Obiettivo Primario. Джек Марс
quello che intendevo, sergente. Faraj era un terrorista pericoloso, e il mondo è un posto migliore ora che se n’è andato. Specialista Murphy?”
Murphy fissò il generale. Per Luke era ovvio che il commilitone non era più del tutto a casa. Stava meglio rispetto al mattino seguente alla battaglia, ma non molto.
“Sì?”
Il generale digrignò i denti. Guardò gli uomini alla sua destra e sinistra.
“Quale è la sua valutazione sulla missione, prego?”
Murphy annuì. “Oh. Quella che abbiamo appena finito?”
“Sì, specialista Murphy.”
Murphy non rispose per diversi secondi. Sembrava stesse riflettendo.
“Beh, abbiamo perso nove uomini della Delta e due piloti di elicottero. Martinez è vivo, ma è fregato. Oltretutto abbiamo ucciso diversi bambini, e almeno qualche donna. C’erano mucchi di morti a terra. E intendo centinaia di morti. E immagino ci fosse anche un terrorista famoso in mezzo, ma non l’ho mai visto. Quindi… tutto come al solito, immagino che direbbe lei. È così che vanno queste cose. Questa non è stata la mia prima giostra, se sa cosa voglio dire.”
Guardò Luke dall’altra parte del corridoio.
“Stone sembra a posto. E parlando solo per me, non mi sono fatto neanche un graffio. Quindi certo, direi che è andata bene.”
Gli ufficiali fissarono Murphy.
“Signore,” intervenne Luke. “Credo che quello che lo specialista Murphy voglia dire, e dalla mia testimonianza vedrete che sono d’accordo, è che la missione è stata organizzata male e probabilmente è stata una scelta azzardata. Il tenente colonnello Heath era un uomo coraggioso, signore, ma forse non un eccellente stratega o tattico. Dopo che il primo elicottero si è schiantato ho richiesto che annullassimo la missione, e lui ha rifiutato. È stato anche personalmente responsabile della morte di un gran numero di civili, e probabilmente della morte del caporale Wayne Hendricks.”
Assurdamente, pronunciare il nome dell’amico quasi portò Luke alle lacrime. Le ricacciò indietro. Non era il momento né il luogo.
Il generale abbassò di nuovo lo sguardo sui documenti. “E tuttavia concorda che la missione ha avuto successo? L’obiettivo della missione è stato raggiunto?”
Luke ci rifletté per un lungo momento. Nel più stretto senso militare, avevano raggiunto l’obiettivo. Era vero. Avevano ucciso un terrorista ricercato, e probabilmente in futuro ciò avrebbe salvato delle vite. Forse avrebbe persino salvato più vite di quante ne avesse tolte.
Era così che quegli uomini definivano il successo.
“Sergente Stone?”
“Sì, signore. Concordo.”
Il generale annuì. Il colonnello fece lo stesso. L’uomo in abiti civili non replicò in alcuna maniera.
Il generale riunì i suoi fogli e li tese al colonnello.
“Bene,” disse. “Presto atterreremo in Germania, signori, e io mi congederò da voi. Prima che succeda, voglio sottolineare che sono convinto abbiate fatto un ottimo lavoro, e dovete essere orgogliosi. Siete ovviamente uomini coraggiosi, e molto abili nel vostro lavoro. Il vostro paese ha con voi un debito di riconoscenza, uno che non sarà mai ripagato adeguatamente. Non sarà neanche mai riconosciuto pubblicamente.”
Si fermò.
“Vi prego di accettare che la missione di uccidere Abu Mustafa Faraj al-Jihadi, anche se ha avuto successo, non è mai esistita. Non esiste in nessun rapporto, né esisterà mai. Gli uomini che hanno perso le loro vite nel corso della missione sono morti in un incidente in addestramento durante una tempesta di sabbia.”
Li guardò, con uno sguardo severo.
“Sono stato chiaro?”
“Sì, signore,” disse Luke, senza esitazione. Il fatto che stessero coprendo l’intera missione non lo sorprendeva affatto. L’avrebbe coperta lui stesso, se avesse potuto.
“Specialista Murphy?”
Murphy alzò una mano e scrollò le spalle. “È una tua scelta, amico. Non credo di aver mai partecipato a una missione che sia esistita.”
CAPITOLO QUATTRO
23 marzo
4:35 p.m.
Comando per le Operazioni Speciali per l’Esercito degli Stati Uniti.
Fort Bragg
Fayetteville, North Carolina
“Posso portarti una tazza di tè?”
Luke annuì. “Grazie.”
La moglie di Wayne, Katie, era una bionda attraente, minuta, e di qualche anno più giovane del marito. Luke credeva che avesse intorno ai ventiquattro anni. Era incinta della loro bambina, di otto mesi, ed era enorme.
Viveva negli alloggi dell’esercito, a mezzo miglio da Luke e Becca. La casa era un minuscolo bungalow a tre stanze in un vicinato di case tutte identiche. Wayne era morto. Lei era lì perché non aveva nessun altro luogo dove andare.
Portò a Luke il suo tè in una piccola tazza decorata, la versione adulta di quelle che le bambine usavano quando davano tea party immaginari. Si sedette davanti a lui. Il soggiorno era scarsamente arredato. Il divano era un futon che si poteva aprire e trasformare in un letto matrimoniale per gli ospiti.
Luke aveva incontrato Katie due volte in passato, entrambe per cinque minuti o meno. Non la vedeva da prima che rimanesse incinta.
“Eri un buon amico di Wayne,” disse lei.
“Sì, lo ero.”
La donna fissò dentro la sua tazzina, come se Wayne stesse galleggiando sul fondo.
“Ed eri nella missione in cui è morto.” Non era una domanda.
“Sì.”
“Lo hai visto? Lo hai visto morire?”
Subito Luke non apprezzò il significato recondito di quelle parole. Come rispondere a una domanda come quella? Non aveva visto lo sparo che aveva ucciso Wayne, ma lo aveva visto morire, quello era vero. Avrebbe fatto praticamente tutto per toglierselo dalla mente.
“Sì.”
“Come è morto?” chiese.
“È morto da uomo. Da soldato.”
Lei annuì, ma non disse nulla. Forse quella non era la risposta che stava cercando. Ma Luke non voleva continuare a parlarne.
“Ha sofferto?” continuò a chiedere.
Luke scosse la testa. “No.”
La donna lo fissò in faccia. I suoi occhi erano arrossati e orlati di lacrime. Dentro essi c’era una terribile tristezza. “Come fai a saperlo?”
“Gli ho parlato. Mi ha chiesto di dirti che ti amava.”
Era una bugia, ovviamente. Wayne non era riuscito a completare la frase. Ma era a fin di bene. Era sicuro che Wayne lo avrebbe detto, se avesse potuto.
“È per questo che sei venuto qui, sergente Stone?” domandò Katie. “Per dirmelo?”
Luke prese un respiro.
“Prima di morire, Wayne mi ha chiesto di essere il padrino di vostra figlia,” disse. “Ho accettato, e sono qui per onorare quell’impegno. Vostra figlia nascerà presto, e voglio aiutarti in questa situazione in ogni modo possibile.”
Ci fu una lunga pausa silenziosa tra di loro. Durò molto a lungo.
Alla fine Katie scosse la testa, in maniera impercettibile. Parlò a bassa voce.
“Non