Agatone e la tragedia attica di fine V sec. a.C.. Beatrice Gavazza
νῦν οἰηθείην σε θορυβήσεσθαι ἕνεκα ἡμῶν ὀλίγων ἀνθρώπων.
198a (de Agath.) ὡς πρεπόντως τοῦ νεανίσκου εἰρηκότος καὶ αὑτῷ καὶ τῷ θεῷ.
173a “[…] Ma dimmi un po’, quando avvenne questa riunione.” E io [Apollodoro] dissi: “Noi eravamo ancora ragazzi, quando Agatone vinse alla [sua] prima competizione tragica, nel giorno successivo a quello in cui lui stesso e i coreuti celebrarono i sacrifici per la vittoria.”
175e [Socr. ad Agat.] da te che sei giovane così tanto [la sapienza] rifulse e si rivelò precocemente di fronte alla testimonianza di più di trentamila Greci.
194a–b Sarei davvero smemorato, Agatone, disse Socrate, se, visto il tuo coraggio e la tua forza d’animo nel salire sul palco insieme agli attori, e nel volgere lo sguardo di fronte a un pubblico tanto grande, quando eri in procinto di dare un saggio delle tue composizioni, senza alcun segno di agitazione, ora credessi che tu possa essere turbato da noi, poche persone.
198a Ritenendo che il ragazzo [Agatone] avesse parlato in modo adeguato a sé stesso e al dio.
Interpretazione
Il Simposio di Platone rievoca un incontro tra Socrate e altri personaggi tenutosi a casa di Agatone in occasione della sua prima vittoria negli agoni drammatici. L’evento si colloca cronologicamente negli anni immediatamente precedenti alla spedizione ateniese in Sicilia durante la guerra del Peloponneso.7
Si registra una divergenza della tradizione manoscritta di Symp. 173a rispetto ad Ateneo V 217c: nel primo passo si legge τῇ πρώτῃ τραγῳδίᾳ, lezione su cui concordano i codici, mentre Ateneo, in riferimento al passo platonico, omette πρώτῃ. La tradizionale interpretazione dell’espressione è ‘vinse con la [sua] prima tragedia’,8 dove per ‘tragedia’ s’intende l’insieme di opere presentate da Agatone al pubblico:9 in tal caso la prima vittoria di Agatone dovrebbe coincidere con il suo esordio come poeta tragico. Mette in dubbio il testo tràdito Butrica, che contesta la lezione τῇ πρώτῃ τραγῳδίᾳ, negandone la coerenza linguistica e ritenendo πρώτῃ una glossa.10 Butrica nota l’assenza di passi paralleli per il sintagma πρώτῃ τραγῳδίᾳ νικᾶν e trova invece paralleli per τραγῳδίᾳ νικᾶν (Eust. Od. 1.109.17 Stallbaum: ὁ Χῖος Ἴων τραγῳδίᾳ νικήσας Ἀθήνῃσιν), e τραγῳδίαν νικᾶν (Athen. I 3f: ὁ δὲ Χῖος Ἴων τραγῳδίαν νικήσας Ἀθήνησιν [~ Suda α 731; ι 487 Adler]). A differenza di Butrica, riteniamo tuttavia che la lezione tràdita τῇ πρώτῃ τραγῳδίᾳ ἐνίκησεν possa essere mantenuta nonostante l’assenza di paralleli: al posto di ‘vinse con la [sua] prima tragedia’, si può proporre la traduzione ‘vinse in occasione della [sua] prima competizione tragica’, ‘vinse alla [sua] prima competizione tragica’. La possibilità di intendere τραγῳδίᾳ con ‘competizione tragica’ è confermata dall’uso che troviamo in Eustazio e nella Suda in riferimento a Ione di Chio.11 Ateneo potrebbe avere omesso parte della citazione, come accade anche al passo V 217c, dove l’autore, sempre citando il Simposio platonico (172c 2), tralascia ταύτην ἣν ἐρωτᾷς, tramandato invece dai codici di Platone. Inoltre Symp. 175e, οὕτω σφόδρα ἐξέλαμψεν καὶ ἐκφανὴς ἐγένετο, ‘così tanto rifulse e si rivelò’,12 sembra alludere a un esordio. Concordiamo pertanto con la critica tradizionale nell’individuare l’occasione del Simposio nei festeggiamenti per la prima vittoria di Agatone.
Pur non tramandando alcuna datazione assoluta, il Simposio consente d’individuare il periodo in cui Platone colloca il convito e fornisce qualche informazione sull’età di Agatone in quel momento. La presenza di figure storiche note e il loro comportamento aiuta a posizionare l’evento nel tempo: l’intervento di Alcibiade, accolto come personaggio molto amato, riporta al periodo immediatamente precedente lo scandalo delle Erme e la spedizione ateniese in Sicilia (415 a.C.),13 in accordo con la datazione all’inizio del 416 fornita dalla test. 1. Agatone è qui definito νέος (175e) e νεανίσκος (198a). L’aggettivo νέος in ambito ateniese si applica, secondo Senofonte (Mem. I 2, 35), a tutti coloro che non hanno ancora la facoltà di far parte del Consiglio (ὅσουπερ, εἶπε, χρόνου βουλεύειν οὐκ ἔξεστιν), ossia coloro che non hanno raggiunto trent’anni (νεωτέροις τριάκοντα ἐτῶν), mentre νεανίσκος (o νεάνισκος), termine che Platone utilizza frequentemente (43 occorrenze, contando anche i dialoghi spuri), si trova riferito ad Agatone anche nelle Tesmoforiazuse di Aristofane (νεανίσκε v. 134), commedia da datarsi tra il 411 e il 410 a.C.14 Anche se Ippocrate (Ηebd. 5, ll. 22–26) definisce un’età massima di 21 anni per il νεανίσκος, per Lévêque νεανίσκος è sinonimo di νέος, sulla base del passo platonico νεανίσκος τις Παιανιεύς, μάλα καλός τε κἀγαθὸς τὴν φύσιν, ὅσον μὴ ὑβριστὴς [δὲ] διὰ τὸ νέος εἶναι (Euthyd. 273b).15 Seguendo questa interpretazione moderna, sia νεανίσκος che νέος dovrebbero essere attributi di uomini che non abbiano raggiunto i trent’anni di età: secondo le fonti, Agatone dovrebbe restare dunque sotto i trent’anni almeno fino al 411/410 a.C. L’altro termine che definisce il poeta è μειράκιον. Snell–Kannicht scorgono dell’ironia nell’affermazione di Socrate (Symp. 223a), quando questi chiama Agatone μειράκιον; diversi autori infatti, come Ippocrate (Ηebd. 5, ll. 16–22), Filone di Alessandria (Οpif.mund. 105, ll. 8–9), Plutarco (Brut. 27), Luciano (D.mort. 9, 4), Galeno (VI p. 162, ll. 2–5 Kühn) permettono di identificare il μειράκιον con un giovane uomo fino a circa vent’anni, e dunque appartenente a una fascia d’età più ristretta rispetto a quella che abbiamo attribuito ad Agatone considerando l’uso di νέος e νεανίσκος. Una soluzione alla questione anagrafico–terminologica è proposta da Davidson,16 che analizza il vocabolario usato nell’antichità per identificare le diverse fasce d’età dei giovani cittadini, concludendo che nell’Atene classica il termine μειράκιον, insieme a νεανίσκος, indicava in modo specifico i diciottenni–diciannovenni. Facendo riferimento a studi di carattere antropologico, Davidson puntualizza che nell’antica Grecia l’età della pubertà – quando ai soggetti maschili inizia a crescere la barba – era spostata di circa quattro anni in avanti rispetto all’epoca attuale, per cui in media i primi segni di barba sarebbero stati notati intorno ai 18 anni; una barba piena sarebbe spuntata solo verso i 20 anni.17 Caratteristica di un μειράκιον, o νεανίσκος, nell’Atene di V–IV sec. a.C. sarebbe stata pertanto l’assenza di una barba piena, cosicché la prassi di rasarsi da parte di un uomo adulto avrebbe comportato una somiglianza con la categoria dei μειράκια/ νεανίσκοι. Grazie ad Aristofane (test. 14) sappiamo che Agatone era solito rasarsi e apparire glabro; secondo Davidson, Platone non usa i termini μειράκιον/νεανίσκος come veri e propri indicatori di età, ma come ironiche allusioni all’aspetto giovanile di Agatone, dovuto all’assenza della barba.
Per quanto riguarda la questione della festa dionisiaca dove Agatone avrebbe riportato la sua vittoria, abbiamo anticipato sopra i dubbi della critica (vd. ad