La cattiva strada. Autori vari

La cattiva strada - Autori vari


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      La cattiva strada

      Antologia di racconti Noir

      Testi di (in ordine alfabetico): Denise Antonietti, Simone Fiocco, Simona Mongiello, Deanna Morlupi, Carlo Pizzoni, Andrea Raguzzino, Gianmarco Tomaselli, Giuseppe Vivona.

      Introduzione

      Questo libro rappresenta il risultato di un percorso iniziato durante il mese di marzo del 2020, ovvero mentre quasi tutta l'Europa si chiudeva in quarantena. In quel momento non avevamo idea, come tutti del resto, di quello che sarebbe accaduto nei mesi a venire ma abbiamo deciso di proseguire comunque con i nostri piani editoriali.

      Il primo azzardo è stato fare una "chiamata alle armi" rivolta a tutte le autrici e gli autori in cerca di un editore, per dirla in modo pirandelliano. Il bando, che non era un concorso ma un processo di selezione diretta, è iniziato durante l'estate (altro azzardo) e non prevedeva un tema (come nella maggior parte delle antologie), piuttosto abbiamo proposto un genere: il Noir. Questa scelta, per certi versi restrittiva, è stato l'ultimo azzardo, la scommessa editoriale sulla quale abbiamo voluto puntare per questo libro. Sentivamo che non ci fosse bisogno dell'ennesimo libro di storie sulla pandemia e sosteniamo ancora questo sentimento.

      Il nostro desiderio era riuscire a mettere insieme autori diversi per età, provenienza, radici culturali, stile e tutti insieme rendere omaggio ad un genere poco rappresentato, per molti versi, nella letteratura italiana contemporanea.

      Siamo convinti che sia importante dare opportunità agli autori emergenti (alcuni esordienti assoluti) che scrivono in italiano e per tanto la selezione è stata fatta con criteri molto esigenti.

      Abbiamo aggiunto un'appendice al libro con note biografiche sugli autori affinché possiate sapere chi si cela dietro il sipario di ogni storia.

      La copertina è un nostro modesto omaggio al genio di Saul Bass, nell'interpretazione di Anna Pons (che si occupa della nostra linea grafica).

      Questo libro viene pubblicato alle soglie del Natale 2020, dieci mesi dopo aver posto la proverbiale prima pietra di questo progetto, in un momento storico di incertezza per tutti. Speriamo di riuscire a regalarvi qualche momento di distrazione, una buona dose di intrigo e la voglia di leggere ancora.

      Grazie di aver creduto nelle autrici e negli autori che hanno reso possibile questo libro.

      Filigrana

      La grande occasione di Jack Rubino

      di Andrea Raguzzino

      “Mi sono fatto fregare un’altra volta, dannazione” pensò Jack, mentre si lavava le mani dopo aver pisciato. Alzò gli occhi e quel che vide nello specchio non gli piacque per niente: i capelli, precocemente brizzolati, erano unti e spettinati, le rughe intorno agli occhi troppo profonde e la barba, ispida ed incolta, era sciatta e non emanava nessun fascino. L'istinto gli suggeriva, come sempre, di lasciar perdere, ma una specie di orgoglio canagliesco finì per prendere il sopravvento. Mentre il volto riflesso si apriva in un sorriso stentato che non toccò gli occhi, mormorò “o forse, questa volta no”.

       Quattro giorni prima.

      

      Jack Rubino non era un idiota, ma nemmeno incredibilmente scaltro, e senza dubbio era straordinariamente pigro; tanto pigro dal finire per sprecare immancabilmente ogni occasione che gli si fosse presentata. Troppo poco motivato per finire il college, non era entrato all’Accademia di Polizia solo perché la mattina del colloquio di ammissione aveva dimenticato di fissare la sveglia e si era quindi alzato dal letto irrimediabilmente in ritardo.

      Jack, però, desiderava davvero fare lo sbirro; per questo, in attesa di un'altra occasione e per sbarcare il lunario, alla soglia dei trentacinque era finito a lavorare come assistente di Pietro “Peter” Camaleone, un investigatore privato italoamericano di mezza età abbastanza noto in certi ambienti. Camaleone, il cui padre era compaesano della nonna di Jack, lo impiegava per seguire e fotografare i mariti fedifraghi e, in mancanza di mogli cornute, per rispondere al telefono mentre lui era impegnato in indagini ben più significative.

      In quell'ufficio di Hell's Kitchen Jack era occupato a non far nulla, se non piangersi addosso, pensando a quanto fosse triste la sua vita da annusapatte, quando la sua autocommiserazione venne interrotta dallo stramaledetto campanello.

      Andò ad aprire la porta, sperando di trovarsi davanti un bel tocco di figliola, come apparentemente succedeva sempre al buon vecchio Sam Spade.

      In effetti, fuori dalla porta dell'ufficio stazionava un donnone da far girare la testa, dall’altra parte però. Anche questa volta gli era andata male. Guardò meglio colei che aspirava ad essere la nuova cliente di Camaleone: era alta poco più di un metro e mezzo, ma in compenso pesava, valutata ad occhio, poco più di un quintale. Capelli: colore indefinibile. Abito: circense.

      La invitò ad entrare nel bilocale male arredato e peggio arieggiato che Camaleone definiva pomposamente “il mio ufficio”. La donna irruppe con la forza di un ciclone, abbattendo una sedia ed abbattendosi su un’altra. Jack fu praticamente costretto a sedersi sulla vecchia poltrona dall’altra parte della scrivania, e ad ascoltare la storia che quella signora aveva tanta premura di raccontare.

      «Ho una figlia» esordì tra le lacrime, «si chiama Terry».

      Interrompere maleducatamente le signore in lacrime era una delle attività preferite di Jack; un’attitudine che certo non gli faceva gioco nella vita.

      «Si calmi, signora» disse quindi «e mi dica per prima cosa il suo nome.»

      Si pentì immediatamente della sua ostentata maleducazione. La donna lo guardò per un attimo stupita, come se non le succedesse di essere interrotta da almeno trent’anni, e poi assunse un’espressione che fu capace di spaventarlo quasi più della sua faccia.

      «Signorina, se non le dispiace» disse con una voce che avrebbe fatto bagnare i calzoni all’orco delle favole, «signorina Krista Ramone. Ed ora, veda di lasciarmi continuare» – e non azzardarti mai più ad interrompermi, o te ne pentirai – dicevano i suoi occhi, da cui non uscivano più lacrime.

      Raccontò che la figlia, la sua unica figlia, nata dal peccato e da un mascalzone che aveva lasciato la Ramone gravida e ancora signorina, adesso lavorava in una discoteca sette metri sotto terra ed era caduta nella stessa trappola della madre. Cioè, si era fatta infinocchiare da un tale che, promettendole il mondo e mirando al portafogli della vecchia, l’aveva convinta a fuggire con lui in Italia.

      «Ora, io sono disposta ad accettare qualunque decisione mia figlia prenda per quel che riguarda la sua vita; d’altronde, ormai ha quasi venticinque anni. Ma non potrei mai e poi mai sopportare che le succedesse la stessa cosa che è successa a me. Terry, la mia bambina, è ancora fragile, ingenua... non voglio che soffra. E non voglio che resti sola per tutta la vita.» Si interruppe.

      Jack questa volta attese qualche secondo, per essere sicuro che avesse finito. Poi disse «Capisco perfettamente la situazione, signora…» fu raggiunto da un’occhiata assassina e si corresse subito «pardon, signorina Ramone, e comprendo la sua preoccupazione, ma perché viene a raccontare queste cose a me? Cosa crede che io possa fare per aiutarla?»

      «In giro si dice che lei sia il migliore» rispose con tono quasi meravigliato. «Me la ritrovi, me la riporti. Poi mi occuperò io di far cambiare idea a mia figlia.»

      Su questo non ho alcun dubbio fu sul punto di dire Jack, ma di nuovo decise saggiamente di riflettere prima di parlare. Era evidente che la Ramone l'avesse preso per Camaleone; ed era altrettanto evidente che, se avesse accettato l'incarico, il suo capo avrebbe affidato a lui il compito di trovare la ragazzina. Jack aspirava a ben altre indagini, non aveva nessuna intenzione di passare i giorni seguenti a caccia di fanciulle smarrite; decise quindi di non chiarire l'equivoco e di fare un favore a sé stesso ed al suo capo rigettando la richiesta della Ramone.

      «Per questo, signorina» le disse con sussiego, «deve rivolgersi all’ufficio persone scomparse. Io mi occupo


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