Vivere La Vita. Lionel C
felice perché andare alle medie voleva dire essere più grandi, per me, andava tutto benissimo così com'era.
Era tutto bellissimo.
Non volevo cambiare niente.
Non mi interessava cambiare nulla.
Non volevo crescere.
Crescere senza volerlo
Quell'estate, è stata un'estate di grandi riflessioni, grandi interrogazioni e grandi pensieri per quello che sarebbe successo da lì a poco.
Facevo tutte le cose con la stessa passione e tranquillità di sempre, i motivi di soddisfazione erano molti e molto variegati, forse come mai fino in quel momento della mia vita, ma dentro me, succedeva un qualcosa di nuovo.
Un qualcosa che non riuscivo a capire, perciò neanche spiegarmi.
Era un qualcosa di così complesso e diverso del solito, che mi stavo quasi rifiutando di credere che era tutto dovuto soltanto al' inizio delle medie.
Soltanto perché ero cresciuto.
Guardavo i grandi intorno a me ed anche loro mi sembravano diversi.
Sembrava quasi, che sapevano, capivano molto bene cosa stava succedendo, ma non parlavano.
Con tutti i pensieri per la testa delle novità future di qui ho sentito parlare, ma che non mi convincevano ed ancora meno mi piacevano, ho deciso di non dare più spazio e tempo a cose che avrebbero creato dentro me soltanto preoccupazioni inutili, facendomi sprecare del tempo e togliendomi la mia tranquillità .
Ho provato con tutti gli aiuti che ho trovato intorno a me, a capire bene ed in anticipo tutto quello che potevo, ma purtroppo, mi sono trovato subito d'avanti un grande problema.
L'orario di scuola delle medie, era di pomeriggio, dallâuna fino alle sei.
Oltre l'orario di studio, avevo tutti i miei impegni come comandante della classe e gli incontri con la compagna comandante della scuola. Quasi sempre, per quelli delle medie, questi impegni, erano tutti prima degli orari di studio.
Non avevo ancora cominciato la scuola e mi trovavo d'avanti il problema più grosso che avrei potuto avere fino in quel momento. Con quasi il doppio di materie da studiare, che voleva dire il doppio dei compiti, con una lingua straniera in più, con gli impegni come comandante della classe e soprattutto con gli allenamenti del calcio al meno tre volte alla settimana, avrei dovuto fare tutto, nella sola mattinata di ogni giornata.
Mi sembrava impossibile.
Già l'idea delle medie non mi entusiasmava, ero infelice per aver lasciato la nostra maestra, non mi piaceva non avere più a disposizione tutto il pomeriggio, non mi piaceva andare a scuola di pomeriggio ed a conti fatti, mi sarebbe mancato il tempo per preparare bene e come volevo i compiti per la scuola.
Prima ancora di cominciare, mi sembrava di intravedere un mezzo disastro.
Riuscivo a trovare un po' di serenità , quando parlando âme con meâ, mi dicevo che conoscevo alle medie ragazze e ragazzi con dei buonissimi risultati nello studio, perciò, se ce l'hanno fatta loro, ce l'avrei fatta benissimo anch'io.
Magari scoprendo qualche segreto che in quel momento non conoscevo.
Purtroppo, il dolore di questo passaggio, era appena cominciato, e ho scoperto che era ancora più profondo, quando insieme ai miei genitori, siamo andati nel solito negozio, per comprare la mia nuova divisa.
Appena entrati nel negozio, abbiamo girato a destra e non più a sinistra come negli anni passati.
In quel momento, ho toccato per la prima volta con mano i problemi per quali, soffrivo già da un po', perché entrando, a sinistra, dove c'erano i vestiti per i bambini delle elementari, ho visto dei miei amici ed amiche più piccoli di me, conosciuti a scuola.
In quel momento, andando verso destra con i miei genitori, dentro mi sono sentito strappare via con una forza inimmaginabile e violenta, da quella che era la mia vita.
Dal mio mondo.
Il mondo dove avrei voluto restare ancora.
Ero presente soltanto fisicamente.
Con tutto il resto di me stesso, ero nell'altro reparto del negozio, dove ero sempre andato i quattro anni prima.
Avrei voluto fuggire via, per andare li.
Cominciavo a rendermi conto, che il periodo più bello della mia vita fino in quel momento, era passato.
Non lo avrei mai più ritrovato, mai più vissuto.
Più guardavo da l'altra parte del negozio, più ero assente dove stavo fisicamente.
Mi sentivo vuoto dentro e mi sembrava di diventare sempre più pesante.
Forse anche rigido.
Ero quasi terrorizzato al pensiero che non ero più un bambino piccolo, e mentre d'avanti agli occhi, in un attimo mi sono passati forse tutti i momenti più belli, tranquilli e spensierati di quei anni, mi veniva da piangere con tutto me stesso. Avrei voluto farlo in quel momento, senza nessun problema, senza pensare al posto dove ero ed a tutte le persone che erano intorno.
Purtroppo non ho potuto farlo, perché mi ha riportato nel duro presente mia mamma, che con la mia nuova divisa in mano, mi indicava la fila per la cabina di prova.
Appena vestito, ho visto che era un po' diversa di quella degli anni passati.
Aveva di diverso poche piccole cose, ma quelle cose l'ha rendevano un po' più elegante e forse più matura.
Guardandomi nello specchio, non ero più un piccolo bambino, ma un mezzo ometto.
Da quel momento non avrei più potuto piangere.
Non perché non avrei più voluto, ma perché dentro ero diventato come un pezzo unico di ghiaccio, come congelato ed il mio cuore, le mie lacrime, erano congelate insieme a me.
Quella, era la prima prova pratica, già toccata con mano, che un altro periodo nella mia vita, era appena cominciato.
Ero costretto a crescere più in fretta di quanto e di come lo volevo.
Appena arrivati a casa, è stato per la prima volta da quando avevo cominciato la scuola, che non ho provato di nuovo la mia nuova divisa. Per vederla bene in tutta tranquillità , per capire come mi stava, così come ho sempre fatto con tanto entusiasmo in tutti gli anni prima.
Mi sono cambiato e sono sceso di casa, dicendo che andavo fuori, d'avanti al condominio con i miei amici.
Scendendo le scale, speravo e pregavo di non incontrare nessuno.
Volevo sparire, non vedere più niente e nessuno.
Mentre facevo questi pensieri, capivo che un'altra cosa era veramente cambiata dentro me.
Avevo visto già da un po' di tempo, che mi piaceva molto pensare, girare le cose da tutte le parti per capirle bene, per comprendere tutto più che potevo, ma quello che succedeva in quei momenti, era una cosa ancora più nuova, mai vissuta prima.
Totalmente diversa.
Era per la prima volta nella mia vita che volevo stare completamente solo.
In silenzio.
Non sapevo cosa volevo fare, ma volevo stare da solo.
Mentre dal sesto piano, scendevo le scale a piedi come sempre, perché mi piaceva cosi, e provavo a darmi da fare per gestire nel migliore dei modi tutto quello che mi veniva di dentro come un fiume in piena, mi è venuta dentro me, una cosa che senza neanche valutarla mezzo secondo, l'ho considerata subito la cosa migliore da fare in quel momento.
Appena attraversato il portoncino