Le streghe dono del folletto alle signore. Defendente Sacchi

Le streghe dono del folletto alle signore - Defendente Sacchi


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IX. Ancora il Sabbath.

       CAPO VII. LE PURGAZIONI.

       I. Amuleti.

       II. Degli esorcismi.

       III. Carattere degl'indemoniati.

       IV. L'esorcismo.

       V. Imposture di alcuni indemoniati.

       CAPO VIII. SORTE DEI MAGHI E DELLE STREGHE.

       I. Come si conoscessero le streghe.

       II. Processi delle streghe.

       III. Urbano Grandier.

       IV. Supplizj delle Streghe.

       CONCLUSIONE. Il buon senso.

       SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE

       Indice

      Trent'anni or sono quel brioso ingegno di Defendente Sacchi dedicava alle Signore gentili, come strenna nuovissima, l'illustrazione del vecchio mondo quando si credeva ancora alle streghe. Quel suo spiritoso lavoro era accolto come un benefico presagio della caduta delle antiche superstizioni e se ne teneva il ricordo come quello di una storia di vecchie paure.

      Queste sozze scritture dovevano portare il loro frutto, e mentre scriviamo queste pagine, le nostre magistrature stanno istituendo processi contro poveri fuorviati, che tentarono uccidere infelicissime vecchierelle credendole fattucchiere.

      Pur troppo l'arte dello stregare è salita di nuovo in fama e solo chi la professa ha ricorso a mezzi meno spaventosi. La vecchia dottrina di Mesmer e del truffattore Cagliostro è risorta col sonnambulismo magnetico, e la povera scienza medica che conta pur tanti martiri si trovò ad un tratto ecclissata da una nuova razza di ciurmadori. Nè qui arrestavasi la inesauribile credulità umana. Quegli astuti prestigiatori che vengono dal nuovo mondo per beffare l'antico trasferirono in Europa i tavolini parlanti e le evocazioni degli spiriti.

      I fabbricatori di apparecchi elettrici danno ai giuocatori di bussoli il mezzo di rivelare i segreti di questa magìa, ma il pubblico credenzone non vi abbada, e mentre si vanta di aver demolito tutte le tradizioni della fede de' suoi padri, si fa seguace dei nuovi misteri della evocazione dei poveri morti.

      Leggitrici gentili che succedete a quelle che lessero, trent'anni sono, le Streghe di Defendente Sacchi e che leggeste, ora sono due anni, la Strega di Michelet, fatevi coraggiose esorcizzatrici delle vecchie e delle nuove follìe dei negromanti. Io vi insegnerò a nome del mio defunto parente la via più sicura.

      Ormai questo nostro paese ha riconosciuto che tutta la sua potenza educativa è riposta in quel sesso che ha su questa terra il duplice ufficio di destare nella umana famiglia l'istinto dell'amore e la carità che allevia e che consola. Defendente Sacchi nel chiudere questo suo scritto vi ha consigliato a trasfondere negli uomini che ora vi apprezzano e vi stimano un nuovo ammaliamento che non li porti a cose vane, ma li spinga a far del bene alla patria ora redenta.

      Ecco il campo delle vostre nuove malìe; stregate pure gli uomini col fascino de' vostri vezzi per renderli buoni, operosi e cordiali. Non concedete loro un sorriso se non quando vi recano per tributo un'opera buona. Amateli come figli nella speranza di farli eroi.

      Con queste affettuose aspirazioni rileggete intanto la vecchia storia delle streghe e ricordatevi qualche volta dell'autore dell'Oriele e della Pianta dei sospiri che vi amò tanto.

       1.º Novembre 1869.

      Giuseppe Sacchi.

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Abracadabra

      Leggitrici, avete inteso? No? Respiro: la prefazione colse nel segno come quelle di tutte le grandi opere; vi accenni che anche la presente avrà molta profondità, e sentirà dei concepimenti filosofici del nostro secolo. Mi do animo, e voi..... vivete come vi piace.

       Indice

      Ecco un'altra superfluità che si pretende nei libri; v'ha egli bisogno che un'opera abbia un piano? o almeno che si sappia trovarlo dall'autore? Alcuni pongono innanzi l'esempio dei maestri di musica o le orecchie di quelli che li sentono: quando fanno la sinfonia del melodramma, in poche note v'infondono tutta l'indole della composizione; in un momento siete trasportati dall'ameno dei campi al rimbombo del tuono, al fragor dei cannoni, agli sdegni di guerra, alle paci degli amanti, e chi se ne intende, pregusta tutta la grande tela che seguita. Eh l'è un bell'esempio! dovrebbero seguirlo tutti gli autori dei libri; porre in principio, se è un trattato filosofico o di scienze, un'idea, come usarono Vico e gli enciclopedisti; se un romanzo, un sunto a forma di novella; sarebbe una cuccagna, il più bel progresso de' nostri lumi: la maggior parte de' lettori, udita la sinfonia, se ne andrebbero, e tutti i giornali ad ogni modo parlerebbero dell'opera dandone l'estratto.... Ma capisco, è un chiedere troppo; non è tanto facile ad un autore compendiarsi, perchè sovente non sa rendere ragione a sè stesso di ciò che abbia cantato in un grosso volume.

      Per queste buone ragioni dimando anch'io umilmente perdono, se non valgo più degli altri autori; però, perchè non voglio in tutto rinnegare l'utile, se non so imitare i maestri di musica, seguirò l'esempio de' coreografi. Al primo alzar del sipario, essi sogliono attelare sul palco tutta la gente che hanno parte al ballo, dal re fino al fante, amici e nemici, e sovente anche quelli che devono arrivare da lontani paesi; tutte quelle creature fanno quattro smorfie, una danza fragorosa, si mischiano, si confondono, quasi non se ne cava più nulla; ma in fine a gran ventura capita un messo, un carro, un temporale; si acqueta quel fragore, tutti si dividono e ricomincia l'azione.

      Terrò anch'io lo stesso metro; porrò innanzi assembrata tutta la compagnia di maghi e di streghe. Così, amabili lettrici, vi spicciate presto, un'occhiatina mentre fate vista di guardare al volume, e se è gente che non vi garba, lo restituite, e lasciate pure che il librajo faccia compianto coll'autore. Anzi, se volete proprio il mio parere, è meglio che lasciate il libro, non vi è nè ut.... nè dil.... Zitti, udite che baccano; lo spettacolo incomincia, mano ai cannocchiali: vediamolo.


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