Gelatina Al Lime E Altri Mostri. Angel Martinez

Gelatina Al Lime E Altri Mostri - Angel Martinez


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energie di socializzazione prima di tentare di farvelo uscire di nuovo.

      C’erano tecnici della scientifica ancora sulla scena, ma Kyle ebbe il loro permesso di ficcanasare intorno ai confini. Il corpo era stato trovato all’estremità del fiume, ancora in acqua per metà. Le foto del momento del ritrovamento mostravano che la giovane donna era morta in un attimo di abietto terrore, la sua espressione paralizzata in un urlo di morte.

      Procedettero in modo cauto, a tratti scivolando, giù lungo la riva, con gli occhi a terra in cerca di qualunque cosa fosse insolita e per rispetto al terreno sdrucciolevole.

      Kyle slittò nel fango, allargando le braccia anche se non c’era alcun ramo a cui aggrapparsi. Una mano forte gli afferrò un gomito, rimettendolo in equilibrio. Per un singolo istante, l’espressione di Vikash mostrò della preoccupazione ansiosa, prima che la sua condiscendente serenità tornasse.

      «Magari tu e le tue gambette tozze dovreste restare su in cima».

      «Chiudi il becco». Bella risposta, Kyle. Davvero sarcastica e pungente.

      Ogni ulteriore battuta fu affossata dall’arrivo di Loveless e Zacchini. In un cappello a tesa larga e con i guanti nonostante l’inverno mite, Loveless era in alto sull’argine con la bocca in una linea seccata.

      «Amanda, cara, dovrai aiutarmi se ti aspetti che io riesca a scendere lì da Kyle».

      L’agente Zacchini alzò gli occhi al cielo, ma prese il suo partner dalla vita, una mano serrata sotto il gomito, per sostenere i suoi passi incerti giù per l’argine. Vikash fece quella cosa con un sopracciglio verso Kyle.

      «Vampiro», sussurrò lui. «La luce del giorno è davvero un problema per lui. Ma penso gli piaccia l’attenzione».

      «Sai che ti sento», disse piccato Loveless. «Vuoi dirmi cosa sto cercando?»

      «Non ne sono sicuro. Ti colpisce qualcosa che non dovrebbe esserci? Qualcosa che non odora di umano?»

      «Sulla riva di un fiume. Stai scherzando».

      «Vorrei poter essere più specifico. Non ho un granché ancora».

      Carrington Loveless III, adorato figlio unico di una ricca famiglia di Main Line, sospirò mentre fissava le sue scarpe un tempo pulite sguazzare nel terreno paludoso. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro attraverso il naso, si accucciò, girando la testa, e inspirò di nuovo.

      «C’è… qualcosa». Loveless tese in fuori una mano e attese fin quando Zacchini lo stava tenendo saldamente prima di alzarsi. Tirando su col naso come un cane antidroga, camminò per parecchi metri seguendo la corrente e poi si fermò. «Qualcosa di strano».

      «Kyle». Vikash puntò un dito e prese l’altro braccio di Loveless per impedirgli di fare un altro passo. «Lì nel fango. Credi che potremmo far fare qualche foto a uno dei ragazzi della scientifica?»

      Stringendo con una mano la schiena dell’uniforme di Vikash in modo da non cadere in acqua, Kyle si sporse per guardare cosa avesse trasformato il suo collega in una natura morta. Proprio dove l’acqua incontrava la terra, con le onde del fiume che si davano da fare per lavarla via, c’era l’impronta di… qualcosa. Forse. Quattro lunghe fessure più vicine all’acqua con un segno ovale dietro di esse. Se era l’impronta di un piede, doveva essere più grande del lavello di una cucina.

      «Carrington? È un’impronta?» chiese a bassa voce, come se parlare forte potesse lavarla via.

      «Sì. Oh, decisamente sì». Loveless rabbrividì.

      Kyle chiamò l’unità della scientifica e ben presto qualcuno stava scattando delle foto. Non che sarebbero state di molto aiuto se non fossero riusciti a capire cos’era quella cosa, figurarsi trovarla.

      «Qualche idea?» chiese Kyle al loro vampiro. «Di cosa odora?»

      «Freddo. Viscido. Duro».

      «Come può qualcosa odorare di duro?»

      «Non lo so», mormorò irritato Loveless. «Amanda, non posso farcela. Per favore».

      Kyle alzò lo sguardo su Zacchini, rendendosi conto con una certa irritazione che tutti i presenti erano più alti di lui. «Tu senti qualcosa, Amanda? E lui sta facendo il tragico?»

      Zacchini fece spallucce. «Niente. Acqua che scorre. Cose che vivono nel fango. E no. Non può simulare quel colorito grigio. Meglio che lo porti in auto prima che finisca di faccia nel fango. Serve che ti porti in spalla, Carr?»

      «No, no». Loveless mise la mano nella curva del braccio che gli stava offrendo. «Ce la farò, grazie».

      Un rapido esame del terreno nelle vicinanze non rivelò altre di quelle strane impronte e, quando si voltò per suggerire che tornassero su, Kyle trovò Vikash a fissare Loveless e Zacchini che andavano via.

      «Che c’è?»

      Vikash esitò prima di chiedere: «Stanno… insieme?»

      Cristo su un’ostia, il Signor Perfettino è in imbarazzo? «Perché, perché si prende tanta cura di lui?»

      «Serve che se ne prenda cura?»

      Kyle fece spallucce. «È un tantino delicato, il nostro vampiro. Non lo è sempre stato, ho sentito dire. Agente decorato, pugile amatoriale prima di essere trasformato. Ma no, non stanno insieme. A lui piacciono più gli atleti Neanderthaliani e a lei le donne artistiche e umorali. Entrambi si fanno spezzare il cuore».

      «Ah». Vikash si avviò su per la discesa e Kyle pensò che quella fosse la fine di una lunga conversazione per loro fino a quando il suo partner parlò di nuovo, ancora in quello strano tono confuso: «Ho chiesto perché pensavo che magari lei lo nutrisse. Se se la cava così male alla luce del giorno».

      «Ah. No. Ricorda, siamo tutti alquanto strani. Loveless può bere solo sangue scremato. Lo chiama così. I pacchetti che ottiene dalla banca del sangue sono etichettati globuli rossi lavati. Niente piastrine, niente plasma, basso conteggio di globuli bianchi. Sta davvero male col sangue intero».

      «Credo mi serva un programma. Con delle note a piè di pagina».

      «Nah. Stanza degli agenti piccola. Saprai troppo di tutti entro una settimana».

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