Le streghe dono del folletto alle signore. Defendente Sacchi

Le streghe dono del folletto alle signore - Defendente Sacchi


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Come si diventasse mago.

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      Queste teorie sono belle, ma come tutte le altre a sistema patiscono d'oscurità: è meglio cercare col fatto come si diventasse mago o strega, e si pigliassero in pratiche tutte queste sorta di magìa.

      Il primo modo era far patto con qualche demone che servisse per alcuni anni, dandogli in compenso anima e corpo. Però come si venisse a questi patti era vario il modo, e lo vedrete: l'incontrarsi collo spirito malefico non era difficile; esso cortesissimo volava al più piccolo desiderio; anche non richiesto veniva a sedurre le persone, e tutto si adoprava perchè cadessero nelle sue grinfe. Esso poi faceva ogni lor desiderio, manteneva da galantuomo i patti, ma si faceva mantenere anche i proprj. A documento giustificativo, eccovi la storia del modo onde alcuni pattuirono con lui e si fecero maghi.

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      Quando lo spirito malvagio ponevasi in capo di fare qualche conquista, siccome era furbo, non volgevasi a dappochi, ma pigliava gli uomini dotti, come le donne che non seducono mai giovani di poca polpa o di misera avvenenza. Nel secolo XVI pensò di ridurre a suo seguace il dottor Giovanni Faust, uomo pieno la mente e il petto di dottrine.

      Il dottore già da alcuni giorni volgeva in animo pensieri di nuovi studj, poiché aveva già corsi quelli della medicina, della giurisprudenza e della teologìa; pensava all'astrologìa. Or mentre andava a diporto, gli appare un cane, che gli fa intorno varj giri, lo avvicina, lo accarezza, pare cercargli amicizia. Faust si ritrae a casa, e il cane dietro; l'uno lo guarda e l'altro si aggrandisce: Faust lo scongiura a scoprirsi, e il cane si tramuta in un giovane elegante: è il demone Mefistofele, solo secondo a Satana. Allora lo spirito fece i suoi complimenti al dottore, se gli propose amico; l'altro stette alquanto tremante, ma il desiderio della potenza lo vinse e vennero a patti fra loro, e stesero un contratto, che lo storico Widman riferisce, perchè forse era segretario d'inferno, e ripeto perchè si conosca come l'arte de' notaj non è solo nota alle persone di questo mondo. La scritta era in pergamena color di rosa: Mefistofele si obbligava a servire Faust per ventiquattro anni; dopo, il dottore era suo; anima e corpo. Ecco le condizioni:

      Mefistofele sarà sempre ubbidiente al comando di Faust; gli apparirà sotto una forma sensibile, o prenderà quella che piacerà al suo signore.

      Farà ogni comando di Faust e gli porterà prontamente tutto quello ch'ei vorrà chiedergli.

      Mefistofele sarà pronto e sommesso come un servo.

      Apparirà a qualunque ora sarà chiamato, di notte o di giorno.

      In casa non si lascierà vedere, nè riconoscere che da Faust, invisibile ad ogni altro.

      Faust invece si dava a Mefislofele senza riserva di alcun diritto di redimersi, nè di ricorrere alla divina misericordia. Lo spirito gli diede per caparra di questo contratto una cassetta piena d'oro.

      Dopo quel momento Faust fu signore dell'universo, fu onnipotente: ei viaggiava per terra, per mare, per l'aria; operava prodigj d'ogni fatta. Amoreggiava le più belle donne che furono in tutte le età, ed ebbe i vezzi d'Elena, di Aspasia, di Lucrezia, di Cleopatra, sebbene le curasse poco, perchè, con buona pace delle lodi impartite loro da Omero, da Virgilio e da Lucano, amava meglio una fanciulla del suo secolo. Creava maraviglie a suo talento: alla corte di Carlo V fece comparire Alessandro il Grande: in un banchetto d'amici, coll'agitar della bacchetta, fe' zampillar vini, apparire viti e vendemmia; alla curiosità dei discepoli evocò la bella Elena, avvenente come all'uscire dal profumato talamo di Menelao. Denari non gliene mancavano mai; lo spirito gliene dava: eran di legno o di corno, ma parevano d'argento o d'oro. Faust chiudeva la bocca a que' che cicalavano e il disturbavano; allora non vi erano giornalisti.

      Faust ebbe strane avventure d'amore colla fanciulla contemporanea onde fu preso; creò meraviglie, moltiplicava i libri, stendeva la sua parola per tutto l'universo.

      Ma infine passarono gli anni del prodigio, e un gelo al core lo avvisò del prossimo fine. Cercò affrancarsi in un luogo sacro, ma Mefistofele lo impedì, lo condusse sur un'alta montagna: Faust si raccomandava a Dio, e il demone: — Ti dispera e muori, omai sei nostro, — e giganteggiò fantasma fino alle nubi: mandava saette dagli occhi, fuoco dalla bocca, e i piedi di bronzo mettevano sulla montagna un tintinnio orrendo: prese fra le mani adunche lo sciagurato Faust, e con iscoppj di risa orribilmente ripercossi nelle valli, lo mise a brani, e lo precipitò nell'abisso.

      Il dottor Faust fu un vero dotto e un uomo utile, fu l'inventore della stampa, l'arte prodigiosa che moltiplicò i libri: però fu proclamata arte diabolica, e si cercò Faust per abbruciarlo, e l'invenzione andava distrutta, se non era Luigi XI. Widman fece della vita di quest'uomo un romanzo nel 1587; Goethe poi un dramma: la storia di Faust basta a chiarire come si adombrasse il vero colle invenzioni della magia.

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      Questi spiriti malefici si acconciavano a servire ogni razza di persone, dotti e volgo, uomini e donne purchè ne avessero l'egual prezzo. Cardano ne fa buona testimonianza d'una Margherita di Milano che vide e conobbe.

      Costei, non si sa a quale condizione, fece patto con uno spirito perchè le stesse sempre vicino, meno alcuni mesi dell'anno; ei faceva, a suo ordine, varj giuocarelli, sicché veniva chiamata per prezzo a dare ricreamento nelle case. Quando dava principio allo spettacolo, essa curvava il capo in seno, o lo avviluppava nel suo grembiale, chiamava lo spirito; ei veniva, le rispondeva: però la voce di lui non si intendeva vicino alla donna, ma da lontano come se uscisse da qualche buco del muro. Se alcuno si avvicinava al luogo dove risuonava la voce, essa si smarriva e si faceva udire in altro angolo della casa. Questa voce non era articolata, nè chiara in modo che si potesse ben comprendere; era acuta e debole in maniera che si poteva dire piuttosto un mormorìo che un suono di voce. Margherita, dopo che lo spirito aveva fatta la sua parte, gli serviva d'interprete, e ripeteva più chiaramente le parole di lui, e tutti ne levavano meraviglie.

      Tali erano questa strega e questo folletto come li descrisse Cardano: è facile comprendere che Margherita dovesse essere ventriloqua, persone che hanno appunto l'arte di far sentire le voci che formano in petto come se fossero lontane. Ma a que' tempi si voleva il maraviglioso, e si aggiungeva anche che la Margherita quando dimorava in case altrui avvolgesse il demone in un lenzuolo, che esso avesse il vezzo di morderle la bocca, sicché ne portava i segni sulle labbra. Per fortuna non fu abbruciata.

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      Ho accennato le condizioni onde Faust contrasse alleanza con Mefistofele; le parole non bastavano; il demone voleva talora altre forme solenni, mandava diplomi in pergamena a maghi e a streghe adepti, come usano le accademie.

      Per meglio conoscere ove giungesse il delirio dell'opinione, reco tradotti due di questi atti solenni che si trovarono nell'archivio di Poitiers, e appartenevano al processo di Urbano Grandier; vedremo poi chi fosse questo sgraziato. Il primo è la promessa di Grandier:

       Signore e maestro Lucifero.

      «Ti riconosco per mio nume e principe, e ti prometto di servirti finchè vivrò. Rinuncio a ogni altra divinità e ai santi, e alle credenze, e ad ogni cerimonia e orazione, colla quale i fedeli potessero intercedere per me; ti prometto che farò ogni male possibile, e procurerò di condurre gli altri al male. Io rinuncio al battesimo ed agli altri sacramenti, e se manco di servirti e di adorarti, almeno tre volte al giorno, ti do la mia vita come se fosse tua.

      Questo feci


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