Agatone e la tragedia attica di fine V sec. a.C.. Beatrice Gavazza
molto prima del 450 a.C., o nel momento evocato da Platone nel Protagora il poeta non sarebbe potuto rientrare nella definizione assegnatagli.
Socrate non conosce ancora Agatone, ed esprime alcune considerazioni dedotte dall’aspetto esteriore del giovane che sta sdraiato accanto a Pausania di Ceramei, un conoscente di Socrate. L’aspetto del ragazzo fa supporre a Socrate che si tratti di un giovane καλόν τε κἀγαθὸν τὴν φύσιν: simili espressioni riferite a giovani uomini sono frequenti in Platone. Così sono definiti Carmide (Charm. 154d), Liside (Lys. 207a), Clinia figlio di Assioco (Euthyd. 271b), Ctesippo (Euthyd. 273a).30 Queste espressioni sono comunemente riferite a giovani di famiglia aristocratica.31 Il legame tra la definizione di un ragazzo come καλός e ἀγαθός e la sua appartenenza a una casata di alto rango è testimoniato in particolare da un passo del Carmide (154e 1–4), dove traspare l’idea dell’esistenza di un legame tra l’espressione καλòς καὶ ἀγαθός e la nobiltà della famiglia di un giovane così caratterizzato. L’aspetto di Agatone doveva denunciarlo, agli occhi di Socrate, come un ragazzo di nobile famiglia. La considerazione successiva invece (τὴν δ’ οὖν ἰδέαν πάνυ καλός) ha carattere estetico e riguarda il solo aspetto fisico di Agatone.
Socrate suppone inoltre che il ragazzo sia il παιδικά, il ragazzo amato da Pausania del demo attico di Ceramei. Di quest’ultimo si hanno le prime notizie nell’opera platonica, e nella tradizione successiva a Platone il suo nome compare sempre legato ad Agatone.32 Il termine παιδικά nell’Atene classica è utilizzato come sinonimo di ἐρώμενος nel contesto dei rapporti erotici tra persone di sesso maschile e di età differenti (cfr. Ath. XIII 564a), e indica la persona che nella coppia suscita il desiderio erotico dell’altra; di norma è anche la più giovane tra i due.33 Agatone è presentato dunque negli anni immediatamente precedenti al 430 a.C. come un ragazzo ancora adolescente, allievo dei σοφισταί, di buona famiglia, di bell’aspetto, e legato da un rapporto erotico a Pausania di Ceramei, di cui è il παιδικά/ἐρώμενος.
Test. 4 (4 S.–K.)
Aristoph. Th. 29–32
Εὐριπίδης Κηδεστής Εὐ. Κη. Εὐ. Κη. | ἐνταῦθ’ Ἀγάθων ὁ κλεινὸς οἰκῶν τυγχάνει, ὁ τραγῳδοποιός. 30 ποῖος οὗτος Ἁγάθων; ἔστιν τις Ἀγάθων— μῶν ὁ μέλας, ὁ καρτερός; οὔκ, ἀλλ’ ἕτερός τις. οὐχ ἑόρακα πώποτε (οὐχ ἑόρακας πώποτε [Eur. cont.] Bentley, Wilson). |
Schol. R Aristoph. Th. 32 Regtuit: ἐπειδὴ οὐ πάλαι ἤρξατο διδάσκειν, ἀλλὰ τρίσιν (ἓξ Ritschl, Regtuit; πέντε Clinton, Dindorf) πρὸ τούτων ἔτεσιν (a. 414?).
Euripide Parente Eu. Pa. Eu. Pa. | Si dà il caso che qui abiti il famoso Agatone il poeta tragico. 30 Chi è questo Hagatone? Agatone è uno… Non è quello scuro, quello robusto, vero? Νo, è un altro. Non l’ho mai visto. |
Schol. R ad v. 32: Poiché iniziò a comporre non molto tempo prima, ma tre anni prima di ciò [a. 414?].
Interpretazione
Un dialogo tra il personaggio di Euripide e quello del suo Parente apre la commedia aristofanea delle Tesmoforiazuse. Il famoso poeta tragico Euripide, convinto che le donne ateniesi lo vogliano condannare a morte a causa della sua abitudine di portare in scena i vizi femminili, vorrebbe convincere il proprio collega Agatone a infiltrarsi nelle celebrazioni della festa delle Tesmoforie, riservate alle sole donne, per scongiurare il pericolo. Il Parente dichiara però di non conoscere Agatone. Più avanti Euripide spiegherà il motivo per cui ha bisogno dell’aiuto del collega: Agatone, così bello da sembrare una donna (vd. test. 14), potrebbe facilmente camuffarsi (vv. 97s., 130–145) e partecipare alle cerimonie riservate alle donne. Lo scolio al v. 32 propone una spiegazione per l’ignoranza del Parente, attribuendola al fatto che Agatone aveva iniziato la propria attività di poeta da tre anni.
Lo scolio pone una questione cronologica di difficile soluzione. Questi versi delle Tesmoforiazuse sono tramandati dal manoscritto R e dal suo apografo M.34 Gli scolî giungono attraverso il solo R, il quale, con una formulazione cronologica attestata solo in questo scolio, riporta il numerale cardinale τρισίν, tre, collocando l’inizio dell’attività poetica pubblica di Agatone (ἤρξατο διδάσκειν) tre anni prima (τρισὶν πρὸ τούτων ἔτεσιν) rispetto al momento della rappresentazione delle Tesmoforiazuse nel 411 a.C.35 Accettando l’informazione tràdita dallo scolio, bisognerebbe datare il primo concorso tragico di Agatone all’anno 414 a.C.; il dato non si concilia però con la notizia trasmessa da Ateneo relativamente alla vittoria di Agatone sotto l’arcontato di Eufemo, nel 417/416 a.C. (test. 1). Snell–Kannicht mantengono il testo tràdito e riportano due possibili spiegazioni per l’incongruenza cronologica:36 secondo la soluzione prospettata da Hoffmann, lo scolio farebbe riferimento alla prima vittoria di Agatone in occasione delle Grandi Dionisie (sulla partecipazione di Agatone agli agoni dionisiaci, vd. ad fr. 33);37 in tal caso, bisognerebbe presupporre che Agatone abbia vinto per la prima volta questo concorso nel 414 a.C. e che i commentatori antichi non prendano in considerazione, o non siano in grado di datare, la riunione del 416 descritta nel Simposio platonico (test. 2). Bisognerebbe inoltre ammettere che l’autore dello scolio abbia avuto accesso alle didascalie relative alle Dionisie degli anni considerati. La seconda ipotesi, avanzata da Clinton, implica un errore di lettura dello scoliasta e la conseguente corruzione del numero. Clinton propone in alternativa o di leggere πέντε, “cinque”, al posto di “tre”, oppure di alzare la data della commedia di Aristofane;38 la correzione di τρισίν in πέντε è accolta da Dindorf nella sua edizione degli scolî di Aristofane. Un secondo possibile emendamento al numero è suggerito da Ritschl, che pone ἕξ (sei) in alternativa a τρισίν; questa congettura è accettata da Regtuit.39
Per riassumere, le possibili soluzioni della questione sono: 1) il numero τρισίν non è corrotto, Agatone vinse per la prima volta il concorso delle Grandi Dionisie nel 414 a.C. e lo scoliasta fa riferimento a questa vittoria, ignorando quella alle Lenee del 416;40 2) il numero originale è stato modificato nel corso della tradizione;41 3) lo scoliasta sbaglia nel datare la prima vittoria di Agatone.42 Non ci sono argomenti stringenti a favore di una di queste ipotesi; si può mantenere il τρισίν della tradizione manoscritta ammettendo che lo scoliasta abbia avuto a disposizione informazioni incomplete a proposito della cronologia delle vittorie di Agatone.
Test. 5 (11 S.–K.)
Aret. schol. in Luc. rh.pr. 11 p. 178, ll. 16–24 Rabe (Cramer, An. Ox. 4, 269) ~ Aret. schol. in Plat. Symp. 172a7 p. 96 Cufalo (= p. 447 Greene)
Ἀγάθων τραγῳδίας ποιητὴς εἰς μαλακίαν σκωπτόμενος· | Ἀριστοφάνης Γηρυτάδῃ (fr. 178 K.–A.)· ἦν δ’ οὗτος Τισαμενοῦ παῖς Ἀθηναίου, παιδικὰ γεγονὼς Παυσανίου (<καὶ Εὐριπίδου> con. Cramer) τοῦ τραγικοῦ (TrGF I 255), μεθ’ οὗ πρὸς Ἀρχέλαον τὸν βασιλέα ᾤχετο, ὡς Μαρσύας ὁ νεώτερος (FGrHist 135 fr. 8). | ἐμιμεῖτο δὲ τὴν