Incantesimo D'Amore. Kristen Strassel

Incantesimo D'Amore - Kristen Strassel


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le cose siano andate storte. Probabilmente non serve a niente, ma sappi che non è l’unica a essere dispiaciuta.»

      Dispiaciuta? Beh, che cosa carina. «Ti ha detto che tipo di incantesimo era?»

      Lei annuì. «Un incantesimo d’amore.»

      E lei era comunque venuta all’appuntamento. Interessante. Il suo comportamento, in qualche modo, pareggiava i conti, ma avrebbe reso la scatola molto più difficile da prendere. Al mio tuono non importava un cazzo di una connessione d’amore. Volevano mutare.

      «Il giorno in cui ha lanciato quell’incantesimo, Nora ha detto che se fosse andato bene, le nostre compagne sarebbero state attratte da noi. E avremmo capito che erano loro nel momento stesso in cui uno di noi le avrebbe toccate.»

      «Oh.»

      «Noi ci accoppiamo per sempre, Sophie. Il che, quando si presuppone che tu sia immortale, è un tempo molto lungo. Custodiamo queste montagne da molto prima che ci fosse Summerland, prima che ci fosse un Tennessee e prima che ci fosse un’America chiamata con questo nome. E, se siamo fortunati, saremo qui per molto tempo ancora.»

      Quei bellissimi occhi azzurri erano rotondi e immobili. «Io non sono immortale. Sto cercando di conoscere meglio la magia dentro di me. Potrebbe essere la causa di quella scintilla di energia.»

      «Non mi dispiacerebbe se fosse per sempre» le chiarii. «Quando ho detto che non riuscivo a smettere di pensare a te, non era una frase per rimorchiare. Era la verità, ogni volta che chiudo gli occhi, ci sei tu.»

      «Dimmi cosa vedi.» L’energia vibrava sulla superficie della sua pelle, ma non ne era spaventata. «Perché ho fatto dei sogni in cui c’eri tu, e stavamo entrambi volando.»

      Cazzo. Avevo fatto quel sogno molte volte, ma era sempre stato uno scherzo crudele, perché quella donna condivideva il viso di Nora.

      La cameriera si avvicinò e ci portò dell’acqua. Non ne avevo mai avuto più bisogno.

      «Sai già cosa vuoi ordinare?» le chiesi.

      Incontrarsi in pubblico durante un primo appuntamento era stata una mossa intelligente, perché entrambi eravamo combattuti tra magia e sentimenti pericolosi. Ma le interruzioni, le intrusioni e i pettegolezzi che quell’incontro avrebbe sicuramente generato erano dettagli fastidiosi che avremmo dovuto sopportare se fossimo stati insieme. Sophie e io eravamo qualcosa che non avrebbe dovuto succedere.

      «Prenderò i ravioli di zucca.» Sophie porse alla cameriera il suo menu.

      «Io invece una bistecca e...»

      «Il solito. Conosco il suo ordine.» La cameriera mi fece l’occhiolino e se ne andò.

      Sophie si sporse in avanti. «La nonna mi sta insegnando alcuni incantesimi.» E io che pensavo che la connessione che c’era tra di noi fosse la cosa pericolosa. Questa donna stava seguendo le istruzioni di un manuale danneggiato. «Uno di essi è un incantesimo di protezione. Sembra che stia funzionando. Tutte quelle persone che ci stavano fissando hanno opportunamente dimenticato che siamo qui.»

      «Lo apprezzo.» Cazzo, il secondo incantesimo Whynot doveva essere uno di ammaliamento. Quello falliva sempre. «Vorrei anche vedere che tipo di connessione abbiamo senza l’intervento del destino. La magia non rappresenterà sempre un’alternativa.»

      «Chi ha detto che non c’è magia nel mondo terreno?» Sophie credeva nell’amore, probabilmente più di quanto credesse nella magia. Avevamo una possibilità. «Prima che venissimo interrotti, stavi per dire come mi immaginavi quando non ci sono.»

      Non era solo un’incantatrice. Era una tentatrice.

      «Ricoperta di gioielli.» Chiusi gli occhi ed eccola lì. «Brillante. Felice. Appagata.»

      «Una ragazza potrebbe abituarsi a tutte quelle cose.» Stava già brillando. Ma non era magia, veniva da lei. «La nonna mi ha detto che tu e i tuoi... soci... possedete una gioielleria.»

      «Quanto è forte l’incantesimo di protezione?» le chiesi. Sophie aveva ragione, nessuno prestava più attenzione a noi. Pochissime persone a Summerland si ricordavano l’ultima volta in cui i Drake erano stati nella loro forma di drago. Le leggende che parlavano di noi erano divenute folclore, e il tuono era diviso su come ci sentivamo al riguardo. Chance pensava che fosse meglio mescolarci con gli abitanti della città, Rafe invece credeva che tutti a Summerland dovessero vivere con la paura di venire arrostiti. «Perché non tutti hanno bisogno di sentire quello che sto per dirti.»

      Non dovresti incoraggiarla a lanciare un incantesimo, mi avvertì il mio drago. Ma lei aveva bisogno di sapere con cosa aveva a che fare, se voleva giocare con la magia.

      Sophie alzò le spalle. «È difficile da dire quanto un incantesimo sia efficace. Secondo la nonna, dipende da quanto le persone sono pronte ad accogliere la magia.»

      «Non dovresti assolutamente lanciare incantesimi sulle persone senza il loro permesso.» Era la regola cardine della magia.

      «Questo è un altro aspetto. Considero ciò che ho fatto più una protezione per noi che un incantesimo su di loro.» Fece un gesto con le mani come se stesse toccando i bordi di una bolla protettiva. «Quindi, se è così, penso che sia abbastanza sicuro.»

      L’ultima volta che hai dato una possibilità a un Whynot, ne hai pagato il prezzo, mi ricordò il mio drago. Questa volta, però, c’era una differenza. Credevo nella magia di Sophie, per quanto grezza e non collaudata.

      «Un gruppo di draghi si chiama tuono.» Avrei cominciato dalle basi. «Siamo gli unici cinque rimasti nel Nord America. Ecco perché abbiamo richiesto i servizi di tua nonna. Le nostre compagne sarebbero state ovviamente draghi femmina, ma nessuna ha risposto alla nostra chiamata. Speravamo che l’incantesimo avrebbe condotto da noi delle donne nelle cui vene scorreva abbastanza magia da poterci gestire nel momento in cui fossimo mutati nella nostra piena gloria.»

      «So che è andato tutto terribilmente storto, ma questa cosa è così romantica.»

      «Gioielli e oro ci offrono protezione. La nostra attività in città è acquistare quelli che le persone non vogliono più. Nella nostra forma di drago, possiamo fondere i metalli preziosi e creare un’armatura. Ma non siamo più mutati, stiamo perdendo potere e abbiamo bisogno di aiuto per farlo.» Ogni volta che Rafe usava una fiamma ossidrica per sciogliere un cimelio indesiderato o dimenticato, versava sale sulla ferita. «La vendita dei gioielli non è il nostro obiettivo primario.»

      «Le amiche della nonna hanno detto che pensano che siate troppo cari» mi confessò Sophie ridacchiando.

      «Incontrerai presto Jax, mio cugino.» Non avevo idea di come il resto del mio tuono avrebbe accolto Sophie. Non sapevo se ne sarebbero rimasti affascinati quanto me, o se l’avrebbero rifiutata perché era una Whynot. Avremmo visto di che tipo di magia era veramente capace. «Ha aperto un negozio online, e abbiamo trovato clienti più che felici di pagare ciò che chiediamo. Ma stiamo finendo le scorte che siamo disposti a vendere.»

      «Cosa significa?» mi chiese.

      «Se per qualche miracolo riuscissimo a mutare, non saremmo protetti.» Per la prima volta da molto tempo, i segni della possibilità di assumere la mia vera forma mi formicolavano sotto la superficie della pelle. Porca vacca, di tutte le fottute volte, proprio nel bel mezzo di un ristorante! Mi fissai il braccio, aspettando di veder comparire delle squame che però non arrivarono.

      Non sapevo se ero eccitato, sollevato o solo fottutamente frustrato. Ma era un inizio.

      «Hai dei nemici? Oltre a mia nonna, ovviamente.» Rise, ma era una risata forzata. La nostra era una conversazione molto pericolosa, e nessun incantesimo di protezione al mondo poteva nascondere la sua paura. Non aveva idea di ciò con cui stava scherzando.

      «Gli esseri umani» le risposi. E ogni giorno che passava, io stesso ero più umano che drago. Il mio peggior nemico.

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