Vivere La Vita. Lionel C

Vivere La Vita - Lionel C


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noi, ci avrebbero aiutato in quel anno di scuola per imparare a leggere, scrivere e fare i primi conti. Poi, che la bellissima rosa bianca appoggiata con tanta cura sopra i due libri, era il benvenuto che la scuola, ormai nostra, dava ad ognuno di noi.

      Pulcini del primo anno.

      Dal primo attimo, mi sono innamorato di tutto, e qualsiasi cosa facevamo, mi piaceva come nessuna mai prima.

      Ogni giorno quando andavo via da scuola, non vedevo l'ora di arrivare a casa per fare di nuovo scuola.

      I compiti.

      Appena finiti, sarei partito per ritornare a scuola e farli vedere alla mia maestra, con il desiderio di andare subito oltre ed imparare un'altra cosa nuova.

      Giocavo anche fuori casa tutti i giorni con i miei amici di sempre, ma quelle cose nuove, mi piacevano molto di più.

      Vedevo che anche i più grandi intorno a me, in casa erano molto sereni, contenti, e mi lasciavano fare da solo tutte quelle mie cose nuove.

      Mi sentivo libero.

      Per la prima volta sentivo che stavo facendo qualcosa di importante, e nello stesso momento, sentivo un piacere unico nel fare tutto quello che stavo facendo.

      Un piacere mai provato prima.

      Purtroppo, è passato tutto molto in fretta.

      Mi è sembrato un attimo, dal primo giorno in qui ero entrato nel cortile della scuola, a quando la nostra maestra ci detto che eravamo arrivati all'ultimo giorno di scuola ed alle premiazioni.

      Non sapevo cosa significava "le premiazioni", ma a casa, la sera prima, ho visto la mia mamma darsi un gran da fare a preparare la divisa del mio fratello e la mia in un modo più attento, con ancora più cura del solito.

      La mattina dopo, siamo partiti tutti insieme e già quella, era una cosa nuova, perché non era mai accaduto di andare a scuola, insieme al mio fratello.

      Noi piccoli andavamo a scuola al mattino e quelli più grandi di pomeriggio.

      Più ci stavamo avvicinando alla scuola, più mi sembrava di vivere una giornata completamente diversa da tutte le altre.

      Una giornata di grande festa.

      Era un po' come nel primo giorno, soltanto che sembrava ancora più festa.

      C'erano dei bambini, non tanti, che portavano dei mazzi di fiori, ed anch'io come loro, avevo in mano un bel mazzo di rose bianche.

      In più, nessuno di noi, aveva la borsa che portava di solito con i libri, quaderni e tutte le altre cose che servivano tutti i giorni.

      Arrivati nel grande cortile, si e aperto un altro mondo.

      Per me tutto nuovo.

      Tutti i bambini, dai più piccoli, ai più grandi erano radunati in un ordine molto bello da vedere.

      Tutte le classi, una di fianco all'altra, quasi attaccate tra loro.

      Quando sono arrivato, sono andato con la mia classe e più venivano i bambini, più prendeva forma una grande ed ampia lettera “U”, che facevamo tutti noi insieme ed alla fine, al centro del lato libero, c'era un palo di ferro altissimo.

      All'interno di questa lettera, nello spazio libero, avremmo potuto benissimo giocare una partita di calcio.

      Ogni classe, era messa su quattro fila e di fianco la propria maestra.

      Sembrava un disegno perfetto.

      D'avanti al grande palo, c'era un grosso tavolo addobbato a festa.

      La grande lettera “U” era pronta, ed ero meravigliato di tutti noi bambini.

      Non riuscivo quasi a credere quando dopo aver chiesto alla mia maestra in quanti eravamo, mi ha risposto: < Più di mille >.

      Sul lato libero della lettera “U”, c'erano i genitori.

      Molto meno bravi di noi.

      Stavano tutti insieme in modo non ordinato.

      All'improvviso, quel rumore di voci, immenso, ma non forte, si è fermato all'improvviso.

      Se una mosca sarebbe volata vicino a me, l'avrei sentita benissimo.

      In quel momento ho visto che soltanto noi, i pulcini del primo anno avevamo la divisa con quale andavamo a scuola tutti i giorni.

      Gli altri, erano diversi.

      I maschietti avevano i pantaloni blu scuro della divisa e le femminucce una gonna molto bella dello stesso colore. Nella parte alta, avevano tutti una camicia bianca. La cosa tutta nuova per me, era che intorno al colo, avevano una specie di fazzoletto rosso e su tutto il bordo del fazzoletto c'era il tricolore della bandiera nazionale. Tutti, avevano sul capo un basco bianco.

      Non ho fatto in tempo ad aprire bocca per riempire di domande, come al solito, la mia maestra, perché il grande silenzio, è stato interrotto da un bel suono di trombe.

      Quando è cominciato, i grandi vestiti di bianco, tutti insieme nello stesso momento, hanno alzato il braccio destro, mettendolo d'avanti alla fronte.

      Sembrava un saluto come quello dei soldati nei film di guerra, ma era un po’ diverso.

      Più il suono delle trombe si avvicinava, più si sentiva che l'emozione in tutti noi, stava crescendo.

      Dopo pochi attimi, dal lato libero della lettera “U”, di fianco ai genitori, sono arrivati quattro ragazzi che suonavano le trombe.

      Camminavano in due coppie, una dietro l'altra.

      Subito dopo, c'erano altre due coppie.

      Due ragazze d'avanti e due ragazzi dietro.

      Tutti e quattro insieme, tenevano con una mano alta e bene in vista, la bandiera tricolore del paese.

      Dietro a tutti loro, c'era il direttore della scuola ed altre due persone.

      Appena arrivati vicini al grosso palo di ferro, le trombe si sono fermate e mentre i ragazzi con la bandiera, la legavano al filo steso su tutto il palo, i ragazzi più grandi, quelli vestiti di bianco, tutti insieme, hanno cominciato a cantare la stessa canzone.

      Mentre loro cantavano, uno dei ragazzi con la bandiera, ha cominciato a girare una piccola manovella, facendo salire sul palo di ferro la bandiera.

      Quando e arrivata in cima, si sono fermati tutti ed è ritornato il grande silenzio.

      Era stata una cosa molto bella da vedere, molto emozionante.

      Ho sentito un brivido freddo sulla schiena.

      Noi non avevamo cantato e non sapevo bene cosa stava succedendo, ma sentivo che eravamo tutti uniti e che facevamo parte di quel grande gruppo.

      Bello ed organizzato.

      Eravamo tutti insieme.

      Dopo pochi attimi di silenzio, il direttore ha proclamato aperta la festività di premiazione dei migliori allievi di quel anno scolastico.

      Nell'attimo successivi, la nostra maestra, ancora più bella del solito, ci ha detto di restare lì cosi come eravamo. Non muoverci per nessun motivo e chi si sentiva chiamato per nome, doveva andare da lei.

      Poi, è andata dietro al grosso tavolo addobbato.

      Da quel momento, uno alla volta, partendo da noi piccoli, ogni maestro andava dietro, al centro del tavolo e chiamava alcuni allievi per nome. Vedevo che gli allievi chiamati si avvicinavano, davano alle maestre i bei mazzi di fiori, e le maestre, dopo averli baciati, davano loro qualcosa. Poi, ognuno tornava al posto suo, ma non prima di essere applaudito.

      Tutto molto bello da vedere.

      Quando però, al centro del tavolo è andata la nostra maestra e ho subito sentito il mio nome, è stato come se addosso mi era appena caduto il sasso più grande del mondo.

      All'improvviso


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