Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I. Amari Michele

Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - Amari Michele


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la Sicilia. Dell'altro, che s'addimanda Mo'gim el-Boldân (Ortografia de' nomi geografici), v'ha due MSS. in Inghilterra, l'uno incompleto a Oxford, Catalogo, tom. I, p. 201, ni CMXXVIII e CMXXIX, l'altro quasi compiuto al British Museum in due volumi, ni 16,649 e 16,650. Il Mo'gim propriamente è dizionario di erudizione relativa ai varii paesi. Per favore del sig. W. Wright io ho avuto copia dagli articoli del MS. di Oxford relativi alla Sicilia; e ben mi prometto di compiere cotesti estratti col MS. del British Museum. Infine ho avuto alle mani il noto compendio del Mo'gim che si crede fatto dall'autore medesimo e postillato da scrittori più moderni, e porta il titolo di Merâsid el-Ittilâ' ec.73. Ne ho percorso un esemplare, quello cioè di Leyde, MS. 295, del quale la Biblioteca di Parigi ha una copia moderna, Suppl. Arabe 891. Il professore Juynboll di Leyde ha cominciato a pubblicarne il testo.

      XXXV. Ibn-el-Athîr ('Izz-ed-dîn-Abu-l-Hasan-Ali) nacque il 1160 di nobile famiglia arabica nella città di Gezîra in Mesopotamia; in gioventù combattè le guerre di Saladino e compiè missioni politiche a Bagdad: ma poi amò meglio chiudersi in casa a Mosûl, seppellirsi tra i libri, e non conversare con altri che gli eruditi cittadini e stranieri che andavano a trovarlo. La passata vita pubblica, il secolo delle Crociate, e, perchè no? le ruine di Ninive ch'ei potea vedere ogni dì, inchinarono l'ingegno suo alla storia. Morì il 1223. Scrisse varie opere; e tra quelle il Kâmil el-Tewârîkh, o, diremmo noi, Compiuto lavoro storico.

      E in vero non è indegno del titolo; e tanto esso vale per l'Oriente, dal principio del settimo al principio del decimoterzo secolo, quanto sarebbero per la patria nostra nel medio evo gli Annali del Muratori, se fosse perduta la più parte del Rerum Italicarum Scriptores. Principia il Kâmil con un succinto discorso su la dignità della Storia; espone la cronografia seguíta dalle varie nazioni; tocca sommariamente le dominazioni antiche: Ebrei, Persiani, Arabi, Romani, e i primordii del Cristianesimo; e, venendo a Maometto, prende a narrare alla distesa le geste del Profeta e dei Musulmani. Dal principio dell'egira fino all'anno 628 (1230-31), l'autore tien quest'ordine che, anno per anno, nota gli avvenimenti di maggiore rilievo, in tanti capitoli separati: e registra alla fine di ciascun anno i casi di poca importanza e le notizie necrologiche, in un capitoletto intitolato “Ricordo di fatti diversi.” Del resto, Ibn-el-Athîr non segue il metodo cronologico sì servilmente che non raccolga nei grandi capitoli tutte le vicende d'un medesimo fatto accadute prima o appresso. Per esempio, il conquisto musulmano della Sicilia va nell'anno 212 dell'egira, quando sbarcò lo esercito musulmano a Mazara; ma il racconto incomincia con la rivolta di Eufemio, cioè uno o più anni avanti, e finisce al 223. Similmente la narrazione del conquisto normanno, posta nel 484, esordisce da quella che Ibn-el-Athîr credea la prima cagione di decadenza del principato kelbita nel 388; e si prolunga fino alla morte del conte Ruggiero nel 490 e agli ordinamenti politici di re Ruggiero. Lo stesso potrebbe notarsi in cento e cento altri luoghi.

      Oltre questo eccellente metodo, dobbiamo ammirare, secondo i tempi e i mezzi dell'autore, la diligenza e il giudizio ch'ei pose nello scegliere, comparare e intessere le tradizioni: talchè nel medio evo la Cristianità non ha annalista che gli possa stare a fronte. In oggi non lo darei come modello di critica. Assai di rado cita le sorgenti, e poco o nulla ne dice nella Introduzione. Come tanti altri Arabi e non Arabi, trascrive qualche fiata autori più antichi, mutilandoli e non citandoli: ma per lo più compila dassè, con stile conciso o più tosto spolpato, imparziale o più tosto indifferente; se non che, sceso ai proprii tempi, divenendo cronista, perde la brevità, è turbato dalle passioni, si avviluppa nelle minuzie. Con tutti questi difetti il Kâmil è il più vasto e ordinato lavoro che ci rimanga su i primi sei secoli dell'islamismo, e avanza tanto gli Annali di Abulfeda, quanto questi i magri compendii di Elmacin e Abulfaragi. L'Europa darà un gran passo nello studio dell'Oriente, quando qualche dotta società intraprenderà la stampa dei dodici o più volumi in quarto che ci vogliono per lo testo e versione d'Ibn-el-Athîr.

      Questo autore mi ha fornito molti ragguagli ignoti fin qui. Gli ottanta capitoli che ne ho tolto, tra lunghi e brevi, abbracciano sei secoli dal 31 al 625 dell'egira, e messi insieme fanno una storia compiuta delle relazioni dei Musulmani con la Sicilia; dei quali capitoli circa sessanta sono inediti74. Li ho copiato dai MSS. seguenti, dei quali segnerò con le lettere dell'alfabeto i tre primi, che occorrono a ogni passo nelle citazioni.

      A. MS. di Parigi, Suppl. Arabo 740, in sei volumi, dall'anno 153 al 628, con una lacuna di mezzo secolo e molte altre minori. I sei volumi non son tutti di una mano, ma quella che ne copiò la più parte è nitida e corretta.

      B. MSS. dalla Bodlejana d'Oxford.

      1. Due volumi, Marsh. 324, Catalogo, tomo I, nº DCCXXXVII, comprendono gli anni dal 296 al 369.

      2. Un volume, Pococke 346, Catalogo, tomo I, nº DCXCIII, corre dall'anno 502 al 572, coi quali ho supplito alle lacune del MS. A, e collazionato il resto. Gli altri quattro volumi staccati che possiede la Bodlejana, Catalogo, tomo I, ni DCXCIV, DCXCVI, DCCLXXXIV e DCCLXIV, mi han fornito qualche variante.

      C. MS. di Parigi, Suppl. Arabe 740 bis, cinque volumi in-4, dal principio dell'opera all'anno 621, comperati a Costantinopoli il 1846 dal barone De Slane, per conto della Biblioteca di Parigi; il primo dei quali fatto copiare apposta, tutti riveduti da quello egregio orientalista su i MSS. delle biblioteche di Costantinopoli. È il solo esemplare intero che v'abbia in Occidente; non mancandovi altro che l'anno 27 dell'egira e parecchi frammenti. Questo MS. mi è servito a confrontare le copie che io avea già fatto su quei segnati A e B.

      Allo stesso effetto ho adoperato gli altri frammenti d'Ibn-el-Athîr che possiede la Biblioteca Parigina, Suppl. Arabe 741, 743 e 744.

      Finalmente mi ha aiutato a correggere il testo d'Ibn-el-Athîr uno sfacciato plagiario, lo emir Bibars Mansûri, morto il 1325; il quale nella Zobdat el Fikra fi Târîkh el Higra (Crema di riflessione su gli annali dell'egira) copiò, scorciandoli e continuandoli, gli Annali d'Ibn-el-Athîr; e gliene dobbiamo saper grado, perchè ebbe alle mani buoni MSS., e ottime copie sono quelle dei due volumi della compilazione sua che ci rimangono. Dico il V, a Parigi, Ancien Fonds 668, che corre dall'anno 252 al 322, e il VI a Oxford (Hunt. 198) che arriva con qualche lacuna al 399.

      XXXVI. Boha-ed-dîn (Abu-l-Mebâsin-Iusûf-ibn-Sceddâd), n. il 1145, morto il 1235, intimo di Saladino e cadi dell'esercito suo, poi di Gerusalemme, senza dire il nome de' Normanni di Sicilia, accenna alla impresa loro d'Alessandria del 1174, nella Sîrat es-Sultân… Selâh-ed-dîn etc., ossia Vita di Saladino. Ho preso questo squarcio dal testo pubblicato da Schultens, Leyde 1732, in-fog., p. 41; dove la impresa è raccontata assai brevemente; e ciò conferma la osservazione di M. Reinaud75, che Boha-ed-dîn faccia più autorità per gli ultimi anni del regno di Saladino, che per le prime imprese di quello.

      XXXVII. Tarîkh el-Hokemâ (Istoria dei Filosofi) per Mohammed-ibn-Ali, detto Zuzeni, è compendio di una importante opera dello stesso titolo, scritta da Gemâl-ed-dîn-Ali-el-Kifti, visir di Aleppo, morto il 1249. Dal compendio, che si trova nelle biblioteche di Parigi e Leyde, ho cavato le biografie d'Archimede e di Empedocle; e l'ultima, che un Siciliano non potea trasandare, è notevolissima per la menzione che vi si fa d'un'opera attribuita al filosofo Agrigentino, la versione arabica della quale si trovava nel XIII secolo a Gerusalemme. Mi son servito del MS. di Parigi, Suppl. Arabe 672. Veggansi sul Tarîkh-el-Hokemâ, Casiri, Bibl. Arab. Hisp., tomo II, p. 332, nº MDCCLXXIII, che lo suppone scritto nel XII secolo; Wenrich, De Auctorum Græcorum versionibus ec., Lipsiæ 1842, prefazione; Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduction, p. LII, nota 4; e Dozy, Catalogo dei Manoscritti arabi di Leyde, tomo II, p. 289, nº DCCCLXXXV.

      XXXVIII. Abu-Sa'îd-Îbn-Ibrahîm, Siciliano, compilò un Kitâb el-Mongih ec. (Felice Guida per curarsi senza medico da ogni sorta di morbi e infermità). Quest'opera, non citata da Hagi-Khalfa, si trova alla Bodlejana (Marsh. 173, Catalogo, tomo I, nº DLXIV), e ne ho trascritto la prefazione. Con poche varianti, il MS. corrisponde a quel di Parigi, Ancien Fonds 1027, intitolato Tekwîm el-Adwia el-Mofreda, d'Ibrahîm-ibn-abi-Sa'id-el-Maghrebi; il cui nome mostra ch'egli era figliuolo del Medico siciliano.

      XXXIX.


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<p>73</p>

Veggasi Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduc. p. CXXIV, seg.

<p>74</p>

Gli squarci pubblicati lo sono stati da Monsieur Des Vergers nel 1811, note a Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, a Tornberg, note al Kartas, ossia Annales Regum Mauritaniæ, tomo II, p. 411, seg. Altri ne usciranno nel Recueil des Historiens des Croisades publié par l'Académie des Inscriptions, tomo I, che si stampa attualmente per cura di M. Reinaud. Il Tornberg ha pubblicato il 1850 un volume d'Ibn-el-Athîr dal 527 al 583. I signori Dozy, De Frémery e altri orientalisti han dato in varie opere il testo e la versione di capitoli dello stesso autore che non appartengono al nostro argomento.

<p>75</p>

Extraits des Historiens Arabes… relatifs aux Croisades, p. XVI.