Incantesimo D'Amore. Kristen Strassel

Incantesimo D'Amore - Kristen Strassel


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«Oggi ho incontrato una persona al bar.»

      Il viso le si illuminò, e le dita smaltate di rosa volarono verso la sua bocca. «Dimmi tutto. Lo conosco? Devo. Summerland è una piccola città. È un problema se non lo conosco, potrebbe essere un serial killer.»

      «Gliel’ho già chiesto. Sostiene di non esserlo.» Ridacchiai al ricordo di quella conversazione.

      «Non è Jerry, quello del mercatino, vero? È venuto al negozio a chiedere di te, e gli ho detto di stare alla larga» disse scuotendo la testa. «Giuro che quella scatola che mi ha venduto è maledetta. Da quando l’ho comprata, ogni giorno è andato storto qualcosa. Gliel’avrei restituita, ma non gli darò la soddisfazione di avere ragione, visto che aveva detto che non la volevo.»

      «No, non è Jerry.» Ora veniva la parte difficile. «Lo conosci. È Tyson. Il tipo della svendita che hai chiamato rettile.»

      La testa della nonna ricadde sul cuscino e lei gemette. «Sophie Rae, ti ho detto di stare alla larga da quell’uomo. È uno che porta guai.»

      «È dolce.» Oh, e così sexy... Chiusi gli occhi per un lungo momento, immaginandolo in piedi davanti al mio tavolo. Capelli scuri e ribelli che gli cadevano su quelle spalle incredibilmente larghe. Jeans consumati che lasciavano un po’ troppo spazio alla mia immaginazione molto vivida, che al momento stava fantasticando su come sarebbe stato senza averli addosso. Quell’uomo irradiava potere. Venni riportata alla realtà quando la nonna mi diede uno scappellotto. «Dice anche che voi due non avete avuto una relazione. Ma ovviamente avete dei trascorsi, altrimenti non sembreresti una che ha appena succhiato un limone.»

      La nonna era insolitamente silenziosa. C’era qualcosa che non andava con Tyson, e la cosa mi innervosiva, perché lei andava d’accordo quasi con tutti.

      «Dillo.» Aspettai qualcosa di più del cipiglio a labbra serrate, ma non arrivò. «Sono pronta a scommettere che non è abbastanza per farmi annullare il nostro appuntamento di sabato.»

      Emise un sospiro drammatico. «Bene. Ti chiedo solo di ascoltare, anche se non capirai subito. Imparare a essere una strega significa che a volte si deve riporre fiducia in cose che, a prima vista, non hanno senso.»

      «Sembra che tu stia tergiversando.» O facendomi perdere il mio tempo con cose inutili.

      La nonna inarcò le sopracciglia, riservandomi il miglior sguardo materno che riuscisse a fare. Non era mai stata una patita della disciplina.

      «Va bene.» La nonna strinse le labbra. «Molto tempo fa, Tyson, assieme ad altri, venne da me per chiedere aiuto con un incantesimo. Non ne avevo mai lanciato uno su quelli della loro razza, prima...»

      «Quelli della loro razza?» Mi arrabbiai, non mi piaceva come suonava, ma avrei dato alla nonna la possibilità di riscattarsi.

      «Non sono come noi. Ecco perché ero riluttante a farlo, ma avevano qualcosa che io desideravo e, come vedrai con i tuoi occhi, sanno essere molto persuasivi. Ho detto loro che non potevo garantire il risultato di nessun incantesimo, nemmeno su un umano. Sono solo suggestioni, e il modo in cui si manifestano dipende in toto dall’energia della persona – o della creatura – che riceve l’incantesimo. Non... non è andata come previsto.»

      Si era fermata, ma sicuramente quella non era la fine della storia. Ero più confusa che mai. Creatura?

      «Ovviamente ho delle domande.» Persino i discorsi sulla magia facevano formicolare il mio corpo, come se una bestia addormentata dentro di me aprisse un occhio. Era una sensazione inquietante che non sapevo come soddisfare. La nonna si stava divertendo con le lezioni che mi dava, e, qualunque cosa fosse accaduta con Tyson, forse lui sarebbe stato almeno il responsabile dell’accelerazione del processo di insegnamento. Io ero pronta. «Cosa intendi con la loro razza? E cosa non è andato come previsto?»

      «Mi hanno chiesto un incantesimo d’amore per aiutarli a trovare le loro compagne. E, capisci, dal momento che è ancora single...»

      «Forse non più.»

      La nonna scosse la testa. «L’incantesimo non ha funzionato. Non hanno mai trovato chi cercavano, e sostengono che sono io il motivo per cui non sono stati più in grado di cambiare da quando l’ho lanciato.»

      «Eh?» Non poteva aver detto quello che pensavo avesse detto.

      «Cambiare. Mutare. Ma non come lo intendi tu» mi rispose ridendo. «Questa è la parte in cui ti devi fidare di me. Potresti non vederne mai la prova, e va bene se pensi che la tua vecchia nonna abbia perso la testa. Tyson e gli uomini che lavorano nella gioielleria in cui non sono più la benvenuta sono... draghi.»

      A quel punto era più che probabile che non avessi sentito bene. «Draghi?»

      Impossibile. Tyson sembrava un po’ più intrigante dell’uomo medio che faceva colpo su di me in un bar, ed era decisamente più bello, e mi faceva formicolare la pelle ogni volta che pensavo a lui e... Okay, forse non era così difficile credere che potesse essere una creatura mitologica.

      No, era difficile, invece. Non era possibile che avesse trascorso parte della sua vita come drago.

      «Sì, draghi. Sono creature antiche a cui è stato dato il compito di proteggere la Summerland Valley.» Mi lasciò il tempo per capire. «Puoi ringraziare quei draghi ogni volta che Summerland viene premiata come il posto più sicuro in cui vivere nel sud-est degli Stati Uniti. Ma non riuscivano a trovare un drago femmina con cui accoppiarsi. Molto tempo fa, hanno chiesto il mio aiuto. Speravano di attirare qui qualche femmina che avesse perso il suo tuono, come chiamano i loro branchi di appartenenza. O forse dei maschi, chi sono io per giudicare. A quel tempo, infondere nell’universo una vibrazione d’amore era l’unico modo in cui avrebbero trovato chi cercavano.»

      Mi ci volle un minuto per trovare le parole. Mi aveva chiesto di mettere da parte lo scetticismo e di fidarmi di lei. Ma quello che aveva detto era pazzesco. «Quanto tempo fa?»

      Se quella cosa era accaduta di recente, avrebbe potuto spiegare perché non ero riuscita a pensare a nient’altro che a Tyson dopo la visita alle svendite. Le mie fantasie erano state messe a dura prova sin da quel pomeriggio. La prossima volta che avessi testato uno dei miei giocattoli per il blog...

      «Nel 1969» rispose la nonna, arrestando bruscamente la fantasia che stava sbocciando. Quasi vent’anni prima che io nascessi. Tyson sembrava avere al massimo un anno o due più di me. «Non venne chiamata Summer of Love per niente...» aggiunse, nel caso pensassi di non averla sentita bene, ancora, come accaduto con il resto di quella folle conversazione.

      La nonna aveva sempre parlato molto di quell’estate. Aveva trovato l’amore, o per lo meno la passione, con un chitarrista di una rock band super famosa. Sarebbe stata per sempre la mia eroina, perché aveva assistito alla loro performance a Woodstock da un lato del palco.

      Ma non aveva mai, mai menzionato prima un incantesimo d’amore fallito e un gruppo di draghi. Quindi mi ci volle un minuto per elaborare tutte quelle informazioni.

      «Non sono sicura di quando o perché i draghi mutino. Le leggende dicevano che quando in cielo compariva un temporale con tuoni e fulmini, in realtà era un combattimento tra draghi. Ma dopo il mio incantesimo, a Summerland non c’è più stato un temporale. Pioggia in abbondanza, ma niente fuochi d’artificio.» La nonna ridacchiò. «Ecco perché ci vado così piano con le tue lezioni, Sophie. Non dovresti mai scherzare con cose che non capisci. Prima di quell’incantesimo, non ne avevo mai lanciato uno su un drago, e ne ho pagato il prezzo.»

      Per un momento pensai di cancellare l’appuntamento. Ma lo stesso formicolio che mi attraversava quando la nonna parlava di magia mi percorse la pelle. Finché non avessi lanciato un incantesimo su Tyson, l’appuntamento non aveva motivo di andare a rotoli.

      «Quale prezzo hai pagato?» le chiesi. Se Tyson nutriva rancore contro la nonna, poteva avere ragioni più sinistre per volermi portare fuori.

      Forse avrei dovuto annullare.

      Diavolo, no. La nonna mi aveva insegnato a vedere il buono in ogni


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