Il nome e la lingua. Ariele Morinini

Il nome e la lingua - Ariele Morinini


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resiste nel tempo ed è impiegata per indicare un carattere stabile della regione, non sostituibile con i riferimenti alle coalizioni politico-amministrative che si formano nel basso Medioevo. Così, da prospettiva milanese, l’orientalista e dottore della Biblioteca Ambrosiana Francesco RivolaRivolaFrancesco nella sua Vita di Francesco Borromeo, nei paragrafi relativi a una sua visita pastorale nelle pievi ambrosiane dei baliaggi comuni, per definire il territorio della Surselva impiega il termine Croara, al quale fa seguire il riferimento alla sovranità politica grigionese:

      Riferisce Domenico Girardello ObblatoObblatoDomenico Girardello, e Vicario foraneo, che ’l Cardinal FedericoBorromeoFederico, dopo hauer l’anno 1608 visitata gran parte della pieue di Biasca, si condusse nella valle di Bregno; e che dispostosi di visitar nella valle detta Ghirone, confinante con la Croara, paese de’ Signori Grigioni, quella parrochial Chiesa, per andar’ alla quale passasi per un luogo detto sosto, di fattamente pericoloso che da’ sassi indi cadenti rimangon ben souente opressi i passeggeri, fu del manifesto pericolo ammonito: e con tutto ciò intrepidamente egli vi si condusse passando con gran fiducia in Dio […].12

      La geografia politica delle terre grigioni e di quelle dei baliaggi doveva però risultare confusa, anche a pochi chilometri di distanza. A riprova di ciò, nella stessa opera, alcune pagine più avanti, l’autore indica la Valle di Lugano come dominio grigione: «uno ne mandò egli in Canonica nella Valle Mesolcina, due nella Valle Luganeza dominio de’ Grigioni, ed uno in Furtimborg dell’Arciduca d’Austria».13

      Il termine Cruala (o Croara) convive da subito con il più generico Grigioni, comunemente impiegato nella lingua presente. Ad esempio, l’uso della denominazione etnica si legge, nella più consueta forma Grigiani (sul calco di «Lega Grixa»), in una lettera spedita dai commissari di Bellinzona al duca Ludovico il MoroSforza (detto il MoroLudovico in data 6 maggio 1498.14 Nella missiva, i bellinzonesi chiedono di non concedere l’esenzione dei dazi alla Mesolcina, allora soggetta al potere di Gian Giacomo TrivulzioTrivulzioGian Giacomo:

      […] Pertanto preghamo la Ex.tia V.a che alquanto voya differire ad concedere cossa alchuna a dicti Grixani fin a martedì che saremo da quella, ala quale exponeremo talmente, cognoscità noy esser quilli fidelissimi servitori di quella ala quale humilmente se recomendiamo.15

      L’etnico grigioni (o grigiani) è prevalentemente impiegato per indicare la signoria politico-amministrativa del territorio. Ad esempio, nel processo di beatificazione e canonizzazione di S. Carlo BorromeoBorromeoCarlo del 1579, il teste Ambrogio ForneraForneraAmbrogio dopo aver parlato del Collegio Elvetico di Milano e del Seminario di Pollegio, entrambi fondati dal BorromeoBorromeoCarlo nell’ambito dei programmi educativi elaborati dalla Controriforma, prosegue con queste parole:

      […] come ne diede principio ad un altro nella Valle Mesolcina nella terra di Rogoredo paese de’ sig.ri Grisoni per il medesimo effetto se bene poi sopragiunto dalla morte non ha potuto far perfetione a questi Suoi ultimi come era suo disegno. Nel Collegio Elvetico fondato in Milano volle il B. Carlo che vi entrassero chierici non solamente de tutti i Cantoni de’ Sig.ri Svizzeri ma ancora de tutte e tre le Leghe grise et ancora quelli de Valtellina e di Val Chiavena loro sudditi ecc.16

      La fonte documenta inoltre la situazione della Valtellina e del chiavennasco, differenziati dalle vallate italofone del Grigioni loro confinanti per la diversa modalità d’annessione alle Leghe. Le due furono infatti conquistate con le armi nel 1512 e non entrarono motu proprio nella coalizione.

      Nei secoli successivi aumentano poi le attestazioni relative all’italianità delle valli di Poschiavo, di Bregaglia e di Mesolcina. La percezione culturale della regione risulta molto più complessa, ad esempio, rispetto a quanto si verifica per il territorio dei baliaggi italiani, che in ragione del principio di territorialità rispettato dai sovrani confederati non modificò le proprie abitudini linguistiche e confessionali. Nelle terre grigioni il processo di italianizzazione prese avvio solo verso la metà del secolo XVI; ad esempio, il bilinguismo in Bregaglia era già praticato e accettato sin dal Cinquecento.17 Oltre a ciò, l’identità culturale di queste terre è plasmata da influenze contrastanti: da un lato dai rapporti con il mondo germanico, consolidati in seguito all’annessione politico-amministrativa alle Leghe Grigie; dall’altro dalla naturale continuità geografica ed etnica con i territori di lingua italiana. A questo proposito mi sembra significativa la testimonianza contenuta nei diari autografi, relativi ad alcuni viaggi in Italia e nelle terre svizzere, redatti da un tale Henningus FrommelingFrommelingHenningus di Colonia nei primi anni del secolo XVII. I quaderni, acquistati per soli settantasette centesimi dallo storico Charles Louis RuelenRuelensCharles Louis per conto della Bibliothéque royale de Bruxelles sono stati da quest’ultimo parzialmente editi nel 1861.18 Al nostro proposito, è particolarmente interessante la Grisonœ brevis descriptio presente nella cronaca. In queste poche righe FrommelingFrommelingHenningus tratteggia un approssimativo ritratto del popolo grigionese:

      Incolæ italicam callent linguam, cultu tamen seu vestitu cum Helvetiis magis quam Italis conveniunt. Confederati sunt hi populi cum Helvetis et Rhetis, habentque sub se Vulturenos quibus satrapas præficiunt legesque præscribunt. Utramque in hac regione colunt religionem lutheranam nimirum et catholicam, gravi autem pœna cautum est, ne de articulis fidei fiant disputationes.19

      Il rapido diffondersi e poi il radicarsi degli ideali della Riforma, pur se provenienti dal sud, ovvero dai riformati italiani che trovarono in queste terre rifugio e protezione, segnano una rottura confessionale che allontana le valli italofone del Grigioni dall’Italia, e conseguentemente anche dai baliaggi italiani. Già secondo quanto annotato nella relazione del 1570 sul viaggio nei cantoni svizzeri di Carlo BorromeoBorromeoCarlo, che condusse in Mesolcina una spedizione apostolica extraterritoriale, fuori dalla podestà vescovile milanese, nel «paese di Grisoni» gli abitanti «sono per la maggior parte heretici», cioè riformati.20

      L’elemento confessionale, che di fatto legittima l’assenza del riferimento alla giurisdizione diocesana nelle denominazioni geonimiche in uso nel Grigioni di lingua italiana, e la vicenda storica distinta, sommati a una cultura e a dei costumi orientati da secoli verso il nord, sono i principali fattori di differenziazione di queste vallate rispetto alla Lombardia svizzera. Lo scarto culturale dev’essersi poi consolidato nei secoli seguenti, se ancora nella Svizzera italiana di Stefano FransciniFransciniStefano (1796-1857) sono ribadite considerazioni analoghe, sulle quali si tornerà nel secondo capitolo.

      1.4. Verso la Svizzera italiana

      Come si è provato a dimostrare con questa rassegna di esempi, le denominazioni etniche e geonimiche impiegate per identificare una persona sono suscettibili di variazioni a seconda dello scrivente e del contesto. All’interno di abitudini perlopiù eterogenee si ritrovano tuttavia alcune tendenze stabili, che possono suggerire delle informazioni sul sentimento identitario delle comunità prealpine lombarde e grigioni, e del suo sviluppo nel tempo. L’identità di una popolazione non è infatti definita da caratteri originali immutabili ma è il risultato di esperienze storiche e culturali condivise. Con i ritmi lenti della storia, lo spirito comunitario è continuamente rinegoziato, come rinegoziate e in continua evoluzione sono le gerarchie dei valori aggreganti che lo formano.1

      Questo vale ovviamente anche per le terre che oggi compongono la Svizzera italiana. Per quanto concerne il territorio della Lombardia svizzera, come si è osservato, il principale elemento etnonimico era costituito dalla “piccola patria”, ossia dal borgo di origine. L’impiego stesso del termine patria era solitamente ricondotto alla patria comunale (o l’antica vicinanza), che rappresentava un punto di riferimento di grande valore nella società del tempo. Oltre che per una questione affettiva, il comune patriziale garantiva i doveri e i diritti politici dell’individuo, regolati sulla base di statuti di origini medievale, ed era il centro della solidarietà economica e sociale della comunità. La comproprietà di terre o il diritto di decisione, inter alia, erano privilegi aviti, di discendenza familiare, oppure ottenuti per mezzo di grandi fatiche.2

      Al riferimento comunale, come visto, segue quello alla giurisdizione ecclesiastica, alla pieve o alla diocesi, cioè a «coordinate che dovevano apparire antiche, stabili ed essenziali».3 L’importanza della diocesi sul piano identitario,


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