Vivere La Vita. Lionel C

Vivere La Vita - Lionel C


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sempre, ci si stavano raccontando le nuove impressioni per le divise appena comperate, per i quaderni, matite, pene stilografiche e tutto il materiale didattico, per il nuovo anno scolastico.

      I sogni e le speranze.

      Succedeva ogni anno, come un rito.

      Si condivideva tutto con tutti.

      Le nostre cose.

      Dalle più in vista, alle più intime, nascoste nelle nostre menti e nei nostri cuori. Era il nostro mondo aperto a tutti noi, ma chiuso agli adulti, che non ci perdevano di vista, ma sempre da lontano.

      Non venivano mai a disturbare il nostro mondo.

      Erano i momenti in qui tutti ci sentivamo i fratelli di tutti.

      Tutti insieme, eravamo uno soltanto.

      Era per la prima volta che non volevo partecipare.

      Mi dispiaceva moltissimo, perché erano le persone a me più care e vicine, ma in quel momento, il desiderio di stare da solo, era il più forte in assoluto. Senza quasi pensare, mi è venuta una scusa per non restare. Mi era venuta in modo naturale e convincente, che nessuno mi ha chiesto nulla, dopo averla sentita.

      Ho attraversato il corso, sono sceso nella vallata, attraversato il letto del piccolo fiumiciattolo, per poi salire sulla collina dove mio padre mi aveva portato per la prima volta, dopo quel mio primo incontro con la maestra compagna comandante.

      Nel fra tempo, la collina era diventata il posto dove noi tutti gli amici, andavamo lontano dai grandi quando volevamo essere tranquilli, per raccontarci le nostre cose.

      Stare insieme indisturbati.

      Dalla base della collina e fino al nostro posto, dove avevamo anche costruito una piccola capanna sopra un albero ed un'altra un pochino più grande sotto lo stesso albero, c'erano dieci minuti di salita tranquilla.

      Mentre salivo, sentivo soltanto il rumore dei miei passi ed il mio respiro.

      Quando ho cominciato a sentire sempre meglio il mio respiro, ho capito che era affannato e rigido, anche se su quella piccola salita, non mi stancavo mai.

      Mi sentivo diverso.

      Non tranquillo e sereno come sempre.

      Rigido.

      Abbastanza rigido, da chiedermi se prima i miei amici non mi avevano fatto domande perché la mia scusa è stata convincente, oppure perché ero stato rigido nei loro confronti.

      Sarebbe stato per la prima volta.

      Non vedevo l'ora di arrivare al nostro posto, alle nostre capanne.

      Per troppe volte in quel giorno ho dovuto dire: “è per la prima volta nella mia vita che mi succede”, questo o quell'altro e purtroppo per me, ogni volta erano cose che non mi piacevano affatto.

      Appena, arrivato al nostro albero, ho cominciato a salire ed appena su, d'avanti alla nostra piccola capanna, mi sono fermato e seduto.

      Senza entrare.

      All'improvviso, il mio respiro è diventato meno affannato ed in poco tempo è ritornato ad essere come sempre. La grande tempesta che sentivo dentro, piano, piano è scomparsa, lasciando il posto alla pace, alla tranquillità ed alla serenità che tanto amavo.

      Poco dopo, mi sono reso conto che stavo già sentendo ed ascoltavo con tanto piacere il profondo silenzio che mi avvolgeva.

      Ogni tanto, un leggerissimo colpo di vento, muoveva le foglie degli alberi, aggiungendo al grande silenzio, quel qualcosa che lo faceva diventare la miglior sinfonia da ascoltare, forse la più grande, bella e delicata mai esistita. I buoni profumi che portava con sé, insieme ai canti degli uccelli che ogni tanto sentivo, hanno fatto il resto.

      Mi hanno riportato alla tranquillità assoluta.

      Il sereno, ha preso il posto di tutto il resto.

      Seduto, godevo in pieno tutto.

      Da beato.

      Ho alzato gli occhi e cominciato a vedere quanto era bella la parte della città che riuscivo a vedere.

      Osservare le finestre del nostro alloggio, senza che nessuno dei miei famigliari lo sapesse.

      Andare con lo sguardo oltre e rendermi conto che la fabbrica alla fine dei condomini, quasi fuori città, sul lato opposto della vallata, non era poi così piccola come sembrava ed era anche molto bella da vedere. Soprattutto, faceva meno fumo delle altre fabbriche.

      Le belle colline oltre il fiume, in quella giornata piena di luce, erano ancora più belle.

      Finalmente, riuscivo a vedere quanto era luminosa quella giornata.

      Ero finalmente ritornato ad essere me stesso, così come mi conoscevo.

      La pace, la tranquillità e la serenità che mi gustavo, assaggiando con tanto piacere ogni cosa fino in fondo, non hanno però fatto scomparire quello che con insistenza, mi era girato nella mente per tutta la giornata. Anzi, era ancora più forte e molto presente, ma girava in un modo molto meno fastidioso. Sembrava che la sua forza distruttrice che avevo sentito in mattinata, si era trasformata in un qualcosa di positivo, di costruttivo.

      Forte ed interessante.

      Così interessante, da farmi prendere subito un impegno con me stesso per quei momenti e per tutta la mia vita da quei momenti in poi. L'impegno di non provare più a cacciare via da me quel qualcosa, così come avevo fatto per quasi tutto il giorno, ma conservarlo sempre con attenzione, averlo presente in ogni momento come compagno affidabile di un lungo viaggio.

      Capire il motivo del suo arrivo, chiedere il suo aiuto quando arrivava e magari cercarlo, se non arriverà più da sé nel futuro.

      Quel qualcosa non era stato la causa del mio “non stare bene” di quel giorno, come mi era sembrato, ma forse era quello che mi ha aiutato a trovare la soluzione a quel grosso problema.

      Forse poteva aiutarmi sempre a trovare le risposte a tutte le domande.

      Le soluzioni a tutti i problemi.

      Ero già convinto di aver' scoperto che quel qualcosa era la domanda più semplice, ma importante della vita.

      Sono riuscito a capire, ho visto e vissuto in quel giorno che ogni volta quando si faceva sentire, subito dopo, arrivava anche la risposta giusta.

      Ho deciso che quella, doveva essere "la mia bussola" da non lasciare mai a casa, l'unica cosa da avere sempre con me, in qualsiasi momento, ovunque andrò.

      Quella semplice domanda, era già diventata per me, la chiave che poteva aprire tutte le porte della vita, svelare tutti i segreti.

      < Perché? >.

      Mentre stavo scendendo dal nostro albero, per ritornare "nel mondo", mi ero reso conto di non aver trovato ancora le risposte a tutti i miei < Perché? > di quel giorno, ma che grazie proprio a quei “Perché”, non ho accettato il mio non essere sereno.

      Ho agito per il mio bene d'avanti ai miei amici, andando via.

      Stare subito da solo, per ritrovare me stesso e la mia pace.

      Avevo appena scoperto forse la cosa più importante per la mia vita.

      Felice e sereno, mi sentivo pronto per ritornare alla mia normalità.

      Amavo ancora di più la nostra collina per il bellissimo dono che mi aveva appena fatto, per avermi aiutato a capire ad arrivare a quella grande scoperta.

      Mentre stavo facendo la discesa per ritornare a casa, me la godevo in pieno ad ogni mio passo.

      Convinto che niente e nessuno, sarebbe più riuscito a disturbare il mio “stare bene” da quel momento in poi, ho vissuto intensamente e mi sono goduto in pieno, ogni attimo ancora rimasto di quella vacanza.

      Fino


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