Vivere La Vita. Lionel C
parlando me con me. Tra tutte queste domande, c'era una più forte che non si fermava mai, mi girava in continuazione nella testa.
Avevo anche due risposte, ma non sapevo quale era quella buona.
< Andava bene fare come ha detto la maestra, oppure sarebbe stato meglio senza i genitori, ma tutti noi colleghi insieme, nello stesso giorno? >
Senza sapere quale era la risposta giusta, è arrivato il giorno in qui, sono andato a scuola, vestito con i pantaloni della divisa ed intorno una cintura abbastanza larga fatta per quei momenti, la camicia bianca ed il basco bianco sul capo.
Appena arrivato, nella nostra classe, c'era aria di grande festa.
Tutti i genitori, uno per ogni bambino, si sono seduti in fondo al' aula e noi, i primi diciotto della classe, nei banchi d'avanti.
Ognuno aveva d'avanti a sé, un bel garofano rosso per la compagna comandante istruttrice.
Era tutto molto bello, ma non sentivo la stessa gioia, la stessa serenità , la stessa leggerezza, come alla cerimonia di premiazione dell'anno passato. Forse era perché avevamo dovuto preparare tutto molto bene, in tanti giorni di lavoro. Forse perché, non eravamo tutti noi colleghi insieme. Forse perché la mia bella maestra mi sembrava meno bella e più preoccupata. Forse perché anche i genitori sembravano meno sorridenti.
Forse tutto insieme.
All'improvviso, ho cominciato a chiedermi, se quella sarebbe stata la giornata delle tante domande senza risposta, perché mentre mi stavo dando un bel d'affare a trovarle, ho sentito dal corridoio il suono delle trombe, come quello della premiazione.
La cosa nuova, ma anche molto curiosa, era che tutti i grandi, sembravano diventati in quel momento, meno sereni.
Forse più rigidi.
Non avevo più tempo per fare domande.
La porta della classe si è aperta e sono entrati i due ragazzi che suonavano le trombe.
Dietro a loro, un ragazzo ed una ragazza che portavano: uno, la bandiera tricolore del paese e l'altra, la bandiera rossa dei pionieri. Dietro a loro, uno di fianco all'altra, due ragazze ed un ragazzo.
Tutti erano vestiti da pionieri, ma gli ultimi tre, avevano un filo blu, mai visto prima.
Partiva dalla spala sinistra e dopo che scendeva quasi fino alla cintura, faceva una curva molto ampia e molto bella, salendo fino al bottone del taschino sinistro, sul petto della camicia. Quello della ragazza in centro era più scuro e quelli della ragazza e del ragazzo ai suoi fianchi, erano più chiari.
Sembravano i grandi comandanti nei film di guerra.
Alla fine è entrata nella classe una donna quasi anziana e non bella.
L'avevo vista una sola volta, dietro al grande tavolo alla cerimonia di premiazione dell'anno passato. In mano aveva una cosa, come un grande vassoio, su quale erano messi con tanta cura, quei fazzoletti rossi con il bordo tricolore.
Le nostre cravatte da pionieri.
Quando la compagna comandante istruttrice ha posato sulla cattedra il suo vassoio, le trombe si sono fermate.
Lei ha salutato tutti e subito dopo, ha cominciato a parlare, dicendoci che i tre con il filo blu, erano: il comandante ed i due vice comandanti dei pionieri per la nostra unità , cioè, la nostra scuola. Spiegandoci poi, che in quel giorno, anche noi diventavamo pionieri.
Pionieri, che sono la forza e l'orgoglio per il futuro del paese.
Da quel giorno diventavamo più grandi e dovevamo essere ancora più bravi nello studio e più responsabili in tutto quello che facevamo. Dovevamo cominciare a servire il nostro paese come pionieri, in tutte le nostre attività .
Poi ha dichiarato aperta la cerimonia del nostro ingresso nelle fila dei pionieri.
Mentre uno dopo l'altro, in ordine alfabetico, siamo andati d'avanti alla lavagna e la compagna comandante istruttrice metteva ad ognuno la cravatta intorno al colo, anche se ero molto attento e presente in tutto quello che succedeva, il mio cassetto dei pensieri e domande, senza chiedermi il permesso si è aperto di nuovo.
Da una parte c'era molta emozione, perché, entravo nelle fila dei pionieri della nostra scuola ed ero molto contento.
Da l'altra parte, mi sembrava di vivere un qualcos'altro che non mi lasciava ad essere contento del tutto.
Non sapevo bene cosa, ma forse era quella comandante istruttrice che in tutto quello che faceva e diceva, era molto seria e molto decisa.
Forse anche troppo.
Fredda.
Rigida.
Quasi aggressiva.
Mentre ero in mezzo a tutto questo, ho sentito il mio nome.
Sono saltato in piedi ed i miei pensieri sono finiti non lo so dove.
Con decisione e sicurezza, così come ci aveva insegnato la nostra maestra, ho fatto i pochi passi e quando la maestra compagna comandante si è piegata per mettermi intorno al colo la mia cravatta, ho visto che oltre ad essere anziana, era anche non bella. Non mi piaceva.
Mi chiedevo perché il suo viso era cosi dipinto.
Le sopracciglia, le palpebre, le guance ed anche le labbra.
In quel momento ero fiero di diventare pioniere, ma non vedevo l'ora di andare subito vicino ai miei colleghi, allontanarmi da lai e di tutte le cose che mi ha detto, ho capito soltanto che dovevo essere "degno".
Mentre facevo attenzione per rispettare tutti i movimenti da fare d'avanti a lei: dal saluto da pioniere, a darle la mano e ringraziarla promettendo di essere sempre pronto per servire quando mi veniva chiesto, darle il garofano, fare dietro front ed andare al mio posto nella nuova formazione, mi sentivo come spinto da un qualcosa per fuggire via da lei.
Prima possibile.
Pochi momenti dopo aver messo intorno al collo, la cravatta all'ultimo bambino, aver consegnato alla nostra classe la bandiera tricolore del paese e quella rossa dei pionieri, con la scritta gialla < Sempre Avanti > che era il saluto dei pionieri, per la prima volta, tutti insieme, abbiamo cantato l'inno nazionale. Subito dopo, la maestra compagna comandante ha dichiarato chiusa la cerimonia, andando via nello stesso modo come era venuta.
Quando la porta della classe si e chiusa, è cominciata la festa.
La nostra maestra ha cominciato a baciarci uno ad uno.
La formazione ordinata non c'era più.
Tutto era più tranquillo ed anche i genitori che fino in quel momento sembrava che stavano lì senza muoversi e neanche respirare, li vedevo di nuovo come li ho sempre visti.
Come li conoscevo.
Si sono avvicinati a noi, per abbracciarci e baciarci ed in quel momento si sentiva forte la festa.
I dubbi che mi erano venuti prima, se mi piaceva ancora diventare pioniere, erano svaniti tutti, perché in quel momento ero felice di esserlo. Poi, quando tutti insieme, uno ad uno, con i genitori, da soli, con e senza la maestra, abbiamo fatto le foto, ho anche visto che eravamo tutti molto beli vestiti da pionieri.
Più luminosi.
La festa si sentiva ancora di più.
Andando verso casa, insieme ad altri colleghi che vivevano vicino ed i loro genitori, ci siamo fermati alla confetteria, per concludere la festa con dei bei dolci e succhi di frutta, fatti lì, nel loro laboratorio.
A poche settimane distanza, dopo che tutti i bambini della classe erano diventati pionieri, la maestra ci ha detto che un giorno dovevamo fermarci dopo scuola, al meno per unâora.
Per fare le elezioni nella nostra classe.
In quel periodo, ci sono state così tante cose nuove, così tanti comportamenti nuovi belli e meno belli