Harriet.

      Miss Harriet rispose con mio gran piacere che il lago era così delizioso e che Lugano era noiosa. Poi mi domandò il nome dell'ardito picco dirupato sopra la Valsolda.

      — Picco di Cressogno — risposi.

      — Cressogno? Cosa vuol dire Cressogno?

      Ella non seppe intendere la mia risposta e sua sorella rise. Allora le dissi in francese, sorridendo: Cressogno c'est le nom du village que vous voyez là-bas.

      Miss Harriet mi guardò attonita e io m'affrettai a dire che avevo fatto il barcaiuolo sul lago di Ginevra.

      La conversazione si animò. Il vecchio signore non sapeva una parola di francese e miss Bertha, la ragazza più giovine, ne sapeva solamente poche, ma Harriet lo parlava benissimo. Mi domandò molte cose delle montagne e del lago, e io, per farmi interessante, mi dimenticai un poco della mia parte, le parlai più come un artista che come un barcaiuolo. Le mostrai la mia lontana Oria e le dissi che in una di quelle casette battute dalle onde al piede della montagna vestita di ulivi e di viti viveva un giovine scrittore italiano; che lo conducevo spesso in barca e che mi ci divertivo moltissimo, specialmente quando il lago era in tempesta. Allora mi posi a descrivere la selvaggia bellezza della tempesta, la furia delle onde spumanti, i colori cangianti delle montagne e dell'acqua, la luce dei lampi sul picco di Cressogno.

      — Harriet — disse il signore — come si dice to row in italiano?

      — Remare — diss'ella.

      Egli si voltò verso di me e mi apostrofò:

      — Remare, remare!

      Non potei trattenermi dal ridere di cuore, e le ragazze risero con me.

      Egli andò sulle furie, le sgridò e disse che io ero un impertinente insopportabile.

      Per alcuni minuti nessuno osò più parlare e io mi posi a remare di lena. La giovinettina mi guardava spesso curiosamente; ma non ebbi mai la fortuna d'incontrare gli occhi di miss Harriet. Pareva quasi che volesse evitare il mio sguardo.

      La prima che parlò fu Bertha. Disse, quasi sottovoce:

      — Io penso che è molto intelligente.

      — Può essere — rispose suo padre. — Certo è un gran chiacchierone ed è molto brutto.

      Mi divertii un mondo ad ascoltare questo dialogo e la discussione che seguì. Adesso ebbi più d'uno sguardo da miss Harriet.

      — Proprio un barcaiuolo, — disse suo padre — ha orecchie grandi come vele.

      Poi fece la crudele scoperta che somigliavo al nostro Jack.... Chi era il nostro Jack?

      Le ragazze protestarono tanto forte da farmi sospettare che Jack fosse una scimmia. La più calda a difendermi era la più giovane. Miss Harriet criticò moderatamente l'opera della natura nella mia fisonomia, disse che in complesso io ero piuttosto piacente e che v'era in me qualcosa che insieme la imbarazzava e le piaceva.

      Io non sapevo più come stare nè dove guardare e avevo una terribile paura di tradirmi. Allora, siccome eravamo vicini a Lugano, domandai a miss Harriet dove desiderasse scendere. Rispose: — Villa Ceresio, — ch'è presso l'Hôtel du Parc. Poi domandai se forse desideravano fare qualche altra gita l'indomani e se dovevo venirli a prendere. Si accese una piccola disputa fra miss Bertha che insisteva per accettar la proposta e suo padre che non pareva disposto a prender me per barcaiuolo.

      — Oh, papà! — supplicò la ragazza. — Una barchettina così bellina!

      Mi parve che avesse le lagrime alla gola. Miss Harriet mi domandò dove proponevo di andare. Io proposi di lasciar Lugano alle nove del mattino, di scendere a S. Mamette, di fare una passeggiata nella pittoresca Valsolda, di ritornare a S. Mamette per la colazione e di ripartire quindi per Lugano.

      Il vecchio signore si arrese.

      — Si potrebbe prender con noi i Roberts — diss'egli.

      — Oh sì, andiamo coi Roberts, papà! — esclamò miss Bertha.

      Miss Harriet parve seccata e tacque.

      Io protestai, mentalmente, che non amavo affatto questi Roberts incomodi e che per parte mia potevano restare a casa.

      Eravamo allora a pochissima distanza da villa Ceresio. Miss Bertha si mise improvvisamente a battere le mani e a gridare:

      — Eccoli! Ecco i Roberts!

      Suo padre parve molto contento, e miss Harriet mormorò qualche cosa che non giunsi a intendere; quando approdammo, miss Bertha uscì la prima, dando la mano a suo padre, e io domandai a miss Harriet se dovevo aspettare gli ordini.

      Ella mi rispose che credeva di sì, posò sopra un cuscino della barca una moneta da cinquanta centesimi, si chinò a guardare il mio Heine che avevo nascosto male sotto un altro cuscino e che n'era scivolato fuori.

      Sorrise, e mi disse piano, in tedesco:

      — Haben sie auch auf dem Rhein gerudert? (Ha remato anche sul Reno?).

      E saltò agilmente a terra senza lasciarmi il tempo di rispondere.

      Mi balzò il cuore di piacere. Non mi faceva ella discretamente capire di avere indovinato il mio segreto? Sentii che cominciava qualche cosa di delizioso e di serio. Ero tanto commosso che non feci attenzione all'incontro con i Roberts. Nascosi meglio il mio Heine e sedetti nella barca, pensando a ciò che poteva succedere.

      Aspettai un pezzo, e nessuno veniva a dirmi niente.

      Non vedevo qualcuno, ma udivo discorrere nel giardino, distinguevo le voci di miss Bertha e di suo padre miste ad altre voci sconosciute. Finalmente miss Bertha si affacciò alla ringhiera del giardino con un giovane ed elegantissimo signore che supposi essere il signor Roberts, il quale mi domandò in buonissimo italiano se lo avrei accompagnato a Castagnola.

      Castagnola era sulla mia strada per ritornare a Oria. Risposi di sì. Allora la ragazza mi disse in francese:

      — Demain matin, à neuf heures, ici.

      Poi comparve il vecchio signore, tutto sorridente e fiero, a braccio di una bella ed elegante giovane signora fra i venticinque e i trent'anni, che Bertha chiamava miss Roberts. Miss Harriet non comparve. Considerando la bellezza e l'eleganza del giovine signor Roberts, io ne fui quasi contento.

      Quando i signori Roberts furono nella mia barca e li potei vedere da vicino, la fisonomia del giovane signore mi dispiacque molto. Era veramente un bel giovane, alto, bruno come un arabo, con due grandi occhi neri e una barba nera, folta, corta, che sarebbe stata molto conveniente per un nipote dell'emiro Abd-el-Kader; ma lo sguardo era egoista, sfrontato e falso.

      Mr. Roberts aveva una voce strana, piuttosto aspra; miss Roberts invece, bianca, bionda, con gli occhi celesti, languidi, aveva una voce sottile, dolce e un poco sonnolenta.

      Mentre ci allontanavamo dalla riva, ella si voltò, spinta da lui, a salutare gli amici con una certa grazia stanca e noncurante, mentre egli invece salutò con calore a più riprese, gridando:

      — A domani! A domani!

      Ciò che successe poi mi riempì di stupore. Appena ebbero cessato di voltarsi verso villa Ceresio a salutare, le due faccie cambiarono in un modo incredibile, diventarono più fredde e dure che non posso dire. Quando si sentirono abbastanza sicuri di non essere uditi dalla riva, i Roberts cominciarono


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