Sette Pianeti. Massimo Longo E Maria Grazia Gullo

Sette Pianeti - Massimo Longo E Maria Grazia Gullo


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Generale, ti chiedi perché non te ne abbia mai parlato?

      - Forse la mia giovane età e la mia impulsività mi rendevano un cattivo interlocutore.

      - Direi piuttosto che le caratteristiche che ti hanno sempre contraddistinto sono la passione per il potere e la conquista.

      - Il potere è indispensabile per l’ordine e la stabilità - puntualizzò il Generale alzandosi spazientito.

      - La tua fede è nell’ordine al servizio di un solo individuo e nella stabilità di una sola tribù - ribatté Wof.

      Ruegra cominciò a camminare nervoso, aveva già da tempo perso la pazienza, ma sapeva bene che a nulla sarebbero valsi torture o ricatti con l’uomo che aveva seduto davanti, l’unico spiraglio era provare a conquistare la sua fiducia.

      Tentò l’ultima carta e disse, mentendo:

      - Sai che avevo un gran rispetto di mio padre, quando ero bambino dicevi che gli somigliavo, ti vedevo come un maestro allora…

      - Cosa ti fa pensare che ti possa svelare come trovare la pergamena? La purezza del fanciullo in te è svanita in fretta, Ruegra, e la voglia di primeggiare ha lasciato il passo alla fame di potere - disse non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.

      - Non sono più l’Anic che ricordi durante la guerra, saprei gestire il potere in modo equanime, mio padre sbagliò a non raccontarmi tutto - si fece sfuggire in un attacco di ira il Generale.

      - Se sei venuto da me non eri degno della sua fiducia. Quale padre nasconde al figlio il suo sapere? Quanta amarezza deve esserci stata in questo suo gesto, chi meglio di lui ti conosceva e chi sono io per svelarti tutto ignorando sconsideratamente la sua valutazione al riguardo? Come vedi non posso che rispettare il suo volere per onorare la sua memoria - proferì Wof e si alzò per congedarsi dal suo carnefice.

      Quella scena non lasciava la mente del Generale che con il bicchiere nella mano continuava a fissare il vuoto in quella sera calda di Bonobo.

      Il mattino seguente, Ruegra ispezionò personalmente i lavori effettuati per la sostituzione del modulo distrutto dall’asteroide.

      Mastigo aveva seguito i lavori alla perfezione e i suoi meccanici come sempre avevano svolto un’eccellente opera di ricollocazione. Salparono all’ora prevista alla volta di casa.

      I giorni passavano lenti a bordo e Ruegra aveva una gran fretta di rientrare, temendo congiure, anche se il fratello, a cui aveva lasciato il comando del pianeta in sua assenza, forniva assidui rapporti completi sulla situazione, che nulla facevano temere. Carimea era un groviglio di razze, diverse tribù contendevano agli Anic il primato del comando, ma durante l’ormai lungo dominio di Ruegra, questi aveva eliminato innumerevoli oppositori. Era stata fondata da gruppi provenienti da vari sistemi solari, la maggior parte di loro erano avventurieri in cerca di fortuna o ex detenuti in cerca di una patria dove ricominciare una nuova vita. Solo una piccola parte di loro era originario del pianeta, queste popolazioni locali erano state barbaramente sottomesse e isolate.

      Sulla via del ritorno, seduto sulla poltrona di comando in plancia, rifletteva sulle parole di Wof, “mio padre sapeva” continuava a ripetersi.

      Poi d’un tratto pensò a come il padre si allontanasse frequentemente nei periodi di caccia e in quei momenti che precedevano la guerra, e come la meta frequentata con maggiore assiduità fosse proprio la terra dei Bonobiani e in particolare il Mare del Silenzio.

      Mentre questi pensieri attraversavano la sua mente, fu colpito da una folgorazione “come aveva fatto a non pensarci prima?” Là doveva trovarsi qualcosa o qualcuno che avrebbe potuto fornirgli informazioni sulla pergamena.

      Legò questa intuizione al rapporto di Mastigo sulla navicella mercantile, forse qualcuno lo aveva preceduto.

      Ordinò un immediato cambio di rotta. Si rientrava a Bonobo.

      Mastigo, stupito dal rientro, accorse sotto la nave per anticipare il suo comandante in capo.

      - Il mio saluto va al più invincibile dei Carimeani. Generale, come mai questo rientro improvviso?

      - Ho riflettuto sull’atterraggio della navicella mercantile, questo mi ha indotto a rientrare per occuparmi personalmente della situazione.

      - Ancora una volta non ti sbagli, visto che i miei informatori non rientravano mi sono deciso a recarmi sul luogo. Ho scoperto che erano stati eliminati dagli stranieri.

      Ruegra sperò per un attimo, conoscendo i modi del suo Governatore, che non avesse distrutto tutte le possibilità di ricevere informazioni.

      - Non è rimasto più niente lì - riferì subito Mastigo, soddisfatto come un bimbo sadico che tortura le sue piccole prede.

      Ruegra si trattenne dal saltare addosso al suo interlocutore e domandò che fine avesse fatto l’equipaggio della navicella.

      Mastigo prese fiato, sapendo di non dare una buona notizia.

      - Non siamo riusciti a trovarli, devono essere fuggiti.

      - Non solo hai distrutto tutte le prove, hai fatto fuggire il commando! Sei stato un incompetente! Portami sul luogo!

      Poi, pensando che non fosse il caso di far sapere a Mastigo cosa stesse cercando, si corresse:

      - Preparami una squadra partirò senza te.

      Secondo Capitolo

      Sopra le loro teste pendeva una spada di roccia

      - Prepariamoci, potremmo non ricevere fiori al nostro arrivo! - esclamò Oalif, il più spiritoso del gruppo.

      Questo era composto da quattro esponenti dei pianeti che si opponevano al dominio di Carimea, scelti per la loro storia e le loro capacità psico-fisiche. Insieme formavano una squadra capace di affrontare qualsiasi missione, sia sotto il punto di vista fisico che strategico. Il loro compito era quello di difendere la pace, non solo militarmente, ma anche attraverso azioni di intelligence e di coordinazione fra i popoli.

      Il Consiglio della Coalizione dei Quattro Pianeti li aveva insigniti del titolo di Tetramir, in virtù del quale gli venivano riconosciute, dai vari governi, autorità e funzioni speciali fino al completamento del loro obiettivo.

      La piccola navicella commerciale attraversava i grandi anelli grigi di Bonobo e si dirigeva verso il Mare del Silenzio.

      Le navicelle di questo tipo, progettate per il trasporto delle merci, erano a forma di parallelepipedo con il davanti smussato per dare un minimo di aerodinamicità e delle piccole ali richiudibili appena necessarie per uscire dall’atmosfera. Dietro, un enorme portellone, che si apriva come un fiore in tre parti, serviva per il carico e lo scarico delle merci. Lente e ingombranti, atterravano e decollavano perpendicolarmente al terreno, senza necessità di spazio per la manovra, come tutte le altre navicelle.

      - Identificatevi - giunse dalla radio la voce metallica delle sentinelle del pianeta.

      - Siamo mercanti, signore - rispose Oalif.

      - Lo vediamo, ma chi e cosa si trova a bordo? Avete la licenza?

      - Settimo da Oria, signore.

      - Numero di licenza! - insistette la sentinella.

      - 34876.

      - Non siete sulla nostra lista, cambiate subito direzione, nessun permesso di atterrare in quella zona.

      - Il segnale è debole signore, non la sento, numero licenza 34876 - ripeté Oalif facendo finta di non sentire.

       - Permesso di atterrare in quella zona negato!

      - Non riceviamo signore - insistette il Bonobiano e poi rivolto ai membri dell’equipaggio - Siamo dentro gente! Stiamo attraversando la nebbia del Mare del Silenzio!

      Pilota di grande esperienza e grande conoscitore del pianeta natio, Oalif era un Bonobiano, ma non rientrava nei canoni di semplicità e mitezza usualmente attribuiti a questa razza. La sua tribù di appartenenza non si era mai piegata agli Anic e per questo aveva pagato un prezzo


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